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QUATTRO MESI DI PASSIONE

La “Spending Review” ha fatto più vittime del previsto. Vittimeinnocenti di un sistema che non ha tenuto conto della diversificazionedei “tagli” che hanno colpito tutti senza riuscire a sanare il debitopubblico. La recessione, come avevamo già evidenziato, non è statarallentata del vertiginoso aumento della pressione fiscale. Giusto èessere contro gli sprechi, ma nel modo equanime. Là dove sono presentibisogna tagliare, ma se non ci sono, ogni taglio risulta traumatico econtroproducente. Per il passato, in pratica sino allo scorso anno, i“freni” erano, in parte, garantiti dagli scontri tra i partiti e delleforze sociali. Poi, con l’intervento dei “tecnici” tutto si è adeguatoad una realtà che non ha mai tenuto conto delle reali problematichedell’economia italiana. Dai tagli programmati, tanto cari alprecedente Esecutivo, si è passati ai tagli generalizzati di Monti. Lastrada si è fatta maggiormente in salita; anche perché ci si e resiconto che gli “spreconi”sono proprio gli enti pubblici, piccoli ograndi, della Repubblica. Insomma, fare della filosofia sugli sprechi,che indubbiamente ci sono, può anche essere possibile. Tutt’altra cosaè il riuscire ad eliminarli. Ciò proprio per le differenti realtàeconomiche delle varie regioni d’Italia che, senza tirare in ballo lospirito federalista, non consentono comparazioni e giuste valutazionisu quello che serve e su quello che si butta. L’Esecutivo Monti hafatto quello che i politici non avrebbero mai osato. Con la “non “sfiducia, il Professore è riuscito ad imporre sacrifici tanto pesantida essere controproducenti. Il ragionamento è semplice: chi ha poconon spende perché non è più in grado di farlo. Chi ha ancora qualcosaevita di spendere per il timore di non poter far fronte all’immediatofuturo. Così, la macchina economica sì è inceppata proprio per il calodi liquidità con la conseguente brusca presa di posizione di tutte lecategorie di lavoratori ed imprenditori. Gli scioperi si sonosucceduti a valanga e molti altri ci saranno con l’iniziodell’autunno. La prossima stagione non sarà”calda”, ma invivibile peril blocco delle principali attività del Paese. La realtà è questa;anche se può essere controproducente metterla in evidenza in pienacanicola estiva. I tempi sono cambiati. Non esiste più uno Statocapace di pagare gli “interessi” sul suo stesso debito.Necessariamente, data l’aria che tira, si andranno a colpire le realtànazionali più importanti. Almeno secondo noi. Cioè lavoro, pensioni,istruzione e sanità. Il peggio deve ancora arrivare. Qualcuno, però,dovrà assumersi la responsabilità, anche politica, di non vanificarel’anno di privazioni che ci lasceremo alle spalle. Se la prossimaLegislatura non dovesse superare la prova della “Spending Review” nondurerebbe più di tanto. Insomma, più che una Pax politica, il Paese habisogno di una Pax economica. Come a scrivere che oltre ai “tagli” sidovrà trovare nuove scelte per evitare la possibilità, meno remota diquanto possa apparire, di un nuovo Governo”tecnico”. Con evidentedecremento per tutti; democrazia compresa.

Giorgio Brignola

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