STAMPA, POLITICA E SANITA’. COSA PENSO OGGI DELLE TRE ISTITUZIONI

Un collega della nostra redazione di Londra, qualche giorno fa, commentando un mio pezzo relativo ad alcune mie critiche mosse alla stampa di oggi, mi ha risposto pubblicamente, in maniera condivisibile in toto, dicendo che oggi ci sono due stampe: quella giornalistica e quella…civile, confermando una mia pregressa, ma anche generalizzata opinione.

Ormai tutti ci siamo infatti resi conto che più della metà della stampa di oggi nuoce alla collettività non essendo affatto obiettiva e corretta, ma prevalentemente interessata e deviante tanto da determinare, non solo sconcerto e confusione, ma spesso anche gravi danni alle persone oneste e per bene, salvo poi rimediare con un paio di righette, quasi sempre poco evidenti, i guai commessi per fare scoop, per uscire prima degli altri giornali e per molti altri motivi di bassa lega che sarebbe troppo lungo elencare. Da questo tipo di stampa, di tipo giornalistico, ormai ne abbiamo tutti piene le tasche anche perché, detta stampa , oltre a deviare le fasce deboli della collettività poco addentro ai vari problemi quotidiani socio-politici-economici, arreca danno anche alla stampa civile: né è prova provata che il lettore, preso da un certo smarrimento confusionale, si stanca e, come abbiamo avuto modo di appurare, ultimamente non compera più ne questa ne quella, arrecando danno pertanto a tutte e due. Sarebbe necessario, ma è un’utopia, che la finanza, i poteri forti, stessero lontani dalla carta stampata o, quanto meno, fossero seri, evitando forzature per…incrementare il mercato e non già per far conoscere la verità vera. Ma questo mio discorso è nient’altro che la…riscoperta dell’acqua calda.

Che dire della politica ? Il semplice fatto che essa, insieme con la stampa giornalistica, quindi non quella civile, operino in sinergia fra loro in funzione degli interessi che vogliono portare avanti, sempre molto distanti se non agli antipodi rispetto a quelli della gestione del bene comune che sarebbe compito della politica seria, mi esenta dal continuare su questo filone. Anche qui, ovviamente, ho riscoperto l’acqua calda. Ma se nessuno la riscopre mai, dove andremo a parare ?

E vengo alla sanità, argomento che tratto da almeno un decennio, dicendo che questa istituzione, con a capo i politici di turno, va rimodellata sul territorio in quanto, così come è concepita ora, sembra essere più utile agli operatori che al malato, specie con riferimento al medico di base, diventato ormai a tutti gli effetti un amministrativo più che un sanitario, malgrado le indiscusse professionalità.

A mio avviso, ma oggi purtroppo non è così, quando una persona sta male, magari percependo solo un sintomo apparentemente insignificante, deve aver la possibilità di consultare subito il medico e non, come succede oggi, dover aspettare che quest’ultimo riceva nelle ore e nei giorni fissati nel corso della settimana per poi essere dirottato altrove, negli ospedali o altri centri sanitari, perché così non si fa prevenzione, ma si certifica il male, quando non sia addirittura l’avvenuto decesso. Altro che, meglio la prevenzione che la cura, come suggeriscono gli Istituti superiori di sanità. ! Qui, si agisce in modo diametralmente opposto. Ci sono i “pronto soccorso” si obietterà. D’accordo, ma l’infermiere che ti riceve, magari dopo aver aspettato anche delle ore, non è sempre in grado di stabilire se, chi ha bisogno di essere visto, va inquadrato nel codice bianco,verde rosso…siamo matti ? A volte, un semplice prurito in zona toracica, allo sterno, potrebbe essere sintomo di imminente infarto !

Un amico dell’Emilia-Romagna mi scrive che le ASL di lì pare stiano già insistendo con i medici affinché si uniscano e formino centri medici, funzionanti 24 ore su 24 (se non vado errato ciò era stato proposto anche a Belluno) ma pare che, per tutti, il problema (sarà vero ?!) sia costituto dal costo dei laboratori di analisi e di diagnostica e quindi tutto resterebbe sul cassetto dei propositi..

A mio avviso, invece, ciò non conviene ai medici che, come tutti gli altri professionisti, dovrebbero spendersi nel mercato della sanità: la meritorietà professionale, alias meritocrazia, gratificherebbe automaticamente se stessi e sarebbe certo più apprezzata anche dagli stessi pazienti. Che pagherebbero volentieri, pur di avere subito una visita. Come se – verrebbe da dire – che oggi, non si paghi già abbastanza, attraverso le tasse, il servizio sanitario regionale- nazionale.!

Forse il costo sanitario nazionale diminuirebbe di molto, posto che la classe medica non ne approfitti e non si metta di mezzo ancora una volta quella burocrazia politico-sanitaria, appannaggio della vecchia INAM che, tutto sommato, per certi versi, difficile a dirsi, era ancora migliore delle attuali ALS che di certo non stanno coniugando oggi la sanità con il territorio: i tanto decantati manager istituzionalizzati politicamente per risparmiare, hanno offerto infatti risultati scadenti sia nei servizi (malgrado l’eccellenza della classe medica italiana) che nel risparmio sanitario nazionale; anzi, si è ottenuto tutto il contrario attraverso la impersonalizzazione dei servizi, la scomparsa della figura del medico di famiglia che, molto verosimilmente, era dal punto di vista terapeutico molto più efficace rispetto agli attuali ambulatori, più amministrativi che sanitari.. e, come detto dianzi, hanno prodotto dei costi esponenziali che, nemmeno le vecchie Inam, avevano mai toccato.

Sistemare queste istituzioni non sarà facile, ma fortemente improbo.

ARNALDO DE PORTI

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