L’opera di Napolitano ha convinto Monti ad abbandonare la (comoda) tentazione del voto anticipato in autunno. Negli ultimi giorni il Professore, complice l’atteggiamento interessato del Partito Democratico, aveva accarezzato il progetto di staccare la spina al suo governo con una rinuncia calcolata. D’Alema e Bersani sarebbero risultati i veri vincitori della partita, potendo andare alle urne ad ottobre o ai primi di novembre con l’attuale porcellum o un cambio di legge elettorale raffazzonato e dunque a loro favorevole.
C’è di più. Mentre ieri il Presidente del Consiglio ha dovuto ammettere che “finirà il suo lavoro” e dunque si dovrebbe giungere alla scadenza del 2013, il Pd insiste ad accusare il PdL di frenare il cambio della legge elettorale. Bersani e soprattutto D’Alema hanno provato a forzare la mano dello stesso Capo dello Stato, che è rimasto sul punto irremovibile. La trappola congegnata con un Monti indolente e disponibile, prevedeva di far saltare il tavolo e di andare alle urne in autunno con l’attuale sistema di voto attribuendone a noi la completa responsabilità!
La sapiente duttilità con cui abbiamo approvato al Senato il presidenzialismo, mentre alla Camera ci rendiamo disponibili ad una riforma che rimetta al centro l’elettore grazie alle preferenze sulla scheda, ha smascherato il gioco. Ed ha messo in ulteriore difficoltà Casini: da sempre favorevole al proporzionale con preferenze ma complice di Monti in questa fase.
Mentre da ieri nell’opinione pubblica non si parla più di Super Mario ma di un Mario minore (Monti) e di uno maggiore (Draghi), il premier è corso ai ripari. Prima ha dichiarato che terminerà il suo lavoro fino al 2013, poi si è avventurato sul terreno politico con una affermazione spericolata che si commenta da sola: “I mercati risentirebbero positivamente di una nuova legge elettorale in Italia!”.
Articolo tratto da ” Il Mattinale ” dell'On. Paolo Bonaiuti.
