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Il TAC (Tessile, Abbigliamento, Calzaturiero) smobilita in Italia econtinua ad andare all’estero

. Calzature: azienda italo-ceca progettainvestimento in Slovacchia Il TAC (acronimo di Tessile, Abbigliamento, Calzaturiero) settore cheper decenni ha trainato l’economia di alcune zone del Mezzogiornod’Italia, e tra tutte il Salento, ha visto avviare negli ultimi annipolitiche di smobilitazione generale causando la perdita del posto dilavoro per migliaia di padri e madri di famiglia ed il conseguentedepauperamento di vaste aree del territorio per la scomparsa dipreziose fonti di reddito. Imprenditori senza scrupoli, nell’esclusivonome del Dio Profitto hanno preferito la facile via delladelocalizzazione, piuttosto che della ricerca di soluzioni chefacessero dell’avanguardia e del “Made in Italy” il fioreall’occhiello della propria produzione in nome di una tradizione checi ha reso celebri in tutto il mondo. Sono così letteralmente fuggiti all’estero, spesso dopo aver fattoincetta di fondi pubblici per l’ammodernamento delle proprie aziendein loco, verso mete che consentivano un abbattimento dei costi diproduzione per il minor costo della manodopera e del peso del fisco. Un patrimonio di professionalità e tradizione allo stesso temporisulta così disperso nell’impotenza di una politica che per anni hacontribuito a foraggiare queste imprese sotto la solita spinta delricatto occupazionale. La cosa più grave di questo processo è data dal fatto che queglistessi imprenditori simulando la salvaguardia dei propri marchi e lapropria “italianità” in una sorta di (finto) mantenimento delleprerogative e del know how acquisito, rigorosamente Made in Italy,mentre chiudono in Italia continuano al contempo ad avviare colloquiin paese stranieri, e soprattutto quelli dell’Est, per riavviare oproseguire la propria produzione. Accade così per caso, di leggere su giornali esteri che imprenditoriitaliani dialoghino con amministrazioni comunali oltre i nostriconfini nazionali per l’installazione di fabbriche per la produzionedi scarpe. L’ultima notizia arriva dalla Slovacchia, dalla cittadinadi Zlate Moravce, capoluogo della regione di Nitra, dove il sindacodel luogo ha dichiarato di aver avviato trattative per rianimare ilsettore calzaturiero locale. Si tratta di 400 nuovi posti di lavoro,mica chiacchiere, che sarebbero garantiti, secondo i bene informati,da un’azienda italo – ceca. Alla luce di tali considerazioni e notizie, per Giovanni D’Agata,fondatore dello “Sportello dei Diritti” se è giusto che il governo,cui ci si appella, avvii tutti le politiche possibili per lasalvaguardia del vero “Made in Italy” anche nel settore del TACattraverso l’incentivazione della ricerca e dell’innovazione sia neiprocessi che nei prodotti, premiando con serie politiche didefiscalizzazione a livello tributario che di riduzione del costo dellavoro le aziende che investono realmente mantenendo la produzione inloco, è pur vero che non si devono ripetere gli errori del passato confinanziamenti a pioggia e vincoli inesistenti per quel tipo d’impresache pur percependo agevolazioni o fondi pubblici, oggi, senza essereneanche perseguita, fugge via dal Nostro Paese, gettando sul lastricointere famiglie e le economie di vaste aree del Territorio. È giunta anche l’occasione, quindi, di salvaguardare quell’immensopatrimonio umano che oggi si trova in cassa integrazione o senzalavoro recuperandone esperienza e professionalità per rilanciare unsettore, quale quello in questione che potrebbe costituire uno deivolani di un nuovo sviluppo del Meridione in nome della tradizione edel vero “Made in Italy”.

Lecce, 8 settembre 2012 Giovanni D’AGATA

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