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Il professore Leonardo Pasqualetto oggi 12 settembre non sarà  a scuola ma ci sarà  suo padre…

Era il 10 novembre, arrivò in classe e trovò parata la Santa Inquisizione per una relazione amorosa instaurata da due mesi con una studentessa sedicenne della sua classe, e non lei che lo ricambiava: Leonardo Pasqualetto corse a casa e si impiccò. Morto sul lavoro, dal momento che era un insegnante: ”Mio figlio è morto sul lavoro”, grida Pierluigi Pasqualetto, che da allora ha cercato di fare di tutto per capire la verità. “La scuola lo ha trattato come un delinquente comune”, dice Pierluigi. “E nessuno lo ha difeso”. Ha inviato cinque querele in procura, tre per istigazione al suicidio, una contro il consiglio di istituto convocato apposta contro di lui, l’ultima per il furto del cartello davanti alla scuola (poi ricomparso con un insulto volgare). E poi ha scritto anche al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo—14 pagine con 130 allegati tra documenti, mail, sms, dichiarazioni — che ha disposto un’indagine interna nella scuola.
Alcuni giorni addietro, sono stata invitata su Facebook ad entrare in un gruppo che si chiama Giustizia per Renato Pasqualetto creato per solidarietà a Pierluigi Pasqualetto e Rita Pasqualetto nella loro lotta per il riscatto del figlio e nipote Leonardo.Mi rendo conto che può sembrare una storia marginale e difficile, resta da vedere come ci si accosta, dato il tema particolarmente delicato.La cronaca locale del Corriere del Veneto, spiegò ampiamente cosa era accaduto e la riporto per intero più avanti. In un altro articolo su Fatto & Diritto ci si chiedeva : “Istigazione al suicidio, di cosa si tratta? R: Il reato di istigazione o aiuto al suicidio (art. 580 del codice penale) consiste nel determinare altri al suicidio o rafforzare l’altrui proposito di suicidio anche agevolandone l’esecuzione e per il quale è prevista la pena della reclusione da 5 a 12 anni (se il suicidio avviene), da 1 a 5 anni se non avviene sempre che, però, dal tentativo derivi una lesione personale grave o gravissima. Le pene sono aggravate qualora la persona istigata o eccitata o aiutata è una minore degli anni 18 o una persona inferma di mente o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti.In caso di minore di anni 14 o di persona comunque priva della capacità di intendere o volere si applicano le disposizioni previste per il reato di omicidio. Tale reato è procedibile d’ufficio e la competenza è della Corte di Assise.AVV. TOMMASO ROSSI”
Sono tantissime e generose le testimonianze, anche degli studenti che intervengono su Facebook. Altre persone provano a farlo, io non sono da meno. Ovunque proteggi l’ Amore.
Doriana Goracci

Amava una studentessa, si uccise perché scoperto: ispettori a scuola Il padre del docente: «Trattato da delinquente». La crociata di un genitore, cartelli e Facebook per ricordarlo
Da quel 10 novembre non pensa ad altro. Ogni giorno sul suo profilo di Facebook, come un orologio svizzero, pubblica un lungo testo in cui ricorda la storia di suo figlio Leonardo. Ogni mese, proprio quando arriva il giorno 10 — «e sarò lì anche a settembre, il 12, quando inizierà l’anno scolastico » — si presenta davanti a un liceo del Veneziano, quello dove insegnava suo figlio, con un grande cartellone: Leonardo, in quella foto, è seduto sulla cattedra, la testa appoggiata a una mano, un sorriso controllato sulle labbra. «Per lui insegnare era tutto», dice commosso Pierluigi Pasqualetto. Con la pioggia, il vento, la neve, il caldo e il freddo, Pasqualetto ogni 10 del mese è davanti alla scuola, con una cartellina trasparente piena di foto del figlio. E ne consegna una a chiunque, studenti o genitori, mettendo la firma su un blocknotes che ogni volta porta con sè: «E’ un modo per ricordarlo e onorarlo».
Era il 10 novembre scorso. Leonardo Pasqualetto era un po’ in ritardo, aveva trovato traffico per strada. Quando è entrato nella classe terza, ecco materializzarsi quello che da qualche giorno forse si aspettava, sicuramente temeva: da un lato, in piedi, la vicepreside della scuola e tutti gli studenti, meno una; dall’altra parte, la ragazza 16enne con cui il «prof» aveva una relazione sentimentale, del tutto consenziente, da un paio di mesi. Una relazione che nei corridoi della scuola girava già da alcuni giorni, con lo scandalo, i sorrisetti e le battutine che si possono immaginare: e che alla fine si è trasformata in tragedia. Tutto è successo in pochi minuti: le accuse, la chiamata della preside, il rientro in classe per prendere la borsa, l’addio alla classe. E poi quello alla vita con la corsa a casa, la ricerca di una corda di quei cavalli che dopo l’insegnamento erano la sua grande passione, il nodo, le gambe a penzoloni, appena un’ora e mezza dopo.«Mio figlio è morto sul lavoro», grida Pierluigi Pasqualetto, che da allora ha cercato di fare di tutto per capire la verità. «Non potevo credere a quello che è successo – continua a raccontare – Leonardo era felice, avevamo appena finito di costruire le scuderie per i suoi cavalli, aveva toccato il cielo con un dito». Pian piano la storia è venuta fuori, anche grazie ad alcuni studenti e ai loro genitori. A partire dall’ «odio» che per quel prof troppo esigente provava un gruppo di ragazzini e da quella confidenza fatta dalla «fidanzata» a un’amichetta, che l’aveva ingenuamente riferita alla mamma. Tanto che — hanno raccontato al padre alcuni testimoni — quegli stessi studenti hanno poi festeggiato per essere «riusciti a mandarlo via dalla scuola», ovviamente prima di sapere della tragedia.
Ma al di là dei ragazzi, quel tarlo che rode la testa di Pasqualetto padre è il comportamento dei vertici della scuola e dei colleghi. «Nemmeno nei sistemi totalitari avvengono processi sommari come quello a cui è stato sottoposto in classe mio figlio di fronte ai suoi studenti – continua – è stato trattato come un delinquente comune e nessuno lo ha difeso. Avrebbero dovuto avere la massima discrezione e riservatezza, invece non gli è stata nemmeno data la possibilità di difendersi». E’ per questo che Pierluigi Pasqualetto, con l’avvocato e amico Bruno Tegon, da quel giorno scrive e riscrive. Ha inviato cinque querele in procura, tre per istigazione al suicidio, una contro il consiglio di istituto convocato apposta contro di lui, l’ultima per il furto del cartello davanti alla scuola (poi ricomparso con un insulto volgare). E poi ha scritto anche al ministro dell’Istruzione Francesco Profumo—14 pagine con 130 allegati tra documenti, mail, sms, dichiarazioni — che ha disposto un’indagine interna nella scuola.
In questi mesi i tre ispettori—triestino il capo dell’indagine, veneziani gli altri due — hanno sentito studenti, genitori, professori, dirigenti: l’indagine formalmente pare chiusa, ma il signor Pasqualetto non ha più saputo nulla. «Il timore è quello che vogliano insabbiare tutto», dice. La preside della scuola, contattata, invece taglia corto: «Mi scusi, non vorrei dire nulla – dice al telefono – stiamo provando a lasciarci alle spalle questa vicenda, abbiamo bisogno di guardare a un nuovo anno con tranquillità ». Dall’altra parte c’è però un padre disperato. Che su Facebook incolla anche le lettere ricevute da alcuni studenti. «Mi ha trasmesso la passione per le materie umanistiche, insegnandomi e facendomi conoscere gli eroi greci – aveva scritto una ragazza – Mi dispiace tanto che non sia riuscito a leggere il mio tema su “I Promessi Sposi”, mi ero impegnata tantissimo e volevo dimostrarle tutto quello che mi aveva insegnato. Sa che anche quest’anno abbiamo adottato un bonsai e abbiamo deciso di chiamarlo “Leo”?». «Ecco, vede? – dice Pierluigi – Mio figlio era proprio un bravo insegnante e una persona buona». E tu, ascoltando, immagini quante lacrime quest’uomo possa aver versato.
Alberto Zorzi
30 agosto 2012




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