ALLA DERIVA

L’anno sta per concludersi. Il prossimo, tredicesimo del nuovo secolo, inizierà con tutti i problemi del 2012, che non avevamo salutato benignamente alla sua nascita. Di fatto, siamo tornati indietro; sia politicamente, sia economicamente. Più vecchi, più smaliziati, ma nella stessa preoccupante atmosfera di fine secolo scorso. L’anno del Governo “tecnico” non poteva garantire nulla di meglio. Deficit economico, scarsa credibilità politica e, quello che più conta, mancanza di previsioni meno pessimistiche per l’anno che verrà. Quando saranno i “politici” a riprendere le redini del Paese. Le nostre considerazioni, così, si limiteranno ai fatti che sono capitati; tralasciando quelli che, probabilmente, ci capiteranno. Questo, se non altro, ci aiuterà a vedere chiaro. Sul fronte economico, Monti ha imposto ciò che in passato neppure potevamo ipotizzare. Nonostante il salasso nazionale, il deficit pubblico continua ad essere abissale e gi eventi sociali, piccoli o grandi, ci hanno richiamato ad una realtà che credevamo tramontata con la Prima Repubblica. L’unica certezza, forse, potrebbe essere rappresentata da una nuova legge elettorale che tutti sembrano volere; almeno a parole. A questo punto, è impossibile far conto su eventuali alleanze. I Partiti si muovono in modo scoordinato e le critiche hanno sempre buon gioco sui fatti del quotidiano. In questi mesi di sconquasso, i segnali d’insofferenza non sono mancati. Analizzarli tutti resta impossibile; anche perché continuano ad evidenziare uno scollamento di rapporto tra eleggibili ed elettori. Anche sulla questione morale gli eventi sono stati parecchi. Forse anche di più di quelli resi noti. In poco meno di dodici mesi, ogni errore di percorso, anche marginale, ha avuto un prezzo inestimabile. Il 2013, ci piaccia o no, non potrà essere l’anno della ripresa proprio perché preceduto da un decennio d’intrighi e di contrasti che hanno evidenziato che anche la Politica può portarci alla rovina. Ora sarebbe il caso di bandire le illusioni e lasciar stare tutte quelle promesse che non si potrebbero assolutamente mantenere. Il Paese ha bisogno, un disperato bisogno, di certezze. Di democratiche convinzioni per frenare l’evoluzione speculativa della realtà nazionale. Se il 2013 andasse a svilupparsi, tutto o in parte, sotto la nuova ottica, l’Italia potrebbe superare, almeno, la fase acuta della sua situazione socio/politica. In caso contrario, le conseguenze sarebbero disastrose e non solo per noi.

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