A chi i contributi sul capitolo 3105 del MAE? Fra chi si divide la torta?

Un nota severa di Graziano Tassello sull'esclusione del CSER dai contributi Fondazione Migrantes

553) A CHI I CONTRIBUTI SUL CAPITOLO 3105 DEL MAE? FRA CHI SI DIVIDE LA TORTA?

Una nota severa di Graziano Tassello sull’esclusione del CSER dai contributi

Posted Cambiano Rosario-Colonia

BASILEA (Migranti-press) – Operano dal 1887 e sono presenti nelle principali città dove risiedono gli emigrati italiani. Hanno costruito una rete imponente di orfanotrofi, case per anziani, mense per connazionali bisognosi, uffici di aiuto per indigenti e persone sole, hanno raccolto la memoria del loro passaggio anche con pubblicazioni di grande rilievo, gestiscono una rete di giornali e di centri di studio sull’emigrazione italiana consultati regolarmente dai maggiori esperti di emigrazione, si sono organizzati da tempo in associazione (CSER – Associazione scalabriniana) e come associazione partecipano ai lavori del CGIE.

Eppure la Direzione generale del MAE e gli ambasciatori non li conoscono e per questo non intendono stanziare un sussidio all’organismo centrale sul cap. 3105/2004 “poiché il presupposto della concessione del contributo è costituito dall’attività assistenziale effettivamente svolta all’estero
e che deve essere attestata dall’Autorità consolare; pertanto, ove la DGIEPM – che ogni anno procede a richiedere alla Rete diplomatico-consolare informazioni in proposito – non dovesse ricevere segnalazioni dalla Rete diplomatico-consolare in ordine ad un determinato Ente, questo non potrà essere ammesso a contribuzione (per il corrente esercizio è i caso del CSER)”.

Con tanti diplomatici italiani, da Santiago a Buenos Aires, da Montevideo a Caracas, da Parigi a Washington, da Londra a Camberra, sembra esistere un dialogo vivace con il mondo dell’associazione scalabriniana, e le autorità dicono di apprezzare quanto è stato fatto e si continua a fare a favore dei connazionale all’estero. Quando però si tratta di dire che esistono e che sono attivi diventano ombre, permettendo ad altri enti ed associazioni di spartirsi lo scarno bottino. Forse basterebbe che l’incaricato a stendere i rapporti, invece di recarsi all’ennesimo cocktail qualche volta aprisse gli occhi sulle attività portate avanti dall’associazionismo impegnato e che il comitato di Presidenza del CGIE, quando tiene le sue riunioni all’estero, avesse la bontà di visitare qualche opera a favore delle comunità – senza correre alcun pericolo di contaminazione ideologica, poiché l’associazione scalabriniana è nota per la sua capacità di dialogo e di rispetto del pluralismo – e se parlassero con la gente comune, verrebbero a scoprire che gli scalabriniani non sono ombre vaganti e non si accontentano di proclami quando si tratta di venire incontro ai bisogni della comunità indigente. La decisione del MAE di non investigare sulla bontà dei rapporti pervenuti e l’accettazione di tali rapporti da parte del CdP senza verificarne l’esattezza, costituiscono un delizioso regalo all’inizio delle celebrazioni per il centenario della morte di Scalabrini, definito da Furio Colombo “il primo (per decenni il solo) intellettuale europeo a comprendere e definire il fenomeno dell’emigrazione”. A dire il vero anche in occasione del centenario della Congregazione il silenzio della Direzione Generale del MAE era stato assordante, segnale di un disinteresse diffuso verso chi lavora e di riguardo invece per chi parla.

Non è questione di soldi. Con la gestione di oltre mille persone addette all’assistenza diretta e indiretta dei connazionali, coordinata dalla sede centrale (il CSER di Roma), non sarà certo il sussidio del MAE sul cap. 3105 a cambiare le cose. Si tratta di rispetto e di oggettività: questione di sincerità nello stilare i rapporti, se la verità ha una valenza. Chiediamo una verifica da parte degli ambasciatori sulla presenza e sulla operazionalità della nostra associazione. E chiediamo che la Direzione generale del MAE e il Ministro degli italiani all’estero controllino la veridicità delle risposte. Il rispetto per la verità costituisce un principio di sana amministrazione e dista anni luce dall’ossequio anche finanziario ad organismi forti, soprattutto perché supportati da partiti.

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