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PORTA (PD): ”QUAL’ E’ LO STATO DI AVANZAMENTO DELLA CITTADINANZA PER GLI ABITANTI DELL’EX IMPERO AUSTRO-UNGARICO?”

Interrogazione dei parlamentari del gruppo pd sui ritardi nello smaltimento delle pratiche di cittadinanza in Sud America.

“Ogni volta che in Parlamento solleviamo qualche problema riguardante la situazione degli italiani all’estero, il Governo solitamente risponde che i tempi sono difficili e non ci sono risorse per risolverlo.

Ci sono cose, però, che non costano nulla o, comunque, molto poco, eppure, nemmeno queste si affrontano.

Mi riferisco, ad esempio, allo stato di avanzamento delle pratiche di richiesta di cittadinanza, presentate, in base alla legge 379/2000 e successive modifiche, dagli abitanti dell’ex impero austro-ungarico e dai loro discendenti”.

E’ quanto afferma l’On. Porta presentando, insieme ai colleghi Froner, Bucchino, Farina, Fedi, Garavini e Narducci, un’interrogazione ai Ministri dell’Interno e degli Esteri sulla difficile situazione delle pratiche di cittadinanza in Sud America ed in particolare in Brasile.

“Ad una mia precedente sollecitazione, alla fine dello scorso anno, su 45.000 domande presentate nemmeno la metà era stata esaminata. Se questi sono i ritmi di smaltimento, nonostante alcune innovazioni procedurali adottate dal Ministero degli Interni, è facile prevedere una parabola temporale ancora molto lunga.

I diritti sono tali, non perché si annunciano nelle leggi, ma perché si realizzano nei fatti.

In questo modo, invece, si deludono i legittimi aspiranti alla cittadinanza italiana e si rischia anche in casi particolari di vanificare lo stesso diritto.

Ho chiesto ai Ministri interessati, dunque, di fare un quadro preciso della situazione reale e di delineare anche i tempi possibili di smaltimento delle pratiche, apportando, naturalmente, gli opportuni correttivi perché essi siano ragionevolmente accorciati.

Il caso degli abitanti dell’ex impero austro-ungarico, peraltro, – ha aggiunto l’On. Porta – è solo la punta dell’iceberg delle domande di cittadinanza in Brasile, la cui parte più cospicua resta sommersa.

Evidentemente, gli investimenti degli anni passati sulle task force e sui digitatori, che pure hanno dato buoni frutti in paesi come l’Argentina, l’Uruguay e il Venezuela, in Brasile non hanno avuto lo stesso esito. Perché? Cosa si deve fare per riassorbire una giacenza di circa 200.000 pratiche?

Stiamo parlando di cose, come ho detto prima, che costano poco o nulla.

Speriamo che questa volta la risposta del Governo non sia solo un appuntamento per un lontano futuro”.

ITALIA
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