SUL SISTEMA BANCARIO E FONDI SPECULATIVI. Di Manuel Santoro

Un paio di giorni fa, il sistema bancario italiano è stato messo ulteriormente alle corde dal declassamento del rating di 26 banche le quali, negli anni, hanno visto crescere le difficoltà a causa di una domanda in continua decrescita e di un incremento dei prestiti “cattivi”. Lo svolgersi di questo scenario è stato, senza dubbio, aiutato dalle politiche di sola austerità del Governo Monti le quali pongono, oggi, il sistema bancario italiano, nel bene e nel male dei giudizi più o meno criticabili delle agenzie di rating, tra i più deboli in Europa.

Data la matrice liberista in cui viviamo, i più forti sopravvivono mentre i più deboli soccombono, anche nel sistema bancario. E’ nota, infatti, la dinamica di come, dall’inizio della crisi dei mutui subprime, centinaia di banche medio-piccole siano fallite o siano state inglobate in banche più grandi in modo tale da accrescere il fenomeno, apparso subito problematico allo scoppio della crisi, del “troppo grande per fallire – too big to fail (vedi ).

In Italia, per esempio, i larghi gruppi bancari come Intesa Sanpaolo oppure Unicredit oggi hanno le capacità per riprendersi da crisi estese e da downgrading grazie all’estensione della loro presenza internazionale ed alla quantità di capitale disponibile, mentre questo non è possibile per istituti più piccoli come Banco Monte dei Paschi, il cui credito è appena sopra il “junk” o “non investimento”. Rating così bassi, in un contesto di condizioni economiche recessive, spaventa e se volessimo entrare nella mentalità degli operatori del mercato finanziario potremmo affermare senza dubbio che oggi i piu’ impauriti sono proprio i grandi investitori come i gestori dei fondi pensione ed dei “money market”. Non parliamo qui di fuga di capitali. Trattiamo il problema di mancanza di capitali.

Sempre a prescindere dal giudizio critico che si può dare alle agenzie di rating vi è da dire che oggi le banche italiane sono considerate rischiose, non tanto per il rating, quanto per l’aumento dell’ammontare dei buoni del tesoro detenuti, pari oggi a 290 miliardi di Euro a valle di 1,9 trilioni di Euro di debito pubblico. Un ammontare enorme destinato ad aggravare la condizione del sistema bancario italiano anche a valle di una economia che è in forte contrazione con un 0,8%, trimestre su trimestre, nei primi tre mesi del 2012.

Se, allora, il sistema bancario, nella sua generalità, si assottiglia in quanto i medio-piccoli scompaiono oppure vengono risucchiati da realtà più grandi e complesse, e’ evidente come sia in corso un processo di oligarchizzazione del sistema bancario, il quale pone seri problemi al mondo economico e, a scalare, a quello produttivo, sociale ed umano. Questo processo di snellimento crea accumulo di capitale e, indirettamente, fenomeni speculativi propri dei fondi speculativi (“hedge funds”).

Un barlume di luce su cosa realmente siano e su come operino questi fondi speculativi emerge, in tutta la sua nitidezza, dall’incontro dei manager dei fondi avvenuto alcuni giorni fa a Las Vegas all’interno del summit degli investitori “Skybridge Alternatives”, in cui è emerso il ritrovato entusiasmo per le obbligazioni dei mutui subprime tossici (“toxic mortage sub-prime bonds”). Proprio quelli che furono la miccia che scatenò il disastro nel 2008 ed, in particolare, quelli non coperti da Fannie Mae e Freddie Mac. Alla base di questo ritorno di fiamma vi è la consapevolezza che la crisi del mercato immobiliare potrebbe essere ad un minimo storico e, essendo le obbligazioni immobiliari coperte da immobili oppure da proprietà e, di conseguenza, avendo i detentori pieno diritto su di esse, un aumento dei prezzi degli immobili porterebbe ad un aumento di valore notevole delle obbligazioni.

E la corsa all’acquisto è già iniziata anche grazie alla ripresa del mercato immobiliare americano.


Emanuele “Manuel” Santoro

Partito Socialista Italiano e Direttivo nazionale della Lega dei Socialisti

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