Falsi infermieriimpiegati anche nelle sale operatorie da Nord a Sud della penisola. Unrischio per il cittadino ed un danno calcolato per il ServizioSanitario Nazionale di svariati milioni di euro. L’arte di arrangiarsi, si sa, è una caratteristica tipica di noiitaliani quasi sempre innocua per la collettività. Ma quella di coloroche per tirare a campare si fregiano di titoli che non posseggono oche fingono di essere professionisti di un determinato settore edinvece non lo sono, può essere anche un pericolo per la società.Specie quando si tratta della salute degli altri. Non si tratta solo di falsi dentisti o falsi medici, che certamentefanno più notizia quando vengono sorpresi con le mani nellamarmellata, ma la classifica speciale dei falsi professionisti vede alprimo posto coloro che si spacciano per infermieri. Basti pensare che nell’arco del biennio 2010-2011 i carabinieri deiNas su 2.783 segnalazioni all’Autorità giudiziaria per esercizioabusivo delle professioni, quelle relative alla categoria dei falsi‘infermieri’, sono state oltre un terzo per un totale di ben 1.023soggetti denunciati. Tanti o meglio tantissime, perché la gran parte sono donne che cercanodi contribuire al bilancio familiare mettendo però a repentaglio lasalute dei pazienti. Si fingono infermieri, pur non possedendo lefondamentali conoscenze mediche necessarie per svolgere mansioni cosìdelicate perché vanno ad incidere sulla vita stessa delle personesottoposte alle loro cure e che spesso le vede coinvolte ancheall’interno delle sale operatorie. I rischi sono quindi a carico non solo dei singoli cittadini ma anchedel servizio sanitario costretto a pagare i danni conseguentiall’impreparazione di questi soggetti. Si sono registrate nel passato recente indagini che hanno visto alcunidi questi veri e propri truffatori, essere promossi a caposala pur nonpossedendo alcun titolo, o peggio avendolo “acquistato” sul mercatoillegale. Un’inchiesta coordinata dalla procura di Cosenza, avevadenunciato una organizzazione criminale che falsificava i titoli distudio che rivendeva per importi variabili tra gli 8 e i 10mila eurogarantendo, fra l’altro, stage truffa per insegnare le informazionibasilari tra cui la misurazione della pressione arteriosa, deimedicamenti e dei prelievi di sangue. La difficoltà ad individuare con certezza questi “professionisti” tramigliaia d’infermieri regolari e diplomati, impone la massimaattenzione nella selezione del personale da parte delle ASL e delleautorità ospedaliere sia pubbliche che private sulle quali vigonostringenti obblighi di controllo a tutela dei pazienti. Ma non sempre le autorità sanitarie hanno dimostrato particolareintuito nell’individuare i falsi “infermieri” ed i numeri elencati ladicono tutta. Per tali ragioni, Giovanni D'Agata, fondatore dello“Sportello dei Diritti”, invita tutti coloro che abbiano dubbi, adeseguire controlli consultando l’albo sul sito(http://www.ipasvi.it/chi-siamo/ricerca-albo.htm) del CollegioProfessionale IPASVI (acronimo di Infermieri Professionali, AssistentiSanitari e Vigilatrici di Infanzia), oppure segnalando il nominativoal Collegio Professionale della propria città o al nucleo deiCarabinieri del Nas.