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Non ci sarà periodo “feriale” per l’Esecutivo Monti. Il deficit nazionale non consente differente condotta anche nei canonici mesi estivi. Con l’autunno, ci aspettano altre incognite sul fronte dell’austerità. Intanto, i politici tentano d’uscire allo scoperto. L’insofferenza è palese. Altro che elezioni nel 2013; c’è chi le vorrebbe entro l’anno. Anche se, a titolo personale, non ne siamo riusciti ad apprezzarne l’utilità. La crisi politica, subito rientrata, non ha dato tregua a quell’economica. Il cambio della guardia Politici/Tecnici ha solo accelerato i tempi di una situazione della quale solo ora siamo in grado di valutare i primi effetti. Berlusconi ha lasciato nel momento meno opportuno del suo mandato. Se fosse stato veramente sicuro dei suoi Ministri economici, la Maggioranza parlamentare, per arrivare al 2013, non sarebbe mancata. Invece, tutto è precipitato in maniera atipica. Ora che c’è un'apparente tregua politica, i tecnici possono sempre contare sulla “non” sfiducia. Chi oserebbe negarla? Meglio che siano i Tecnici a barcamenarsi; anche se sono i politici che approvano tutto; anche oltre il più banale ripensamento. Non è ancora chiaro, nonostante i mesi trascorsi, quale manovra abbia escogitato il nostro Capo dello Stato per trasformare un Senatore a vita in un Presidente del Consiglio. Per noi, che non viviamo la realtà del Palazzo, il mistero resta fitto. Dopo le illusioni di un’Italia meno povera, si è tornati ad un “giro di vite” che neppure ai tempi d’Amato era stato escogitato. I servizi sociali, quelli di pubblica utilità, sono stati i primi a soffrirne. Tutto il resto, che non è poco, non è stato risparmiato. L’idea di Berlusconi di uno Stato Liberista si è tramutata nel concetto di Stato Riformista. Nel senso più proprio del termine. In pochi mesi, sono rincarate le aliquote IVA, le accise sui combustibili, la riforma, pur se parziale, dello Statuto dei Lavoratori, la riforma del nostro sistema previdenziale. Se avesse avuto interesse economico, anche la riforma del nostro Sistema Elettorale con Monti avrebbe trovato la sua sistemazione. L’assetticità dell’attuale Esecutivo ha dell’irreale. Ogni parola è soppesata, ogni intervento diligentemente esaminato. Intanto, i politici continuano ad essere comparse su una scena la cui drammaticità non può essere sottovalutata. Ciò che à stato impossibile ai partiti ed alle loro alleanze di cordata, è stato raggiunto da un gruppo d’uomini che, sino all’autunno scorso, avevano interessi assai diversi da quelli dello Stato. Ora ci sarebbero tutte le premesse per un sostanziale rinnovamento senza dover più ricorrere alle solite alchimie politiche. Intorno ai grandi problemi del Paese, si muove il sottobosco degli “inutili” che non vorrebbero essere considerati tali. Certo è che le illusioni appartengono agli uomini del secolo scorso. Oggi sono i fatti, soprattutto economici, che contano. La situazione non è cambiato dal fatidico scorso novembre. I problemi del Paese ci sono ancora tutti e, forse, se ne sono aggiunti degli altri. Col 2013, volenti o no, ci attendono le incognite di una politica “nuova”, ma necessariamente asservita a quella che pensavamo d’esserci lasciata alle spalle.

Giorgio Brignola

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