“Il flusso informatico sempre più incalzante finisce per disorientare la pubblica opinione”, ha detto domenica scorsa il Card. Bagnasco. Ed ha ragioni da vendere perché, come ho detto pure io ieri l’altro anche su “Politicamentecorretto”, oggi la stampa non adempie più alla sua precipua funzione che è quella di registrare la notizia, ma spesso essa esercita un’azione deviante in funzione degli interessi sottostanti che non sono sempre quelli che si riferiscono alla fondatezza della notizia, ma agli obiettivi di chi la registra. Per apparire infatti, si privilegia, ad esempio, il contorno “libidinoso” di un fatto rispetto a ciò che andrebbe davvero detto, con la conseguenza, abbastanza frequente, di cambiare i connotati di chi è oggetto della notizia stessa, salvo poi, in caso di errore, inserire uno striminzito e ridicolo trafiletto di modifica, dopo aver creato il guaio e magari infangato una persona. E questo succede tutti i santi giorni, anche in diretta tv.
Va detto che la stampa oggi procura molti e molti guai di ordine sociale in quanto, a volte, raccontare la notizia in una certa maniera, significa creare ed alimentare un effetto simulazione: un esempio, per capire meglio. Una volta c’era chi buttava giù sassi dai vari cavalcavia e di lì a poco sono stati in molti ad imitare questa azione esecranda che ha determinato anche la morte; oggi, per fare un esempio molto in auge, c’è chi si ammazza eccependo la mancanza di lavoro e, difficile a dirsi, pare che questi atti siano in continuo aumento da quando la stampa ne ha parlato, fatte salve le eccezioni sia da una parte che dall’altra. A mio avviso, la vita è troppo preziosa per togliersela e penso che in aggiunta alla causa ufficialmente dichiarata, alias mancanza di lavoro, ci sia anche qualche altra componente che spinge a compiere questo gesto atroce. Molto verosimilmente, se la stampa spendesse qualche parola in funzione della vita…non sarebbe augurabile ?
Oggi non ci si può improvvisare giornalisti solo perché si sa scrivere correttamente in italiano, perché altrimenti, atteso che in Italia più o meno tutti sanno scrivere, tutti dovrebbero allora etichettarsi giornalisti.
Il guaio è che, soprattutto nelle piccole redazioni, arrivano collaboratori che, pur di vedere la loro firma nelle pagine dei giornali, si accontentano di 20-30 Euro a pezzo, scrivendo baggianate che non stanno ne in cielo ne in terra, a causa di mancanza specifica di esperienza supportata anche da mancanza di una certa deontologia professionale. A certuni, poco interessa la notizia nella sua vera essenza ed essi si danno molto da fare per vivere di luce riflessa, avvicinando personaggi che, per la loro posizione, sono in grado di far apparire anche il giornalista. Insomma, tutto il contrario di ciò che dovrebbe essere.
Oggi poi la politica ci ha insegnato che tutto è un mercato per cui, se vuoi che vinca il centro-destra, devi scrivere contro il centro-sinistra e viceversa. Non si scava più sulla notizia, ma si producono parole, parole, parole che spesso non dicono niente. Di questo passo, anche la stampa, si sta avvicinando (posto che non lo sia già) al livello, invero penoso, della politica. Fatte salve le opportune eccezioni, che pur ci sono. E guai se non ci fossero !!!
ARNALDO DE PORTI