Di Carlo Di Stanislao
Si sono da poco conclusi tre festival: due italiani e uno straniero, piccoli o comunque minori (rispetto a Venezia, Cannes, Berlino e similari), ma vere e proprie cicche per cine-appassionati.
Il 14 agosto si è concluso il Lucania Film Festival (LFF), con l’esibizione della “No Smoking Orchestra” nell’Arena La Salsa/Lombardi, nel centro storico di Pisticci , di fronte a 4mila spettatori con una performance artistica e teatrale nella quale la musica ha rappresentato solo uno degli elementi della esplosiva creatività di un ensemble in cui Kusturica si erge a show man di consumata esperienza.
Il giorno prima visita di Kusturica nei Sassi di Matera e poi a Casa Cava, per una intervista con Steve Della Casa e la trasmissione Hollywood Party di Radio Tre, nell’ambito dell’anteprima Materadio e, soprattutto, per dare enfasi (sarà il caso di prendere appunti su come si fa, per noi aquilani) alla sinergia fra l’evento ed il Comitato Matera 2019, che ambisce a candidare la città dei Sassi a capitale europea della cultura.
Quanto ai premi delle sezioni competitive, ben rappresentano l’internazionalità della kermesse, con le ambite “Elle” che hanno spiccato il volo verso Francia, Grecia, Russia, Norvegia, Svezia, Belgio ed Iran e Freydoon Najafi, cineasta iraniano presente al festival, che ha ritirato il premio speciale per il suo The Rooster e a Tuba Atalantic del norvegese Hallvar Witz, quello per il miglior film. In entrambi i casi pellicole che mostrano il potere dell’arte cinematografica di toccare l’invisibile, combinando al meglio e con grande ironia, script, immagine, suono e recitazione.
Per la sezione dedicata ai giovani cineasti vince Siberia mon amour del russo Slava Ros, che tratteggia con impeccabile padronanza di ogni elemento e ogni dispositivo cinematografico, il desiderio umano e il miracolo di un inatteso contatto umano.
Il premio per il film di animazione a Oh Willy. Belgio. Con la regia di Emma De Swaef e Marc James Roels; mentre vince, per la sceneggiatura, il francese I could be your grand mother; per la fotografia, ex-aequo, Parmi Nous e Killing the chickens to scare the monkeys e per l’interpretazione Alain Eloy per Nuit blanche e Christina Baltzi per il greco Zodiac.
La settimana prima si era concluso a Catanzaro la IX edizione del Magna Graecia Film Festiva, con la consegna delle ambite Colonne d’oro, realizzate dall’orafo crotonese Michele Affidato.
Le statuette sono andate a “La-bas” di Giulio Lombardi per la migliore opera prima, a Claudio Santamaria, migliore attore, per “Gli sfiorati” e “I primi della lista”, a Greta Scarano (“Qualche nuvola”) e Giulia Bevilacqua (“100 metri dal Paradiso”), vincitrici ex aequo del titolo di migliore attrice. Per la miglior regia la Colonna d’oro è andata a Francesco Bruni per “Scialla”, la miglior sceneggiatura è quella de “I primi della lista”: Davide Lantieri, Roan Johnson con la collaborazione di Renzo Lulli e la materna supervisione di Francesco Bruni. Il premio per la sperimentazione stilista, ideato da Ugo Gregoretti è andato a “Missione di pace”, mentre una menzione speciale della giuria è andata ad “Amaro amore” di Francesco Henderson Pepe.
Nei giorni precedenti altri premi sono andati ad Alessandro Haber e Nastassja Kinski, per la carriera e a Gaetano Curreri, leader degli Stadio, vincitore per la migliore colonna sonora per “Posti in piedi in Paradiso”, l’ultimo film di Carlo Verdone.
A Locarno, infine, vince a sorpresa il Pardo D’Oro, La Fille de nulle part di Jean-Claude Brisseau, dramma che vede protagonista Claude Morel nei panni di un professore di matematica che accoglie in casa una vagabonda (Virginie Legeay).
Due premi per When Night Falls, co-produzione tra Cina e Corea del Sud che ha incassato il Pardo per la miglior regia a Ying Liang e per la migliore interpretazione femminile ad An Nai. Infine, il Pardo per la migliore interpretazione maschile è andato a Walter Saabel per The Shine of Day di Tizza Covi e Rainer Frimmel, e la Menzione della Giuria al personaggio Candy nel film A Última Vez Que Vi Macau di João Pedro Rodrigues e João Rui Guerra da Mata.
Per la sezione Cienasti del presente il Pardo D'Oro è stato vinto da Inori, documentario giapponese del messicano Pedro González-Rubio, mentre Ape dell'americano Joel Petrykus (insignito anche della Menzione Speciale nella sezione Opera Prima) e Not in Tel Aviv di Nony Geffen si aggiudicano rispettivamente Miglior Regia e Premio Speciale della Giuria. Nella sezione Pardi di domani dedicata ai migliori cortometraggi internazionali si è visto il trionfo di Gabriel Gauchet per il suo The Mass of Men, vincitore del Pardino D'Oro, mentre il secondo gradino del podio con il Pardino D'Argento spetta a Nuclear Waste (titolo originale: Yaderni Wydhody) dell'ucraino Myroslav Slaboshpytskiy. Infine nella sezione Piazza Grande – dedicata alle assegnazioni del pubblico dal 2000 – l'ambìto Premio del Pubblico va a Lore di Cate Shortland, mentre il Variety Piazza Grande viene assegnato al francese Camille Redouble di Noémie Lvovsky.
Quanto agli altri premi si veda: .