inShare.0Share11Leggo ormai con una certa frequenza voci confuse a proposito della nostra posizione sulla riforma costituzionale in esame in commissione Affari Costituzionali al Senato. Si tratta di una bozza presentata dalla maggioranza, Alfano+Bersani+Casini per intenderci. Vi dico subito che è una riforma invotabile per molte ragioni, sia di metodo che di merito.
Innanzitutto il metodo. Pensare che i tre segretari dei partiti che sostengono Monti si vedono in riunioni più o meno segrete e decidono, col bilancino dell’io do una cosa a te e tu una a me, come stravolgere la Costituzione, non mi piace a prescindere. Il testo, scritto fuori dal Parlamento, è così arrivato più o meno blindato in Senato e ha l’ambizioso compito di riscrivere una parte sostanziosa della nostra Carta, quella che le migliori menti del nostro Paese impiegarono circa due anni a scrivere in un luogo pubblico: l’Assemblea Costituente regolarmente eletta.
Immaginare poi che questa riforma venga approvata da una maggioranza parlamentare che supera ampiamente i due terzi, impedendo così ai cittadini di esprimersi, mi sembra un atto di arroganza. Non ho usato a caso l’aggettivo parlamentare. Se andiamo a leggere qualsiasi sondaggio o vediamo i risultati delle ultime amministrative, Pd, Pdl e Terzo Polo non rappresentano più i due terzi del Paese e forse, tutti insieme, non superano il 50%. Sono convinto che, per fortuna, questa riforma non andrà in porto. Alla fine della legislatura manca troppo poco e la doppia lettura rende i tempi strettissimi. Ma, se proprio questa maggioranza artificiale dovesse portare a casa la riforma, almeno eviti di farla passare con i due terzi dei voti e chieda ai cittadini se sono d’accordo.
E passiamo al merito. Innanzi tutto la riduzione dei parlamentari. Siamo stati accusati di non averla votata. In realtà è esattamente il contrario. La proposta di ABC prevede la riduzione da 630 a 508 deputati e da 315 a 254 senatori. Come potete vedere è una riduzione risibile e il nostro capogruppo in Commissione, Pancho Pardi, ha presentato un emendamento perché la riduzione fosse seria, chiedendo il dimezzamento, unico modo per dare un senso vero all’impegno di ridurre i costi della casta. La maggioranza che sostiene Monti lo ha bocciato.
Mentre sto scrivendo le agenzie di stampa riportano che domani Berlusconi manderà gambe all’aria questa riforma, ne presenterà un’altra completamente diversa, che è scritta per lui, per consentirgli di candidarsi alla Presidenza della Repubblica. Ma perché il PD non lo manda a quel paese insieme al suo fido compare Angelino? Ne riparliamo nei prossimi giorni.