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Incontro “L’Italia bene comune”

Ripetta Residence- Roma 9.10.2014
Pd, Psi e Sel hanno organizzato a Roma un’intera giornata di ascolto delle associazioni attive nella società civile interessate a contribuire con le proprie proposte, osservazioni e critiche ad aprire una nuova fase politica e avviare la ricostruzione sociale, civile ed economica del Paese.

Intervento di Rino Giuliani vicepresidente dell’Istituto Fernando Santi

L’associazionismo degli italiani all’estero non è una lobby ma l’espressione di una rappresentanza sociale le cui rivendicazioni, note alle forze politiche, costituiscono una piattaforma che il governo Berlusconi ha ignorato e che il governo Monti non ha assunto, preso com’è, a proseguire sulla strada dei tagli lineari al bilancio pubblico per l’estero.
Anche l’Italia all’estero è bene comune che va salvaguardato.
PD, PSI e SEL possono riprendere i dossiers che la Consulta Nazionale dell’Emigrazione (CNE) ha aggiornato nel tempo sulla rappresentanza sociale e politica, sugli organi della rappresentanza (comites) sul CGIE, sulla lingua e cultura italiana sui giovani lavoratori che emigrano, sugli anziani poveri, con malattie croniche e senza tutele numerosi in LatinoAmerica, sugli scambi commerciali.
L’Agenda Bersani che i tre partiti intendono scrivere, a partire dalla “Nota d’intenti” che verrà sottoscritta da coloro che parteciperanno al voto delle primarie di coalizione, deve contenere gli impegni con gli italiani all’estero che il governo degli eletti s’impegna ad attuare.
Per l’associazionismo chiediamo il riconoscimento legislativo della natura di promozione sociale delle associazioni degli italiani all’estero oggi fermo in una commissione parlamentare.
Come cittadini siamo interessati al processo di ricomposizione in atto della frammentarietà delle forze politiche determinata da un bipolarismo coattivo che alla fine ha prodotto un accresciuto numero dei partiti e governi poco stabili e inefficaci. Con essi ha preso piede l'elemento populistico-plebiscitario rappresentato dalla indicazione del leader a scapito dell'effettiva scelta dei parlamentari da parte del corpo elettorale. Si deve invertire la tendenza e ciò può essere agevolato dall’azione che l’accordo fra PD, PSI e SEL mostra di voler perseguire nel tempo.
D’altro canto la crisi che ci sovrasta e che sta ridisegnando il profilo del mondo è una crisi di sistema, non è una crisi ciclica..
Il protagonismo della finanza e delle banche è stato lo strumento per la ridistribuzione iniqua delle ricchezze e per la concentrazione del potere.
Il liberismo non è in grado di autoriformarsi.
Va invertita la tendenza smettendo di rincorrere, come si è fatto nei decenni trascorsi, il falso e fallimentare mito del liberismo e della occupazione del centro politico.
In Italia è la politica che deve tornare a pensare futuro rinnovandosi e scacciando la cattiva politica ivi compresa quella della cosiddetta antipolitica.
Per 20 anni le distinzioni fra i partiti sono stati segnati da quella che Luciano Cafagna ha definito la “divisività delegittimante” segnata nella “seconda repubblica” dall’anticomunismo atemporale di Berlusconi cui si è risposto con la questione morale anziché con una strategia politica alternativa che oggi, finalmente ritorna come opzione opposta al consociativismo che ha portato agli esiti di cui alla crisi della Regione Lazio.
Il parlamento deve di nuovo pienamente svolgere il suo ruolo istituzionale dopo gli anni del berlusconismo. La manutenzione della Costituzione non deve essere il cavallo di Troia della sua vanificazione.
Al governo dei “tecnici” deve succedere un governo di eletti con un suo programma alternativo a quello delle destre, costruito a partire dalle condizioni date in Italia e dalla sua armonizzazione e correlazione con le politiche più complessive dei partiti progressisti rappresentati in Europa dalla piattaforma del PSE.
Non ci sono illusioni per il futuro prossimo: per la coalizione progressista, se, con le sue alleanze parlamentari andrà al governo, non sarà una passeggiata.
Il risanamento nella equità sarà impegnativo perché, dopo i tagli lineari della manovra di Monti annunciati per il patto di stabilità, sarà difficilissimo, ad esempio, per gli enti locali garantire un welfare già così pesantemente falcidiato.
Alla coalizione del governo che subentrerà a quello dei tecnici si chiede equità, sviluppo sostenibile, una crescita compatibile sociale ed economica.
L’”agenda Monti” dopo Monti non è la soluzione. Quanti se la intestano s’intestano il nulla in tema di crescita, molto invece in termini liberistici.
La crescita può far piangere i ricchi e per questo Monti la patrimoniale non la mette. Ora vediamo se e quale Tobin Tax verrà annunciata.
Monti fa infatti largo uso dell’ ”effetto annuncio” ma poi le province sono ancora in piedi e la legge contro la corruzione non viene approvata.
E’ essenziale correggere alcuni provvedimenti del governo Monti e porre in essere atti prioritari ed urgenti (pochi ma di forte impatto ed efficacia sociale) per la crescita.
La CGIL da tempo ne ha indicati alcuni.
E’ quello che ci si aspetta da Bersani presidente del Consiglio se avrà il consenso alle primarie , un consenso che è auspicabile arrivi sin dal primo turno
La straordinarietà e gravità della situazione fa crescere la consapevolezza che occorra da parte delle forze che hanno raggiunto l’intesa progressista lo sviluppo di una azione integrata nella dimensione europea.
Non v’è chi non veda nel lavoro comune che si può aprire nelle e con le forze politiche progressiste europee del PSE anche l’inedita condizione per andare oltre la discussione sui torti e sulle ragioni delle divisioni del passato nella sinistra a vantaggio di un rilancio della richiesta di cambiamento in Italia ed in Europa.
Soluzioni europee poste in essere da una grande forza di rinnovamento in rappresentanza di un blocco sociale europeo che la crisi attuale ha colpito e che è espressione da chi vive del proprio lavoro , dai giovani senza lavoro , alle donne.
Quando si pensa alla Agenda Bersani si pensa ad un programma delle forze della coalizione che specifichi ed integri la Carta d’intenti e che si sostanzi degli apporti delle forze politiche della coalizione ma anche del vasto mondo dell’associazionismo.
Un programma politico che riporti al centro il ruolo dello stato e la sua funzione regolatrice.
La svolta della coalizione progressista deve partire dalla critica al pensiero unico liberista ed indicare ai cittadini che si può scegliere fra una idea di società, una idea di stato, di programma politico e di tipo di partito.
Il partito come rappresentanza organizzata in molti casi si è ridotto ad un guscio vuoto che è stato riempito dal riconoscimento della figura personale del leader da Berlusconi, all’IVD, a Grillo.
I partiti spesso sono e finiscono per essere percepiti come public utilities, non interessati a rappresentare le domande sociali. Come osserva Pasquino quello che sta accadendo “assomiglia più ad una sorta di privatizzazione del pubblico e delle sue risorse”: Si stenta a trovare un indirizzo politico delle forze politiche agli apparati dello stato o alle tecnocrazie delle imprese.
Il populismo a guida personalistica non è una questione solo di destra.
Se assumiamo come idealtipo weberiano di populismo quello definito come “manipolazione strumentale del principio della sovranità popolare” la critica si allarga a più larghi centri concentrici.
Le persone invece devono partecipare alle decisioni e devono controllare gli eletti. La democrazie è vera o non è democrazia.
Una mobilitazione delle coscienze e la indicazione di una prospettiva di miglioramento delle condizioni materiali, delle persone e familiari deve partire anche dalle primarie e proseguire oltre nel breve- medio termine.
Ci sono nel paese idealità, senso civico, spirito repubblicano , quelle virtù di cui ha scritto Machiavelli e Gramsci, Carlo Rosselli, Aldo Garosci e Capitini, una potente risorsa per realizzare il cambiamento accoppiando diritti e doveri.
Il parlamento eletto e la maggioranza di governo che si definirà avranno davanti una strada in salita. Le politiche espansive non arriveranno nei primi cento giorni del nuovo governo e tuttavia occorre visibilmente che accanto agli elementi di continuità siano evidenti i dati di discontinuità.
Il lavoro , quello precario e quello delle donne , un sistema bancario trasparente, una vera patrimoniale, uno sviluppo sostenibile, la scuola pubblica, le città come motore della crescita sono le urgenze della possibile Agenda Bersani
Ci sono priorità ed urgenze da affrontare subito. La crescita nella giustizia sociale va legata ad una progetto politico più ampio che, per la parte dei progressisti, a mio giudizio, va costruito con le forze di progresso che in Europa sono rappresentate dal PSE.
Non aspettiamo come spettatori gli eventi ma sin dai prossimi giorni diventiamo protagonisti in prima persona del cambiamento necessario al nostro paese.

(santi news)

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