di Francesco Abate
Le elezioni oramai stanno alle spalle. E' tempo di consuntivi: c'è chi ha incrementato i propri consensi e chi li ha visti diminuire.
Ciò che è emerso maggiormente da queste elezioni è l'alta percentuale dei cittadini che non si sono recati alle urne e di coloro che hanno indirizzato il proprio voto verso movimenti di rottura che certamente non si possono definire partiti politici.
Quanti elettori esodati si sono però recati alle urne? Quanti di essi hanno espresso la loro preferenza a partiti che nel passato si sono dimostrati ” a voce ” fautori di iniziative a tutela dei loro diritti?
Questi dati non li potremo mai conoscere ma, ciò che emerge oggi 10 maggio 2012, dopo la riunione del Ministro Fornero con le Organizzazioni Sindacali, è l'aggravarsi di quel distacco che ogni giorno sempre di più, si sta consolidando tra la politica ed i cittadini siano essi esodati che non.
Occorre invertire la rotta, le forze politiche devono riconquistare con fatti e non semplici parole la fiducia della nazione, perchè solo con loro potranno essere in Italia salvaguardati i diritti di tutti cittadini.
E' inammissibile che il Ministro su citato, affermi, ” mi prendo tutta l'impopolarità di un provvedimento impopolare “, scaricando sui futuri Governi l'onere della ricerca di provvedimenti per la salvaguardia dei lavoratori esodati (cassa integrati, in mobilità, firmatari di accordi collettivi/individuali) e la relativa copertura finanziaria.
Ammetta le proprie colpe e ritorni sui propri passi anche se costretta da altri: non è possibile che vengano salvaguardati soltanto 65.000 esodati e gli altri che fine faranno? Non alimentiamo una guerra tra poveri, tutti vanno salvati ed avviati alla pensione secondo le vecchie regole.
Non risponde neppure a verità quanto asserito dalla Fornero ” saranno salvaguardati con Decreto Legge coloro che secondo le vecchie regole andranno in pensione nel 2012-2013 “, perchè se così fosse dovrebbero andare in pensione anche i lavoratori che pur avendo firmato accordi precedenti al 4 dicembre 2011, hanno lasciato il posto di lavoro nei primi mesi di quest'anno, ma che comunque maturerebbero il 1° rateo di pensione il 1° luglio o il 1° agosto 2013 (entro i previsti 24 mesi). E' il caso questo di alcuni ex lavoratori postali, a cui Poste Italiane ha garantito il pagamento dei contributi previdenziali da aprile a giugno 2012 per il raggiungimento dei 40 anni di servizio. E dopo? Già dal mese di luglio p.v. dovranno pagare in proprio i contributi, scalando tale importo dallo stipendio mensile concordato sino al 31 luglio 2013, ovvero dovranno “campare” con 550 euro al mese con moglie e figli ancora a carico perchè disoccupati.
Quante di queste situazioni si verranno a creare e di cui al momento non ne siamo a conoscenza?
E' ora di dire basta a questi personaggi autoritari e poco sensibili ” al grido di dolore proveniente da tante parti d'Italia “, personaggi ” usciti dalla penna del Presidente della Repubblica ” il quale dovrebbe, con maggior autorevolezza, richiamare il Governo da lui creato, ad un maggior senso di responsabilità nel trovare una soluzione a tutti i problemi che questo esecutivo sta creando ai cittadini per il raggiungimento dell'unico obbiettivo che gli è stato dato ” imposto dall'esterno “: tagliare le spese per ottenere il pareggio del bilancio dello Stato.
E' stato facile per loro effettuare tagli nella Previdenza, materia già toccata e ” ripassata piu volte in padella ” dai precedenti Governi, ed è facile anche non accettare un confronto costruttivo con le parti sociali, anche perchè, in virtù della loro esperienza universitaria, forse non ne sono capaci.
In nessuna nazione europea i governanti avrebbero creato una situazione del genere, che ha provocato disagio a persone che dignitosamente hanno accettato di lasciare il posto di lavoro in un contesto storico in cui vigevano, nello stesso Stato Sovrano di adesso, leggi diverse in materia pensionistica.
Pur vero che la Nazione, necessitava di un repentino cambio di guardia, ma non bisognava passare da un estremo all'altro ovvero da un governo politico ad uno tecnico. La storia ci insegna che l' uomo politico e l'uomo tecnico hanno due vedute diverse sul modo di approcciare e risolvere le questioni sociali: il politico è accorto nel raggiungere l'obiettivo con efficacia senza oltrepassare il punto critico che condurrebbe lo Stato, o buona parte dei suoi cittadini, ad un collasso irreversibile; il tecnico mira anch'esso all'obiettivo, ma non solo con l'efficacia, ma anche con l' efficienza.
L'efficienza però non sempre è attuabile del tutto: una Nazione non può essere paragonata ad uno stabilimento industriale di proprietà privata.
Un governo misto politico/tecnico avrebbe, ed a tutti i cittadini, esodati e non, salvaguardato di più in un'epoca in cui, nel nostro viver quotidiano tutto è divenuto più difficile. Forse gli attuali governanti non percepiscono gli effettivi bisogni dei cittadini perchè professori? Allora la prossima volta, se ci sarà necessità ” prendiamo in prestito ” dalla scuola, maestri elementari, poichè può darsi che questi ultimi, avendo guadagnato in vita loro, stipendi inferiori a quelli dei professori, ed avendo avuto un approccio diverso con la quotidianità, sono più consapevoli dei bisogni della popolazione di cui, in precedenza si sentivano ” uno dei tanti “.
Ora è giunto il vostro momento politici, scendete in campo, rioccupate lo spazio che Vi è stato repentinamente tolto, appoggiate le lotte quotidiane di tutti i cittadini affinchè la giustizia sociale non resti una chimera, non lasciateci da soli con l'esclusivo appoggio dei Sindacati a cui va un ringraziamento per tutte le iniziative che stanno intraprendendo per la salvaguardia dei lavoratori e di coloro che hanno lasciato il lavoro e non vedono una via d'uscita alla loro situazione di esodati.
Fate modificare il Decreto Legge sulla salvaguardia delle sole 65.000 unità, affinchè tutti coloro che hanno sottoscritto accordi previsti da leggi, vengano tutelati di diritto, anche a rischio di non dare più fiducia a questo Governo, che tra l'altro, davanti ai frequenti suicidi di persone in difficoltà economica, non ha saputo far altro che dare la colpa ai precedenti esecutivi.
Francesco Abate