L’ormai consolidato ritardo con cui il Governo risponde alle interrogazioni dei parlamentari rischia di rendere questo insostituibile strumento di richiesta di intervento su problemi urgenti una specie di tranquilla narrazione a consuntivo. E’ il caso di una mia interrogazione dell’8 febbraio scorso sulla sospensione dei ratei a centinaia di nostri pensionati in Sud Africa per intralci burocratici riguardanti la dimostrazione dell’esistenza in vita, una sollecitazione urgente che ha avuto risposta precisamente a sei mesi di distanza.
In essa chiedevo in ogni caso di garantire ai pensionati quell’unica fonte di sostentamento, di indicare con maggiore elasticità i soggetti autorizzati alle certificazioni, di vigilare perché nel passaggio da un centro di erogazione ad un altro non si smarrissero le documentazioni, di pagare in Sud Africa nelle more degli accertamenti le mensilità necessarie per la normale sopravvivenza.
Il drammatico ritardo con cui sono stati pagati i ratei dei primi tre mesi di quest’anno a persone che spesso non hanno altro sostegno per vivere – si evince dalla risposta – è dovuto sia al passaggio di gestione dei pagamenti dall’I. C. B. P. I. (Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane) alla Citibank che al mancato ricevimento della documentazione attestante l’esistenza in vita del pensionato. Con l’aggiunta della sciagurata decisione di dirottare per un mese centinaia di migliaia di pensionati in tutto il mondo agli sportelli della Western Union, che non è presente dapertutto – e infatti in Sud Africa non lo è -, creando disagio e disorientamento tra i nostri anziani.
Non mi dilungo sulla descrizione delle procedure seguite e ricostruite nella risposta, mi interessa piuttosto fermarmi su due punti che ritengo più importanti.
Il primo è che dopo diversi passaggi, sollecitati per altro dagli interessati e da chi in loco ha sostenuto le loro istanze, dovrebbero essere ormai solo alcune decine i casi irrisolti. Una constatazione che ci proponiamo di verificare e che, comunque, solo in parte rassicura, perché anche un solo pensionato senza risorse per mesi dovrebbe allarmare e preoccupare.
Il secondo è che l’INPS e gli istituti convenzionati per il pagamento negli ultimi anni ne stanno facendo di tutti i colori per complicare la vita e creare voragini lungo il cammino dei pensionati. Per il Governo e l’istituto previdenziale, invece, pare che la colpa sia sempre dei pensionati. E’ una logica distorta che rovescia il discorso vero: la pensione è un diritto e prima di sospenderne gli effetti, quasi sempre indispensabili per la sopravvivenza, chi lo contesta dovrebbe dimostrare la non esistenza di quel diritto. E’ certamente giusto accertare l’esistenza in vita del pensionato, non è giusto invece considerare un ritardo postale o una complicazione burocratica come una prova di “non esistenza” e quindi come una ragione per sospendere un diritto guadagnato con una vita di lavoro.
On. Marco Fedi
Eletto nella circoscrizione Estero
(Africa, Asia, Oceania e Antartide)