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METTERSI IN GIOCO

E’ sempre meno comune il fatto di palesare concreti interessi per lo status dei nostri Connazionali oltre frontiera. Problemi interni e congiunture negative internazionali ci hanno, progressivamente, allontanati dal considerare una realtà che, col tempo, sembra aver smarrito la sua primaria importanza. E’ un errore. Un grave errore non tener conto delle esigenze degli oltre quattro milioni di cittadini italiani che vivono stabilmente lontano dalla Penisola. La loro residenza geografica ha sempre meno importanza. I problemi della nostra Comunità nel mondo sono gli stessi e non dipendono, in linea di massima, dal Paese ospite. Con gli anni, ci siamo disinteressati di quanto sia stato difficile per questa fitta umanità inserirsi in differenti realtà sociali. Ora tutto sembra scontato. Con l’avvento della quarta generazione di Migranti, nata oltre frontiera e con impegni più assimilabile alla terra che li ospita che alla Patria lontana, abbiamo messo da parte quel concetto di solidarietà che era tipico del secolo scorso. Soprattutto nel travagliato periodo degli anni del secondo dopo guerra. Di fatto, però, i problemi degli italiani all’estero ci sono ancora tutti; pur se inseriti nella realtà straniera nella quale vivono e della quale sono divenuti parte integrante. Insomma, ci sono due aspetti da tenere in considerazione nei confronti degli italiani che non vivono nel Bel Paese. Il primo, che ci compete solo marginalmente, è quello dei rapporti socio/politici con i Paesi ospiti, il secondo, che dovremmo sentire più nostro, è il mantenimento di rapporti meno sporadici con la madre Patria. Sotto questo profilo, non ci sono scuse da accampare, né motivi che possano razionalmente giustificare il disinteresse che vediamo aumentare col passare del tempo e delle generazioni. Sul fronte della rappresentatività, i Parlamentari eletti nella Circoscrizione Estero non hanno quell’indipendenza indispensabile per disgiungere i fatti tipicamente nazionali da quelli che dell’Italia hanno solo la cittadinanza. Il resto, anche oltre frontiera, i legami con l’Italia sono stati ridimensionati dai ridotti investimenti per mantenere in vita quelle strutture che avrebbero potuto avere ancora un buon gioco. Lo stesso CGIE, ha fatto il suo tempo. Bisognerebbe aggiornarne la struttura o, forse, sarebbe più ragionevole surrogarlo con altro organismo con finalità più specifiche e meno dipendenti da quelle realtà nazionali che ostacolano determinate finalità che, invece, interessano coloro che in Patria non vivono. Poco importa se non torneranno; dovrebbe non essere efficace solo considerare il loro ruolo nei Paesi ospiti. Sono italiani e questo dovrebbe bastare. Per superare questa “stagnazione”, che non promette nulla di buono, ci sembra opportuno tornare a metterci in gioco; ma con una strategia differente che per il passato. Ci sarebbe, prima di tutto, da identificare nuclei attivi di Connazionali all’estero ed intervenire, solo in seguito, con prese di posizione e sensibilizzazione nei confronti dei demotivati e dei loro rappresentanti politici al Parlamento nazionale. Parimenti, riteniamo che gli “Onorevoli” eletti nella Circoscrizione Estero, indipendentemente dal partito nazionale d’appartenenza, dovrebbero unire i loro intenti per ridare forza contrattuale a chi è lontano. Noi ci mettiamo la faccia e l’impegno. Ma da soli non potremo dare concretezza a certe mete che, purtroppo, vediamo sempre lontane.

Giorgio Brignola

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