“ I cantori non possono morire, se hanno creato dei personaggi in grado di sopravvivergli” ( S. Vassalli -Amori lontani – )
Nell’ultimo giallo di Marco G. Dibenedetto, il commissario Rubatto è alle prese con un nuovo caso ambientato nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo nel quartiere torinese di San Salvario. Le mani legate, sulla copertina del libro, sono della signora Onidi, trovata vittima nel confessionale con uno scontrino in bocca. La vicenda scuote, non solo il quartiere, ma anche il parroco Don Emiliano dal passato non così trasparente e dal futuro ancora più scricchiolante. Nelle trame del giallo s’intrecciano quelle della banda T.T , il TIRCHIO e il TORCHIO, due personaggi lombrosiani dallo spirito don abbondiano dall’infanzie vissute di espedienti nei quartieri più intriganti della città.
Affianco all’Ispettore Rubatto, c’è sempre l’indispensabile Stafano e l’agente Aceto che si districano in questo caso avvolto anche tra episodi di sospetti bondage e giri di denaro.
Questo è un giallo accattivante, irriverente, dalla trama e narrazione scorrevole, tipici dell’autore, che vi porteranno a scoprire, nella dovizia di particolari, ovviamente l’assassino e altri quartieri storici di Torino. Nella lettura lo sguardo si soffermerà inevitabilmente sulle note di pensiero poste come incipit ad ogni paragrafo tratte da Qoelet o Ecclesiaste. ( … “ né di un sapiente né di un idiota avrà memoria il tempo” … ) che porteranno a maggiori riflessioni sulle vicende del giallo, ma anche sulle nostre vite reali. Altrettanto originale è il titolo che s’ispira ad un libro di Sebastiano Vassalli – Gli Italiani sono gli altri – .
( Edizioni : kilometro zero )