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Todi 2: Quale nuovo contenitore e quali nuovi contenuti ?

Alcune tra le più rilevanti sigle dell’ articolato associazionismo cattolico hanno approvato giorni or sono a Todi un documento per rivendicare un maggiore e diverso impegno dei cattolici in politica all’insegna della discontinuità.
Ci vuole – si afferma – un nuovo contenitore e nuovi contenuti.
Una critica radicale e senza distinzioni è indistintamente rivolta a tutti i partiti con un condivisibile forte richiamo al rinnovamento della politica e dei partiti.
Già Olivero, il presidente di una delle citate associazioni, le Acli , a metà settembre, rivolgendosi a Bersani e Casini aveva chiesto “ la rinuncia al leaderismo come strumento di consenso, la trasformazione dei partiti in soggetti di diritto pubblico, per aprire la porta alla trasparenza e alla democrazia interna”.
In verità alcune delle organizzazioni che hanno promosso i seminari di Todi nei venti anni di berlusconismo si sono segnalate per una persistente afasia sui temi della moralizzazione e del rinnovamento della politica.
Son altri quelli che, anche se non adeguatamente, hanno svolto il compito democratico della opposizione politica e sociale.
Il rapporto e la contrattazione diretta fra gerarchie vaticane e centrodestra, il cosiddetto ruinismo ha pesato a lungo in sede parlamentare e di governo rappresentando, invece,per alcuni, una comoda retrovia.
A Todi 2, diversamente dal 1906, non si è trattato di impegnare i cattolici al passaggio dalla pregressa delega del “Patto Gentiloni” contrattata con i conservatori alla diretta partecipazione al voto che effettivamente, voluta da don Sturzo, si ebbe con la costituzione del partito popolare.
I cattolici, a ben vedere, da un pezzo sono stati e sono impegnati in politica e, da ultimo, se i numeri hanno un peso, sono ben presenti, con contenuti e contenitore, con minore o maggior agio, soprattutto ma non solo, nel PD e nella PDL.
Con Todi 2 sono molti quelli che si propongono, “in forte discontinuità”, di fuoriuscire dalla ormai impresentabile nave berlusconiana.
Dalle possibili disaggregazioni e dalle recenti aggregazioni in atto sembra di capire si punti ad un partito con un’anima di centrodestra.
Una miriade di partitini neocentristi e liberisti organizzati da dirigenti di provata esperienza confindustriale sono in disponibile attesa per fare fronte comune .
La road mape delineata nel documento di Todi 2 è chiara: “si rende quindi oggi necessario un percorso che consenta, entro i prossimi appuntamenti elettorali, di generare proposte nuove tanto nel contenitore quanto nei contenuti”.
E’ questa la risposta alla presunta, affermata irrilevanza dei cattolici in politica?
Ed ancora : per essere rilevanti i cattolici devono ritornare alla scelta del partito dei cattolici?
I cattolici in nome dei quali si è svolto Todi 2 non sono una specificità antropologica unica in grado di riconoscersi e vedersi rappresentata in politica.
I cattolici consapevoli e formati sono in grado di sceglier politicamente dove e come liberamente realizzarsi come cittadini.
Come è stato osservato, la strategia della riaggregazione “esemplificata “ negli incontri di Todi non tiene conto dei tanti modi della declinazione fattuale di “cattolico”.
I cattolici dal Concilio Vaticano II° sanno che nella gerarchia delle fonti normative cui devono ispirarsi nei comportamenti quotidiani quella che sta in cima è la legge della propria coscienza che dice “questo è bene e questo è male”.
Dalla “Gaudium et spes” e dalla “Lumen gentium” anche per i non credenti viene fuori una grande forza ispiratrice per l’azione quotidiana, non meno importante, di quella promanante dalla Rerum Novarum.
La storia dei cattolici democratici non è certo solo quella di quanti hanno usato ed usano come clava politica i temi eticamente sensibili. La lezione di Dossetti e Lazzati, di Scoppola, di Labor e di Carniti , pur nella diversità dei loro percorsi personali, permane essenziale.
Il giudizio sulla “gravissima crisi morale e politica ed economica” e sull’” indubbio merito di Monti di aver ridato dignità alle istituzioni” fa unità fra le associazioni partecipanti ma dietro la proposta di contenuti e di contenitore nuovi, seguendo il più generale dibattito, si intravedono differenze di strategia.
Il giudizio indistinto su tutte le forze politiche che “solo parzialmente hanno risposto alle attese” è un modo per sfuggire al distinto giudizio di merito sui governi Berlusconi e sui danni che la pratica del berlusconismo , tardivamente censurata dalle gerarchie, ha inflitto a non pochi dei valori di cui il cattolicesimo si fa tramite nella società italiana.
Sul piano politico sarebbe di grande interesse conoscere se tutti gli aderenti alle distinte associazioni condividano la convinzione che solo un secondo governo Monti garantirebbe l’affermata discontinuità dalle politiche recessive del primo governo Monti.
Raffaele Bonanni , il segretario generale della CISL, sapendo benissimo che richiedere ancora, “tout court”, l’Agenda Monti 2 sarebbe indigesta ai milioni di iscritti, cattolici e non, della CISL, e non darebbe ai cittadini certezza di un cambio di passo dichiara : “ nostra proposta è quella di un’Agenda Monti che si coniughi con l’agenda dei cattolici italiani, quella elaborata qui a Todi”.
Il che data la necessaria genericità delle proposte del documento e della sintesi dei “Laboratori” di approfondimento dei temi, lascia ampiamente aperta la porta ad ogni possibile soluzione.
Allora a questo punto perché scegliere le soluzioni di centrodestra rispetto ad un programma riformatore e progressista di governo di tutti i cittadini, senza ipoteche, ad una coalizione di centrosinistra a direzione delle forze politiche che, guardando ai progressisti d’Europa, più direttamente rappresentano e vogliono rappresentare tutti coloro che vivono del proprio lavoro.
Le associazioni cui sono mancate la Coldiretti e, quarant’otto ore prima del seminario, lo stesso portavoce Natale Forlani, con il loro documento sembrano scegliere, alcuni con coerenza rispetto al loro agire pregresso, un disegno politico di stabilizzazione moderata a direzione liberista. Vogliono accelerare i tempi perché si costituisca una base di consenso politico al possibile nuovo governo che vorrebbero presieduto da Monti.
Nelle prossime settimane vedremo se e come si svilupperà il dibattito interno alle associazioni che hanno promosso Todi 2.
Di certo le ragioni che dalla parte del mondo cattolico riunito a Todi vengono avanti vanno rispettate e tenute in considerazione. Nessuna forza politica può prescindere dagli apporti di idee dei cattolici ma al contempo occorre che le critiche che, di volta in volta alle stesse si avanzano, siano accolte con lo stesso rispetto e considerazione.
Laici ma non laicisti i partiti politici non devono però neanche mostrare e porsi come una articolazione della Chiesa- apparato all’interno dello Stato.
Sul piano dei contenuti il documento per parlare del lavoro e dei lavoratori cita la responsabilità sociale della impresa e la collaborazione tra lavoratori e imprese come chiave dell’innovazione del mondo del lavoro.
Il conflitto sociale, che è un dato costituente una democrazia partecipata e non l’anticamera della presa del Palazzo d’Inverno, viene totalmente ignorato come viene ignorata la previsione della regolazione del mercato.
A parte l’elencazione dei temi cosiddetti sensibili, puntigliosamente si parla di famiglia fondata sul matrimonio “aperta alla generatività”, non si da alcun giudizio sugli effetti recessivi dei provvedimenti di Monti il quale mostra di subordinare l’equità alla esclusiva quadratura dei conti dando anche inequivoci segnali di voler proseguire su questa strada anche dopo.
La vera discontinuità è un nuovo e diverso governo degli eletti che s’impegni per una crescita equa, all’insegna della giustizia sociale, un governo che rispetti e tenga conto delle istanze rappresentate dalle organizzazioni sindacali e che chieda a tutti cittadini sacrifici ma diversamente distribuiti fra chi ha e chi non ha.
Lo stato democratico che vogliamo non è lo stato etico ma quello che sta scritto nella Costituzione.
Lo stato non è quella vaga indifferente entità che non pochi opinions leaders e dirigenti di associazioni cattoliche incrociano di tanto in tanto, che seguita a finanziare il no profit delle emergenze anziché quello strutturale della inclusione sociale, quello che delega e non fa direttamente nulla, che potenzia una sussidiarietà orizzontale sostitutiva e non integrativa che nessuno verifica quanto ad efficacia ed a risultati.
Lo stato deve ritornare a svolgere una sua diretta funzione per i cittadini dei quali parlamento e governo sono una realtà esponenziale.
E’ difficile dire se vedremo il partito o le liste civiche costituite in nome di Monti.
Le associazioni interessate, ivi comprese quelle sindacali, saranno parte diretta di tale operazione oppure, come si legge dal mondo bancario e delle fondazioni cattoliche, dall’Istituto Sturzo e dal retroterra di tecnici-politici di matrice cattolica, al governo e fuori, usciranno competenze ed esperienze quale quella del prof Roberto Mazzotta, con il suo rilanciato Movimento per una Europa popolare e con Monti “federatore” dei cattolici alla guida del nuovo partito?
Il documento fa trasparire alcune cautele rispetto alla attuazione del progetto laddove le associazioni affermano con qualche enfasi di troppo di voler agire “uti singuli”:
“Noi, soggetti della società civile ed espressione di un’ampia parte del mondo cattolico italiano, ci sentiamo responsabili di far sentire la nostra voce e dare il nostro apporto, nei termini e nei modi che sono propri a ciascuna organizzazione”.
Mazzotta nel Comitato d’indirizzo dell’ Istituto Sturzo, da lui presieduto, ha larga parte degli addetti ai lavori dei seminari di Todi e non pochi fra quelli che hanno gestito il potere, non solo politico, in questi ultimi venti anni.
Il filosofo Antiseri intervenendo ha detto: “Dobbiamo dirlo però, per vent’anni i cattolici non hanno saputo dire nulla di rilevante, nessun giudizio politico importante a fronte delle difficoltà del Paese. Ed ora che facciamo? Scriviamo un programma, e poi chiediamo ad altri di realizzarlo?”.
Luigi Marino ha sottolineato “i cattolici da vent’anni vivono nella diaspora politica”, ma bisognerebbe avere anche il coraggio di dire che, di riffa o di raffa, non c’è stata alcuna diaspora dal potere a cui hanno partecipato, di qui o di là, in abbondanza e senza risultati rilevanti se non quelli di salvaguardare qualche posizione di rendita e qualche, residuo privilegio.
Nella loro essenzialità le due dure osservazioni attribuite ad Antiseri ed a Marino danno la misura della rispettabile ambizione del progetto di Todi 2 ma anche dei limiti e condizionamenti di una operazione che vede “i nostri vescovi” italiani, come marcatamente richiamati nel documento, instancabili nel rivolgere la loro attenzione alla politica italiana, instancabilmente operosi nelle opere terrene, ciclicamente costretti a prendere atto dei risultati improvvidi dei loro patrocinati in politica. Una fatica di Sisifo.

Rino Giuliani vicepresidente dell’Istituto Fernando Santi

(santi news)

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