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IO NON PARLO CON BRUNO VESPA

Il Movimento Forense ESPONE QUANTO SEGUE Bruno Vespa è uno dei giornalisti ed anchorman televisivi piùapprezzati e “Porta a Porta” è una delle trasmissioni di attualità piùseguite in Italia. Tale rilevanza comporta la necessità deontologica che egli eserciti ilproprio legittimo diritto di cronaca e di critica con un maggior sensodi responsabilità, in considerazione dell’elevatissima capacità diinfluenzare l’opinione pubblica. Ciò nonostante, nella puntata del 24.10.2012, Bruno Vespa haaffermato, con atteggiamento evidentemente aggressivo, che lelungaggini dei processi civili (visto che si parlava della mediazioneobbligatoria) dipendono dagli Avvocati, per ragioni di interesse. Tale affermazione esula dal diritto di cronaca in quanto non siriferisce ad un fatto specifico di cronaca. Essa esula altresì dal diritto di critica, in quanto non vienepresentato come un commento o un’opinione personale ma come un dato difatto e una verità incontrovertibilie, proferita dall’alto della suaesperienza e conoscenza del mondo giudiziario. La circostanza riferita da Vespa è falsa in quanto: a) in realtà le lungaggini processuali dipendono esclusivamentedall’inadeguatezza della struttura giudiziaria (composta da magistratied uffici giudiziari), dimensionalmente inidonea a gestire il caricodel contenzioso civile, e costantemente ridotta di anno in anno; b) lo studio del codice di procedura civile evidenzia che la duratadel processo sarebbe al massimo di 14 mesi se i rinvii dettati dalgiudice fossero normali e non di anni. Pertanto un avvocato non può inalcun modo influenzare la durata del processo civile; c) non a caso il Governo Italiano (e non gli Avvocati!) paga milionidi euro di risarcimento per i danni da ingiusta lunghezza dei processi(c.d. Legge Pinto). d) gli avvocati vengono generalmente pagati al termine del giudizio,quindi essi non hanno nessuna convenienza economica legata allamaggior durata di un processo civile; e) nessuno dei molteplici criteri di liquidazione dei compensi degliAvvocati si basa sulla durata del processo; f) durante un processo civile i termini prescrizionali rimangonosospesi, e quindi nessuno si avvantaggia del decorso del tempo. Una delle ragioni della falsità propalata da Vespa sta nel suopersonale livore avverso l’Avvocatura, che da tempo contestal’obbligatorietà della mediazione, imposta a livello normativo da unprovvedimento ideato e scritto dalla dott.ssa Augusta Iannini, mogliedi Vespa, dirigente del Ministero della Giustizia. Detto livore è del tutto gratuito ed ingiustificato, atteso che lamediazione obbligatoria, nella formulazione della dott.ssa Iannini: a) è stata appena dichiarata incostituzionale dalla Consulta; b) costringeva i cittadini a sostenere indebitamente dei costirilevanti prima di esercitare il legittimo diritto di accesso allaGiustizia; c) contrariamente a quanto affermato da Vespa la mediazioneobbligatoria non ha avuto un reale effetto deflattivo. Infatti, soloil 15% delle mediazioni obbligatorie hanno avuto successo (cioè unapercentuale allineata alle conciliazioni che avvengono ordinariamenteall’inizio di un giudizio). Inoltre, la riduzione delle cause iscrittea ruolo nel 2012 non dipende dal successo della mediazione ma dalritardo strutturale nell’iscrizione a ruolo dei nuovi giudizi, dovutoal previo espletamento della mediazione obbligatoria. La dichiarazione di Vespa, non rispondente alla verità dei fatti, èfinalizzata ad attribuire discredito all’Avvocatura e ad additarlaingiustamente come artefice dei mali della Giustizia, onde sviarel’attenzione dai veri problemi che affliggono detto indispensabileservizio pubblico. Si è trattato dell’ennesima generalizzazione infondata ed offensiva diuna intera categoria professionale, che invece è l’unico baluardo perla concreta attuazione del diritto previsto dall’art. 24 Cost.. Non è la prima volta che Vespa si distingue per crociate del tuttogratuite contro l’Avvocatura, proprio con riferimento alla mediazioneobbligatoria. Egli aveva già dichiarato, sulle pagine di Panorama n. 11 del 1.3.2012, che gli Avvocati speculano sullalunghezza dei processi e, nel luglio 2011, aveva paragonato gliAvvocati ai “NO TAV” per la stessa ragione. Nello stesso contesto, ilgiornalista si prodigava in prese di posizione immotivate su temiquali tariffe professionali ed accesso alla professione, dimostrandosempre una posizione fortemente preconcetta ed ergendosi a pretesopaladino di un consumatore che, invece, verrebbe soltanto danneggiatodalle misure sollecitate da Vespa. A ciò, nel silenzio generale,replicava pubblicamente solo il Movimento Forense. Peraltro, Vespa tesse le lodi della mediazione ma non comunica al suovasto pubblico che i poteri forti (banche ed assicurazioni) al tavolodi conciliazione non siedono MAI ! Gli Avvocati sono stanchi di subire ingiuste campagne denigratorie,mosse da ignoranza dei fatti e superficialità, fonte di confusione suimportanti temi di attualità e stimolo per il discredito sociale neiconfronti di un’intera categoria professionale che, invece, si battequotidianamente tra mille difficoltà per garantire ai cittadinil’accesso alla Giustizia. Tutto ciò premesso, il Movimento Forense INVITA TUTTI GLI AVVOCATI ITALIANI 1) a non rendere più dichiarazioni, interviste o comunicazioni a BrunoVespa ed a non partecipare più alla trasmissione Porta a Porta; 2) ad anteporre l’interesse generale dell’avvocatura e dei cittadinirispetto alla visibilità personale ed alla vetrina professionale chela trasmissione offre. 3) a sottoscrivere la presente petizione per esprimere il loro biasimoper l’atteggiamento superficiale, offensivo e partigiano di BrunoVespa nell’uso del mezzo pubblico al servizio delle proprie personaliopinioni, propalate come se fossero assolute verità mentre sono deltutto false ed infondate.

Avv. Massimiliano Cesali

Presidente del Movimento Forense

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