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Confindustria Puglia sul Piano riordino ospedaliero

“I privati costano la metà ma pagano il doppio”
Il comparto traina l’80% dell’economia regionale. Inevitabili le ricadute occupazionali

Un posto letto privato in Puglia costa 103mila euro contro i 206mila euro di uno pubblico. Ciò nonostante, il nuovo Piano di riordino della Regione Puglia prevede una doppia mannaia per il comparto della sanità privata: riduzione del tetto di spesa e taglio di posti letto. Una palese contraddizione: chi costa la metà paga il doppio.

E’ la sintesi della posizione di Confindustria Puglia sentita in audizione, martedì scorso, dinanzi alla Terza Commissione del Consiglio regionale sul Piano di riordino. Il delegato, dott. Giuseppe Speziale – presidente della sezione barese della sanità privata di Confindustria – in accordo con la presidenza di Confindustria Puglia, ha illustrato le ragioni del “no” al taglio di 300 posti letto nel comparto privato.

Il punto è che “in una regione dove oltre l’80% del bilancio regionale si fonda sulla sanità, con contestuale legame di un tessuto imprenditoriale legato a tale tipo di economia, va da sé che tale decisione penalizza chi dovrebbe essere un motore trainante per lo sviluppo, considerato al contrario un nemico del sistema”.

Sempre in tema di dati, si precisa come è impensabile chiedere continui sacrifici a chi rappresenta poco più del 10% della spesa ospedaliera della Regione Puglia. Il Piano di rientro ha comportato, per il comparto sanità privata, una riduzione complessiva di oltre 47 milioni nel triennio 2010-2012, cui occorrerà aggiungere l’ulteriore stangata decisa dal decreto della spending review che ha previsto una ulteriore riduzione dei budget.

“Il comparto sanità privata vuole rappresentare un’opportunità in una Regione che vive un momento di crisi. Ed è per questo – sottolinea Confindustria – che ci aspettiamo un approccio più realista e meno condizionato dai luoghi comuni che rischiano di compromettere un sistema in cui, comunque, i privati fanno la loro parte”.

Non va dimenticato che non più tardi di un mese fa, nel corso della presentazione del primo registro cardiochirurgico, la stessa Agenzia regionale sanitaria ha dato atto dell’apporto dei privati in una disciplina che faceva registrare una serie di esodi verso regioni del Nord. “Sui conti regionali – evidenza Confindustria – incidono i volumi per tipologia di prestazioni che le Asl acquistano dalle case di cura private e l’incidenza è tanto più alta se le stesse prestazioni vengono acquistate ed eseguite da altri fornitori pubblici extra regione a costi che risultano più elevati rispetto alle tariffe della case di cura”. La conseguenza – e il paradosso – è che la riduzione delle prestazioni rese dal privati ricadrebbe sul sistema pubblico creando un effetto boomerang sui conti regionali.

A tutto ciò si aggiungano le gravi ricadute sul fronte occupazionale. “Finora le imprese si sono fatte carico dei debiti derivanti dal taglio dei budget senza far gravare nulla sui lavoratori. La situazione, adesso, si è fatta insostenibile. Saranno inevitabili, e sofferte, come purtroppo sta già accadendo, decisioni sul fronte occupazionale”.

CONFINDUSTRIA PUGLIA

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