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QUESTA POLITICA HA UCCISO IL FUTURO DI TUTTI, IN PRIMIS DEI GIOVANI. MA HA MASSACRATO ANCHE IL MONDO DEGLI ONESTI E DI COLORO CHE CONTAVANO, COME LO SCRIVENTE, IN UNA VECCHIAIA TRANQUILLA !

Se ne parla troppo per non lasciarsi andare all’ipotesi, per nulla scontata, che il Paese non rischi oggi più di ieri. Non voglio riferirmi solo agli altri paesi dell’eurozona che spesso vengono citati semplicemente perché, citandoli a paragone, qualcuno sembra rifugiarsi sulla considerazione : “mal comune mezzo gaudio”, ma voglio guardare dove vivo, cioè in Italia.

Il Presidente della Repubblica, intervenendo oggi su “ Stati Generali della Cultura”, al Teatro Eliseo di Roma, aveva il volto più tirato del solito e si è lasciato andare, seppure prendendolo da lontano, ad un discorso che non promette bene: il debito pubblico potrebbe portare il paese al fallimento.

A mio avviso, Napolitano, con tutto il rispetto, ha fatto un’affermazione pleonastica, ormai ridondante, in quanto l’Italia, ove venisse considerata un’azienda, sarebbe già fallita da lungo tempo mentre i suoi amministratori sarebbero già quasi tutti in galera.

Il debito pubblico è insanabile e, come ho scritto più volte, per risanarlo ci vogliono due generazione ed un PIL che cresca al ritmo del 7-8 %. Si facciano i calcoli della serva e si capirà che, l’idea di ripianare 2000 miliardi di Euro lambisce, anzi esonda dalla pazzia conclamata.

Detto questo, cosa ormai cancerogena dal punto di vista finanziario, sono preoccupato dalla continua e giusta escalation nervosa (per dirla con un eufemismo) del mondo giovanile, al quale, è stato rubato il futuro, la possibilità di progettarlo, ma anche la possibilità di guadagnare qualche euro per comperarsi qualche strumento informatico allo scopo di stare al passo con i tempi.

Il discorso sarebbe lungo, ma mi fermo qui dicendo, soprattutto per coloro che non lo avessero ancora capito, che l’Italia è già fallita e che si scosta dalla situazione analoga delle comuni società per azioni o altro in fallimento, solo perché, per un Paese, non è previsto dal codice la necessità di portare i libri contabili in Tribunale. Insomma, siamo in un regime di amministrazione controllata da chi l’ha fatta fallire, lungi da qualsiasi concordato fallimentare (che non verrebbe comunque accettato dai creditori) e, per di più senza…curatori fallimentari.

Posto che questi ultimi non si identifichino con coloro che fanno lievitare il debito…

ARNALDO DE PORTI

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