Presentato con successo nuovo libro del poliedrico artista Giuseppe Messina

Nino Bellinvia

Nei giorni scorsi nello storico “Salone delle Bandiere” del Palazzo Comunale di Messina è stato presentato con successo il nuovo libro di Giuseppe Messina dal titolo “Ulisse destino di se stesso” (Poemetto per un atto unico teatrale con prefazione della poetessa Roberta Tomaselli Arrigoni), stampato a cura del gruppo di giovani del “Movimento per la Divulgazione Culturale” di Barcellona Pozzo di Gotto.

Rosario Fodale, presidente di “Messina Web” è stato il coordinatore della bella serata culturale. Per prima ha passato la parola alla prof.ssa Maria Torre, la biografa del maestro Messina, da lei stessa definito “artista poliedrico, dalla vulcanica vitalità e creatività”. Si è quindi soffermata a citare le parole di Nicola Alosi, giornalista di RAI 3, in occasione della presentazione del poema “La leggenda di Omero”. “Giuseppe Messina è un sorriso, lui è così, una bocca che sorride. Ma state attenti (ha detto allora il giornalista) perché è il tipo più ricco tra i tanti sorrisi possibili. Quest’uomo è un incantevole folle per le enormità delle imprese artistiche in cui si imbarca, però se poi si guarda alle cose con minore superficialità, mentre Pippo Messina parla della sua nuova grande idea – che può riguardare, indifferentemente e con la stessa forza travolgente, la scrittura, la pittura, la scultura, oppure niente di tangibile, un’idea e basta, un’idea bellissima e smisurata – bisogna argomentare oltre. Quello è il sorriso vigoroso dell’eterno fanciullino, il sorriso dell’arte e dell’artista. Pippo Messina è colui che fa vivere e vedere quello che altrimenti non avremmo visto e vissuto”.

La prof.ssa Torre ha quindi proseguito parlando delle opere pittoriche, delle sculture in legno, in pietra, in ossidiana e quelli in bronzo per i monumenti allo storico di Barcellona Pozzo di Gotto, Nello Cassata, e all’eroe Luigi Rizzo, istallato sul porto di Milazzo, ma anche di quelle realizzate per illustrare il suo stesso poema “Odissea ultimo atto”. Ha anche citato le opere teatrali da lui scritte e messe in scena: “Lamento per Placido Mandanici”, “Nel segno di Socrate”, “Non sono Cyrano di Bergerac” ed altri.

La biografa ha concluso menzionando gli importanti riconoscimenti ricevuti dal maestro Giuseppe Messina: la Medaglia d’Oro del Senato della Repubblica per i tre poemi (i già citati “Odissea ultimo atto” e “La leggenda di Omero” e “Stirpi di Atlantide”); la targa d’argento del Presidenza della Repubblica per i suoi 40 anni di attività artistica; il trofeo dell’assemblea Regionale Siciliana per i suoi 45 anni di attività artistica.

Rosario Fodale ha poi presentato il relatore, lo scrittore Carmelo Eduardo Maimone, che si è rivelato essere uno studioso del pensiero filosofico di Giuseppe Messina scrittore. Fodale ha esordito spiegando che il motore che fa muovere i passi a Giuseppe Messina è il desiderio di svelare la “Gnosi” attraverso lo studio e la ricerca, perfettamente cosciente che nulla è come appare. “Ecco allora che l’accostarsi alla filosofia Gnostica, per il Messina, non si limita al pensiero Alessandrino – in quanto, come risaputo, gran parte degli scritti che a noi pervengono qui trovano Custodia, – ma il bisogno di dare un messaggio primigenio lo spinge a ricercare oltre quello che è il limite posto da quella che comunemente si considera l’origine del pensiero Gnostico”.

Il Maimone ha parlato di un Messina “Reduce dal suo eterno peregrinare, tempo in cui sono materializzate le tante domande, i dubbi, le rade risposte che hanno visto nascere idee, opere, poemi, espressione e fermento di un animo turbato, combattuto, ma anelante alla luce, il pensiero poggia ancora per donare; viene così alla luce “Ulisse destino di se stesso”, un poemetto il cui filo conduttore lo ricollega alle opere già partorite e dalle quali m’appare evidente come legato ad un cordone ombelicale: l’autore non ha mai avuto distacco, vero è che questo libro sembra aggiungersi ad un ciclo del quale già fanno parte “Odissea ultimo atto” e “La leggenda di Omero”, una trilogia, temporanea certamente, che rappresenta un felice momento prosaico e poetico dell’autore, il quale, attraverso un linguaggio metaforico, e spesso animando mondi arcani, percorre e trapassa il mito, la leggenda, fa rivivere le gesta degli eroi, degli dei, e cosparso il poema del gesto Atride, di quel linguaggio omerico, ben ci porge dal suo essere il sedimento”.

Il relatore ha concluso con la citazione dei versi finali del poemetto: L’umile giunco si flette // se sopraggiunge la piena. // L’uomo neppure riflette, // segue la sua sirena.

A questo punto, tra la prima e la seconda parte della serata, è intervenuto il maestro Alessandro Monteleone che con la sua chitarra ha eseguito “Kojun baba”, un brano del 1985 in tre aree, della durata di circa 10 minuti, composto dal musicista Carlo Domeniconi, il quale, amante della musica spagnola, vissuto per un periodo di tempo in Turchia, ha composto musica straordinaria combinando una fusione tra la musica spagnola e quella turca.

Si è trattato di un momento meraviglioso, estasiante, in cui sembrava di sentire un concerto di almeno cinque chitarre, tant’è che alla fine l’applauso dei presenti pareva non dovesse finire.

Il coordinatore della bella serata, ha poi dato il microfono alla poetessa Fortunata Cafiero Doddis, la quale ha tracciato una breve testimonianza sulla figura di Giuseppe Messina. Ha avuto, così per dire, facile compito di rivangare tra i ricordi. Tra l’altro ha fatto notare la coincidenza di date. Infatti era il 26 maggio del 2007 (giorno della presentazione del libro 26 maggio 2012), quando nella parrocchia di Santa Maria di Loreto a Barcellona Pozzo di Gotto avveniva l’ostensione e la presentazione al pubblico di un grande dipinto realizzato da Giuseppe Messina alla spalle della statua della Madonna.

La Doddis, quella volta conduttrice della manifestazione, per l’occasione ebbe a cantare, quale soprano, alcuni piacevoli ed apprezzati brani.

Poi è toccato alla prof.ssa Teresa Rizzo, poetessa e pittrice, presidente dell’Accademia “Amici della Sapienza”, scavare tra i ricordi e attestare la sua ammirazione per l’artista Messina, il quale, a suo parere, con quest’ultimo libro dimostra di avere raggiunto un ulteriore importante livello tanto che lo ha definito “uno straordinario pensatore dalla elevata crescita intellettiva e artistica”, i cui successi sono meritati, dal momento che sono frutto di un serio e costante lavoro di ricerca che lo hanno portato ad andare al di là di tanti difficili traguardi, rimanendo tuttavia una persona umile e disponibile al confronto.

In chiusura è stata data la parola al maestro Giuseppe Messina, il quale non ha inteso aggiungere altro a quanto detto dagli intervenuti. Ha voluto soltanto ricordare la ricorrenza dell’assassinio del giudice Giovanni Falcone e della moglie ed ha ritenuto opportuno leggere una sua poesia in dialetto siciliano, pubblicata nel 1980 in una sua raccolta: “Puru chista è storia”.

La poesia s’intitola “Ballata”.

Non c’è mancu bisògnu di pinsàri, / veni sùbutu a voglia di cantàri / sapèndu a stòria di siciliàni / c’hannu statu trattàti comu i cani. // Sicilia, terra ricca di calùri, / nascèru da tò ventri i traditùri, / niautri i chiamàmu mafiosi / e sunnu a virgògna di stu paìsi. // Scrivèmula assemi ‘sta ballàta / chi di tutti avi a èssiri cantàta pi ddu / lamènto di cu mori e dici: / “Non sunnu vani i me sacrifici”. // È veru, si / la sprimèmu sangu nesci / di sta terra chi nni fici e nni crisci; / sangu / di tutti l’òmini sfruttàti / chi àlzanu a testa e mòrunu sparàti. // L’amu / a cuntàri a tutti sti turmènti / c’hannu passàtu i pòviri ‘nnucènti / pi mmanu di solìti “pupari” / chi nni vonnu ‘mpidìri di pinzàri. // Sbigghìamunni, picciòtti, tutti quanti, / cantàmu ‘ncòru ‘nfacci di brigànti, / pigghiàmunnni a nostra dignità, / luttamu pu travàgghiu, a paci / e a libirtà.

La serata si è conclusa con la consegna al maestro Giuseppe Messina di due doni: uno da parte del prof. Pippo Labisi, storico-dialettologo, consistente in un francobollo d'argento con l'effige del “Longano”, simbolo di Barcellona Pozzo di Gotto e, l’altro, consistente in una targa d’argento da parte di “Messina Web”, consegnatagli dal vice Presidente Salvatore Costa (ved. foto).

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