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Passera ministro dello Sviluppo economico virtuale

Che l’Italia è un Paese tragicamente fermo, a crescita sottozero, ormai lo sanno anche i sassi, del resto basta guardarsi un po’ attorno per vedere il drammatico stato di salute della nostra economia. Il bollettino di ‘guerra’ che puntualmente arriva dal fronte del lavoro e delle imprese conferma solo che la situazione è già ben oltre il limite: ogni giorno chiudono 42 aziende, la produzione industriale è crollata ad aprile del 9,2% rispetto a un anno fa, il tasso di disoccupazione è a livelli record.
In questo quadro le parole valgono zero, le promesse sono carta straccia: ci vogliono certezze, servono misure urgenti che rimettano in moto il Paese. Il governo queste cose le sa bene, eppure dopo tanti annunci un provvedimento fondamentale come il decreto Sviluppo non è ancora pronto. Un ritardo gravissimo, una porta sbattuta in faccia alle tante imprese in difficoltà che non possono aspettare ancora.

Invece per il governo la crescita può attendere. Di rinvio in rinvio se ne parlerà chissà quando, visto che lo scontro tra il ministro Passera e la Ragioneria di Stato sul decreto Sviluppo non lascia spazio all’ottimismo. E il rischio, se non la certezza, è che alla fine la montagna partorirà il classico topolino, ossia un provvedimento povero di contenuti e sostanzialmente inefficace.

Passera afferma che sul decreto è pronto a metterci la faccia, ma Passera la faccia su questo l’ha già persa da tempo. La domanda semmai è una: che ci sta a fare al governo se come ministro per lo Sviluppo economico non riesce a far approvare misure per la crescita? Ormai è il ministro dello Sviluppo economico virtuale. A questo punto, visto l’imbarazzo in cui si trova, farebbe bene ad occuparsi d’altro.

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