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L’arte di Gianni Gennari su Avvenire

Gentile direttore, una volta si leggevano i libri e se non si era d’accordo sul loro contenuto, avendone la capacità, si stroncavano. Adesso va di moda stroncare le recensioni sulle quali non si è d’accordo, senza aver letto il libro recensito. E’ più comodo e più facile. E’ la seconda volta che Gianni Gennari sulle pagine di Avvenire si cimenta in quest’arte. Il 16 maggio se la prese con Massimo Teodori (recensione sul supplemento culturale de Il Sole), recentemente (27 luglio) con Giuseppe Pollicelli. Attacca l’autore della breve recensione (Libero del 25 luglio) arrivando a storpiarne il cognome, e attacca il sottoscritto. Scrive: “Un professore di religione che, pare anche con vari pseudonimi, scrive quasi tutti i giorni ai giornali…per dire male di quella religione che pure dichiara di aver insegnato forse fino alla pensione ma, sempre forse, da ciò che scrive non se l'è perdonato”. E’ vero che scrivo spesso lettere ai giornali, da questi (alle volte anche da Avvenire con risposta del direttore) puntualmente pubblicate, ed è anche vero che ricorro anche a pseudonimi (i giornali non amano far comparire spesso la stessa firma). E allora? Sono persuaso che ricorrere ad un mezzo innocuo per diffondere il proprio pensiero sia cosa buona e giustissima. Se Gennari avesse letto il mio saggio, si sarebbe accorto che sono io stesso a citare i miei preziosi collaboratori immaginari. Sono contentissimo d’aver insegnato religione nelle scuole medie superiori e ne ringrazio ancora il buon parroco, e il vescovo che mi affidò l’incarico. Ma qual è la mia vera colpa per chi da una vita è abituato a stare nel gregge e si scandalizza e si irrita se qualcuno osa uscirne? E’ quella di non credere alle belle Signore un po’ ciniche, un po’ crudeli, che chiedono a creature innocenti di portare il cilicio sulle tenere carni solo di giorno, oppure di bere acqua sporca di fango e sterco di maiali. E’ quella di non credere alle belle Signore che per prima cosa chiedono cappelle, destinate a diventare santuari, e quindi grossi, grossissimi affari commerciali. Scrivere libri su queste quisquilie, tenendo sempre presente la Parola del Cristo, non solo è giusto, gentile signor Gennari, ma anche doveroso. Se ne faccia una ragione.

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