Il DDL anticorruzione servirà  a porre un termine alla corruzione? La tela di Penelope non finisce mai

di Salvatore Ferrigno segretario di INSIEME per gli italiani”

23° domanda ai nostri avversari politici: siete o no per l’incompatibilità tra le cariche di parlamentare e le condanne per reati di corruzione previsto dal DDL anticorruzione?

Le 23 domande rivolte ai nostri avversari politici:

Cos’è la corruzione? “La corruzione è, in senso generico, la condotta propria del pubblico ufficiale che riceve, per sé o per altri, denaro od altre utilità che non gli sono dovute.” Il decreto ancora in discussione si intitola:“Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione” ed introduce la “Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche”, incaricata di stendere piani e relazioni periodiche con provvedimenti per la lotta alla corruzione nelle amministrazioni pubbliche. La pratica della corruzione assai diffusa in Italia costerebbe all’Italia 60 miliardi di euro l’anno stando alla relazione annuale della Corruption Perception Index dell’associazione Transparency International. L’Italia figura la 69° posto tra i paesi dove questa pratica è più diffusa appena dopo il Ghana. Il ddl prevede poi alcune linee-guida per la maggiore chiarezza e trasparenza dell’attività delle amministrazioni pubbliche, un inasprimento delle pene per i reati coinvolti, e incentivi e garanzie per i dipendenti pubblici che denuncino episodi di corruzione. La legge delega infine il governo, entro un anno dall’approvazione definitiva, ad approvare un decreto legislativo sull’incompatibilità tra le cariche di parlamentare e le condanne per reati di corruzione. Per questo governo, è importante e prioritario combattere la corruzione a tutti i livelli. Infatti, il 23 dicembre il ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, Filippo Patroni Griffi, ha nominato una commissione di studio composta da tre magistrati e tre professori universitari al fine di codificare soluzioni e progetti in materia. Il DDL anticorruzione ha una storia in verità infinita. Lì dove sarebbe stato necessario approvare nel più breve tempo possibile le norme necessarie, ci siamo trovati ad assistere invece ad un iter sofferto e travagliato contro ogni ragionevolezza. E’ chiaro che, a turno, tutti i partiti hanno posto veti ed emendamenti per cui il paese si trova ancora a reclamare una legge necessaria che non viene mai approvata. Una tela di Penelope insomma che non si vuole finire mai. Questo DDL si è discusso in commissione parlamentare al Senato nel maggio 2010, poi in aula addirittura dopo un anno ed approvato al Senato a giugno 2011. Da qui tutti alla Camera. Il DDL è passato quindi all’esame delle commissioni Affari Costituzionali e poi a quella della Giustizia. Allo stato il provvedimento non si è ancora concluso con una relazione della commissione di studio di 40 pagine risalente al 30 gennaio 2012 con integrazioni risalenti al 23 marzo 2012. I partiti si lanciano accuse reciproche sulle responsabilità dello stallo del provvedimento definito assolutamente necessario ma che non si apprestano affatto a concludere. L’Italia dei Valori accusa il Popolo della Libertà di fare melina allungando i discorsi e gli interventi in commissione al solo scopo di protrarre il più possibile il suo lavoro. Un singulto di coscienza obbligherebbe i partiti, tutti i partiti, a ritirare la marea di emendamenti per velocizzare l’iter. Assistiamo praticamente da anni ad uno sconcio inverosimile se pensiamo che il disegno di legge approvato dal Senato era stato presentato da cinque ministri del precedente governo Berlusconi: Alfano, Maroni, Bossi, Calderoli e Brunetta. Forse è proprio un punto cruciale del DDL che viene contestato e che non piace a tutti: prevede, tra gli altri provvedimenti di trasparenze e controllo anche l’incompatibilità tra le cariche di parlamentare e le condanne per reati di corruzione. Noi di “INSIEME per gli italiani” siamo per l’esclusione dalle cariche pubbliche per incompatibilità tra le cariche pubbliche e di parlamentare di tutti quei soggetti che abbiano avuto condanne penali di particolare gravità ma soprattutto per i reati di corruzione. I cittadini non comprendono affatto questi atteggiamenti irresponsabili dei partiti. Noi di “INSIEME per gli italiani” non possiamo né vogliamo comprendere nessuna ragione che possa giustificare ritardi di questa portata. Neanche al cospetto degli scandali di appropriazioni, corruzioni, malversazioni e peculati che hanno riguardato per ultimo la Regione Lazio ma che sono assai noti alla maggioranza dei partiti, si riesce a voltare pagina. Allora, bisogna cambiare classe dirigente, azzerare a tabula rasa i partiti malamente gestiti nel corso di decenni introducendo nel paese una responsabilità istituzionale che sembra estranea alla prassi. La casa brucia, ed i partiti invece che darsi da fare per spegnere l’incendio, si sono seduti in salotto a discutere sul sesso degli angeli.

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