La Consulta conferma: l’acqua deve restare pubblica. Ora disinnescare le trappole di Monti

inShare.0L’IdV ha partecipato nel 2011 alla battaglia per l’acqua come bene pubblico e continuerà a vigilare, fuori e dentro il Parlamento, affinché siano disinnescate le trappole sparse dal Governo Monti per tradire la volontà popolare. La Corte costituzionale ha infatti dichiarato illegittimo l’articolo 4 della Finanziaria-bis, approvata nell’agosto 2011 dal Governo Berlusconi per tentare di cancellare con un colpo di spugna il voto espresso appena due mesi prima da 27 milioni di italiani. Con la decisione della Consulta, però, il problema si pone anche per gli interventi successivi di Monti, in particolare il cosiddetto ‘Cresci-Italia’ e la spending review, contenenti disposizioni che potrebbero contrastare con la decisione della Consulta. Gli italiani hanno detto no alla privatizzazione dei servizi idrici, il Parlamento deve rispettare questa decisione e non consentiremo al Governo di calpestare la democrazia dando il via alla speculazione su beni inalienabili.

La Consulta ha stabilito che il decreto dello scorso ferragosto ha violato l’articolo 75 della Costituzione, che vieta di ripristinare una norma abrogata da un referendum, ma la decisione a quanto pare investe anche le successive modificazioni, cioè quelle approvate da Monti in perfetta continuità con il suo predecessore. Ci siamo opposti al decreto sulle finte liberalizzazioni che ha fatto crescere solo gli introiti delle banche, delle assicurazioni e delle altre lobby, a partire da quella dell’acqua: un provvedimento debole con i forti e forte con i deboli. Per la stessa ragione non ci convince il decreto sulla spending review, che non tagli i veri sprechi delle Province, degli enti inutili e degli altri carrozzoni pubblici ma avvia una privatizzazione selvaggia dei servizi locali in contrasto con il risultato referendario. Lo stesso relatore del provvedimento ha ammesso candidamente che il problema esiste.

Allora si ponga subito rimedio, perché ci sono beni che appartengono alla collettività e devono essere sottratti al mercato e alla logica del profitto: l’unico risultato sarebbe quello di aumentare i guadagni di pochi potentati economici a spese dei cittadini. La straordinaria partecipazione registrata per i referendum del 12 e 13 giugno 2011 è la migliore dimostrazione di quanto siano importanti la partecipazione della società civile e gli strumenti di democrazia diretta. Per questo continueremo ad opporci ad un Governo che nessuno ha eletto e procede a colpi di decreti e fiducie, con una arroganza tale che le sue leggi non fanno in tempo ad essere approvate e già rischiano di essere incostituzionali.

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