INSIEME è per l’introduzione della “responsabilità  oggettiva” dei partiti per fatti o reati commessi dai suoi rappresentanti eletti nell’esercizio delle funzioni pubbliche loro assegnate

di Melo Cicala Presidente di “INSIEME per gli italiani”

Domande ai nostri avversari politici:

1. Perché non volete che gli italiani all’estero votino in Italia per corrispondenza senza venirci?

2. Perché non condividete l’idea di un congresso intercontinentale di tutti i movimenti italiani all’estero sotto un’unica bandiera ed un’unica lista elettorale per il 2013?

3. Perché non condividete l’idea che due mandati parlamentari consecutivi siano sufficienti per gli eletti all’estero? Perché non volete rifiutarvi di votarli per la terza volta per fare posto ad energie nuove?

4. Perché non volete che i nostri connazionali prendano coscienza della loro forza e continuate a raccontare loro fandonie?

5. Perché non volete che i nostri connazionali si organizzino offrendo soluzioni in progetti costruttivi piuttosto che spronarli a chiedere solo aiuti e denaro ai governi di Roma?

6. Perché non volete l’introduzione della “responsabilità oggettiva” dei partiti per fatti o reati commessi dai suoi rappresentanti eletti nell’esercizio delle funzioni pubbliche loro assegnate?

In Italia vige la convinzione che il suffragio elettorale rappresenti una sorta di spugna che pulisce ogni macchia. Con lo stesso principio fu salvato Barabba noto assassino e criminale e fu condannato il figlio di Dio. Fermo restando che la democrazia si sostanzia proprio nel momento della partecipazione al voto da parte dei cittadini, è anche vero che il verdetto delle urne non può assurgere a giudizio definitivo. Con questa logica furono abolite le preferenze in Italia. La ragione fu ed è ancora molto semplice: evitare che mafiosi approdassero in Parlamento approfittando del seguito capillare sul territorio e sul timore “riverenziale” che l’elettore avesse nei suoi riguardi. Per molti decenni in realtà in Italia è successo proprio così con il risultato di vedere eletti mafiosi e delinquenti in cariche politiche e di gestione di spicco. La chiara propaganda della preferenza da parte dei partiti si giustifica solo con uno spunto che ha il carattere spiccato della demagogia: Che il cittadino possa scegliere in piena libertà concedendogli la possibilità di preferire una persona di fiducia scrivendo il suo nome sulla scheda elettorale. Tutto bene ma i partiti sanno cosa significa affrontare una campagna elettorale. Conoscono benissimo l’enorme quantità di denaro che occorre per farsi conoscere e girare nelle piazze del proprio collegio. Come può, il signor Rossi, amato e stimato nel suo quartiere per avere fama di essere uomo integerrimo e competente competere con i “capoccia” di lungo corso dei partiti che dispongono di cassa e mezzi? Il signor Rossi, ecco qui la demagogia pura e semplice propinata, non ha di fatto alcuna possibilità di potercela fare perché la competizione è improba e la riuscita impossibile. Ma un risultato invece l’ottengono i partiti che, predicando il voto democratico della preferenza piuttosto che la lista bloccata, sembrano agli occhi dei cittadini bravi e democratici mentre da marpioni della comunicazione imbrogliano meglio e carpiscono in pieno la loro buona fede. Essi ottengono i risultati della concessione democratica del voto con la preferenza dimostrando di essere per i cittadini senza imporre loro nomi e liste invece fanno comunque i loro interessi supportando in campagna elettorale i propri uomini offrendo mezzi di comunicazione e denaro sufficiente per fare fronte alle spese. Se in Italia non fosse così forte e presente la criminalità organizzata, il sistema delle preferenze potrebbe essere reintrodotto senza preoccupazioni, ma oggi purtroppo non è così ed allora le perplessità della proposta restano tutte in piedi sembrando, agli occhi degli addetti ai lavori, più uno specchietto per le allodole che una sana intenzione di carattere democratico. Pensiamo invece che è venuto il momento che i partiti, se vogliono continuare ad esistere, debbano assumersi le loro responsabilità selezionando in maniera capillare e responsabile la nuova classe dirigente regionale ed i nuovi parlamentari di domani che saranno chiamati a governare il paese nel futuro. Pensiamo parimenti che per fare questo essi debbano rispondere al paese delle loro scelte sbagliate per non aver saputo selezionare il meglio possibile e rispondere anche in termini penali per “responsabilità oggettiva” del comportamento fraudolento dei propri eletti. INSIEME è per l’introduzione della responsabilità penale e civile del segretario del partito a titolo “oggettivo” per il comportamento delinquenziale ed infedele dei propri membri di cui si è propagandato il nome ed incentivata l’elezione nell’esercizio delle funzioni pubbliche. La responsabilità oggettiva configura una situazione in cui il soggetto può essere responsabile di un illecito, anche se questo non deriva direttamente da un suo comportamento e non è riconducibile a dolo o colpa del soggetto stesso. Tale situazione costituisce una deroga al principio generale della responsabilità, affermatosi con la corrente filosofica del giusnaturalismo, il quale esige che ci sia un preciso nesso di causalità tra il comportamento dell’individuo e l’illecito stesso, perché possano derivare conseguenze giuridiche a carico del soggetto. Un difetto “in vigilando” di chi avrebbe dovuto controllare e stare attento per l’operato dei suoi eletti in lista. E’ questo un concetto assolutamente nuovo per la politica italiana che INSIEME di Salvatore Ferrigno può vantare di proporre per primo. Stazionando in un collegio estero e da lontano, la visione dell’Italia e delle sue faccende interne politiche è più chiara e meno contaminata agli occhi di Ferrigno. Si è fatto ricorso all’istituto della “responsabilità oggettiva” per esempio accusando e condannando quelle società calcistiche i cui tifosi si fossero macchiati di reati o avessero procurato danni attraverso manifestazioni violente che con il tifo sportivo nulla hanno a che fare. Pensiamo che i partiti, se vogliono avere quel ruolo che dicono essere fondamentale per la politica, debbano prendere atto che dovranno rispondere per l’operato di quanti siano stati eletti nelle loro file per porre in essere atteggiamenti attenti che vadano oltre la soglia di guardia normale. Devono finire i tempi in cui chi avrebbe dovuto garantire dell’operato e della buona amministrazione dei suoi, dice che non sapeva, non poteva sapere oppure non c’era. E’ venuto il tempo che i partiti lavorino seriamente sui territori per selezionare i migliori rappresentanti possibili, le migliori per qualità intrinseche ed estrinseche che non abbiano mai avuto a che fare con la giustizia men che meno per reati contro la pubblica amministrazione e dei quali e per i quali saranno chiamati a rispondere davanti alla legge. Con l’introduzione della “responsabilità oggettiva” dei partiti, si introduce una minaccia a saper e dover operare scelte oculate e, nello stesso momento, avere la consapevolezza di essere chiamati a risponderne davanti alla giustizia civile e penale per il comportamento illecito di questi. Assunzione di responsabilità dunque e non faciloneria spicciola da campagna elettorale solo per quantificare le percentuali di ingresso nelle istituzioni. Altro che predicare l’esercizio democratico del voto attraverso la concessione agli elettori del voto per preferenza che garantisce invece il ritorno favorevole della gente che crede nella favoletta ma che esime i partiti meglio e più di sempre da ogni tipo di responsabilità: “…che ne sapevo io che fosse un delinquente, la gente lo ha scelto democraticamente scrivendo il suo nome su una scheda elettorale…” diranno i segretari dei partiti a latrocini perpetrati. Ferrigno presenterà un progetto di legge sulla “responsabilità civile e penale oggettiva” a carico dei partiti per i comportamenti illeciti e fuorilegge dei suoi uomini eletti in cariche elettive nel paese colpevoli di essere stati corrotti o di aver malversato il denaro pubblico o di essersene appropriati indebitamente. Finisce così l’indecoroso comportamento dei capi partito che assistono inerti alla commissione di reati e di frodi commessi dagli uomini di cui hanno propagandato i nomi in campagna elettorale caldeggiandone l’elezione. Finirà e deve finire il: “…non c’ero, non sapevo, non potevo sapere e se c’ero dormivo…”dei segretari di partito.

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