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Il Processo. Atto secondo

Angela Savia Spiteri

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha affidato all'Avvocato Generale dello Stato l'incarico di rappresentare la Presidenza della Repubblica nel giudizio per conflitto di attribuzione, da sollevare dinanzi alla Corte Costituzionale nei confronti della Procura della Repubblica di Palermo per le decisioni da questa assunte sulle intercettazioni (indirette) delle conversazioni telefoniche del Capo dello Stato, perchè lesive di prerogative attribuitegli dalla Costituzione.
Il Presidente ha ritenuto doveroso intervenire per “evitare si pongano, nel suo silenzio o nella inammissibile sua ignoranza dell'occorso, precedenti, grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore immuni da qualsiasi incrinatura le facoltà che la Costituzione gli attribuisce”, citando chi lo succedette in carica, Luigi Einaudi, riconosciuto esimio, secondo, Presidente della Repubblica tra il '48 ed il '55.
Chapeau! Splendi Saggezza. Trionfa Solennità.
Niente più della citazione storica trasmette cotanta imponenza e magistralità. Diviene invocazione sacerdotale e ogni parola, leggendola, si trasforma in colonna di maestoso antico Tempio. Vieni Zeus a fulminare con la tua folgore infuocata l' empietoso Capaneo che investe le mura con tremende minacce!
Dimostra la tua forza. E' per il bene della città. E' per la sua salvezza!
Anche se una considerazione andrebbe fatta sulle possibilità della persona fisica del successore, non mi soffermo e la mia prima riflessione ricade sulla natura vile, sconsiderata, scellerata di quest’azione.
Vile perché è un’ insulto alla Costituzione. Anzi, alla Memoria della Costituzione e suo spirito.
E’ innegabile oramai un processo di svuotamento di fatto della Sua funzione di garanzia per i cittadini di questo Stato e della Sua operatività. L’esempio più attuale è l’introduzione del famoso principio del pareggio di bilancio nella Nostra Carta con legge costituzionale n.1 del 20 aprile 2012 dal Senato con 315 voti a favore.
Ebbene, nulla quaestio se il procedimento sancito all’art. 138 della Costituzione operasse in un parlamento i cui 2/3 (tutti!) dei componenti fossero espressione reale e tangibile della Volontà popolare (ne fossero i Rappresentanti!) e magari in un regime di informazione intelligente, libera e devota alla sua funzione. Ma, è evidente a tutti che così non è! E non è così già da tempo! E non mi soffermo a dimostrare che così non è. Basta prendere atto del silenzio con cui è passata questa riforma o guardare alle ultime elezioni amministrative o anche soltanto parlare con il vicino di casa e tutto si commenta.
Altro esempio del non valore della volontà popolare reale è lo scempio che si è fatto referendum popolari!
Non esiste la Volontà popolare! Non esiste Volontà popolare rappresentata in Parlamento! Non esiste Popolo Italiano rappresentato in Parlamento!
Il Popolo Italiano in questo momento non ha un Parlamento e men che meno un Governo che lo rappresenti e l’intervento del Presidente della Repubblica (e mi si stringe il cuore perché Lui è il Padre di questa Italia!) va in questa direzione. E va in questa direzione perché interferendo in un processo che ha portata storica per l’Italia, è stato inferto un’ennesima ultima pugnalata per la rinascita democratica del nostro e ha esposto gravemente i magistrati (che in questo processo, non dimentichiamo, rischiano già la vita come) e, ancora una volta, lo Stato avrà lasciato da sola la magistratura nella lotta contro la Mafia.
Il rischio insomma, è che si possa tornare allo stragismo mafioso para-statale. E invito i giornalisti a non ingannare i lettori con facili polemiche e conclusioni indotte sugli ultimi interventi del magistrato Antonio Ingroia e macchiarsi di complicità! E’ un gioco pericoloso che abbiamo già sperimentato in Italia.
Se, e dico se, un Paese nuovo è possibile le reticenze omertose, gli intrighi e le menzogne, su cui si fonda la seconda Repubblica, devono essere rese manifeste attraverso un giusto e coraggioso Processo, “a valenza erga omnes”, necessario perché prevalga la Res Publica.
Lo scriveva Pasolini nel ’75 dalle pagine del Corriere (e il titolo dell' articolo è in suo onore e memoria!). Gli Italiani vogliono sapere il Perché! E ancora un altro Perché!
E se in questo caso, il perché passa per conversazioni captate del Presidente della Repubblica nel corso di intercettazioni telefoniche effettuate su utenza di altra persona (cito il decreto), bene allora che di queste intercettazioni sia il giudice a valutare, garantendo e facendo salve le Prerogative del Popolo Italiano, tanto più che – dice il Dott. Antonio Ingroia – “non ci sono intercettazioni rilevanti nei confronti di persone coperte da immunità”! E se c’è, perché c’è e c’è stato, un conflitto d’interesse da sollevare è quello tra Stato e Mafia!
L’ennesima prova, poi, che la politica non sia più Politikè arriva dalle dichiarazioni, con eccezioni intendiamoci, dei Bravi che si affrettano a prestare plauso e a compiere essi stessi invocazione, arrivando a chiedere addirittura l’intervento del Csm e del Guardasigilli.
“O nostri dei,
tracciate intorno alla città un cerchio di salvezza,
dimostrate quanto l’amate!
Pensate ai sacri riti celebrati dal suo popolo,
abbia teli cari e difendeteli.
Ricordatevi dei molti sacrifici che la città vi ha offerto.”
Se ci fossero stati politici seri competenti e responsabili in Parlamento, avrebbero provveduto a disciplinare la materia delle intercettazioni. Ma così nuovamente non è!
Il problema difatti non è istituzionale ma politico. E quello che si palesa è tremendamente tragico, inquietante ed isterico. E paradossale. E allora, diceva Einaudi, “amante del paradosso è colui il quale ricerca e scopre la verità esponendola in modo da irritare l'opinione comune, costringendola a riflettere ed a vergognarsi di se stessa e della supina inconsapevole accettazione di errori volgari.” Il Presidente della Repubblica forse avrebbe dovuto rispolverare questa di frase e di questa frase farsi portavoce!

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