Simone Weil e il suo Cristo credibile quasi quasi persino per un ateo

Simone Weil descrive così la sua esperienza mistica: «… Cristo stesso è sceso e mi ha presa. Nei miei ragionamenti sull’insolubilità del problema di Dio non avevo previsto questa possibilità, di un contatto reale, da persona a persona, quaggiù, tra un essere umano e Dio. Avevo vagamente sentito parlare di cose simili, ma non ci avevo mai creduto». E poi: «Una presenza più personale, più certa, più reale di quella di un essere umano, inaccessibile ai sensi e all’immaginazione, analogo all’amore che traspare attraverso il più tenero sorriso di un essere amato” (Biografia di Simone Weil, a cura di Alessandro Di Grazia in: Simone Weil, l’Iliade o il poema della forza, Asterios Editore, pag. 96). Di questo Cristo fece esperienza Simone Weil. Un Cristo eccezionale per una donna eccezionale. Un Cristo eccezionale perché non si fa vedere, non mostra le sue piaghe sanguinolente, non piange né ride, non fa vittime, non manda malanni, non offre corone di spine, non chiede cappelle in suo onore o processioni di preti, e non emana profumo di lavanda, o di viola o di gelsomino. E’ un Cristo che comunica amore, che riempie d’intensa segreta gioia. Un Cristo credibile. Quasi quasi persino per un ateo.

Carmelo Dini

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