Niente sbarramento antimafia in Sicilia, cariche pubbliche a collusi e indagati

La regione Sicilia permetterà ancora a imputati in processi per mafia, corruzione o concussione, di essere nominati ai vertici degli enti pubblici. Il giorno dopo le celebrazioni per il ventennale della strage che uccise il giudice Borsellino ecco il voto dell’Assemblea di Palazzo dei Normanni che scatena la bufera. Tutto parte da un emendamento presentato dal presidente della commissione antimafia regionale Calogero Speziale (Pd) che vieta al governo siciliano di affidare a chi è stato rinviato a giudizio per reati di mafia o delitti contro la pubblica amministrazione incarichi nei cda di enti e società controllati dalla Regione. Una norma che prende spunto dalle leggi nazionali che prevedono l’interdizione dai pubblici uffici a chiunque abbia subito condanne.

Ma al momento della votazione arriva la sorpresa. Un gruppo di deputati di Pdl, Pid e Mpa chiede che il voto sia segreto. Il voto nell’urna vede 39 no su 72 votanti. Norma bocciata. “Ci sono indagati fra i deputati che hanno chiesto il voto segreto”, ha commentato Speziale. E lo dice riferendosi a Riccardo Minardo (MPa) e Fabio Mancuso (Pdl), due deputati sottoposti a misure cautelari e tornati in libertà da poco in attesa degli sviluppi delle inchieste sul loro conto. Se fuori da Palazzo dei Normanni scoppia l’indignazione, chi ha bocciato la norma si difende. “L’emendamento proposto dal Pd era palesemente incostituzionale”, ha commentato Raimondo Maira del Pid. “Non veniva considerato il principio di presunzione di innocenza”.

Scrive oggi Giuseppe Lo Bianco su Il Fatto quotidiano: “Nelle scelte di amministratori, consulenti, esperti e via ‘nominando’, la fedina penale continuerà a non contare nulla. E pregiudicati, condannati e rinviati a giudizio continueranno a offrire i loro servizi alla pubblica amministrazione siciliana in cambio di robuste remunerazioni”.

Sembrano dunque valere le parole di Antonio Ingroia, pronunciate qualche mese fa a Marsala: “Il Parlamento siciliano – disse il pm – è lo specchio fedele di una società e di una classe dirigente profondamente inquinata, soprattutto ai piani alti, dalle collusioni con il sistema mafioso. Purtroppo non è una novità, né una sorpresa”

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