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I CINQUE VENTENNI DELLA NOSTRA GIOVANE REPUBBLICA

Oggi vorrei fare un analisi semplicistica della vita politica italiana della nostra giovane Repubbica dal 1948 ai giorni nostri. (mi scuso con gli storici e i politologi per la sintesi) Il primo ventennio, fu un periodo di ricostruzione del Paese, dopo la seconda Guerra mondiale, colmato dal 68 e la rivolta dei nostri giovani, inascoltati dalla politica. Nel secondo ventennio, dopo il boon economico, abbiamo assistito all’ inizio del declino dello Stato centrale con la nascita delle regioni e il più ampio decentramento amministrativo pasticciato, senza tener conto dell’ unita’ e identita’nazionale , anni bui e’ sempre com meno presenza dello Stato. Nel terzo millennio abbiamo avuto la consapevolezza della malapolitica, grazie a mani pulite e un deficit debito/Pil, gia’ a livelli alti rispetto ad altri paesi europei. Nel quarto abbiamo visto affiorare nella vita politica del Paese, il movimento secessionista leghista e un liberismo selvaggio, con l’ entrata in politica di personaggi a dir poco (poco) raccoandati, in cui il deficit e il liberismo selvaggio senza regole e paletti hanno fatto da padrone, il quale c i ha portato all/ inizio del quinto, con la rinuncia della politica , il declino dei cosidetti partiti storici, costretti a delegare alla finanza e ai super-tecnici la gestione della cosa pubblica, e’ come chiedere ad un medico di curare se stesso, senza la facolta di una seconda opinione, oppure chiedere la ricetta al paziente di turno (come sta facendo il governo Monti)

Oggi noi cittadini ci trovano di fronte ad un bivio, rinnovare la fiducia alla politica storica e ai partiti o riprenderci i diritti costituzionali e la Repubbica (vedi referendum abrogativi e movementi civici) nelle proprie mani. E’ di oggi il messaggio del Capo dello Stato ad una rigenerazione della politica, quindi ad un innovamento lungi dai vecchi schemi partitici e politici per un giusto rinnovamento del Pianeta Italia. I segnali solo scarsi e le riforme radicali necessarie sono state rimandate ad altre date. Riforme istituzionali, che dovrebbero (second noi) prevedere anche l’ abolizione delle regioni, enti elettivi strutturalmente inutile, accorpamenti delle province al di sotto di un milione di abitanti e i comuni al di sotto di 15 mila e piu’ autonomie fiscali. Una riforma elettorale che veda il cittadino protagonista e non di semplice spettatore. Una riforma che preveda la separazione ed un bilancio dei poteri legislativi, con un governo propositivo ed un parlamento legislativo senza vincoli di mandato, se non quello ottenuto dal mandante [art. Cost. 67]. Che preveda altresi’ il ripristino dell’ articola 94 della Costituzione e piu’ controlli da parte delle massime autorita’ costituzionali su decreti, porre fine al trasformismo politico. Una riforma della Giustizia senza pero’ intaccare la sua autonomia e indipendenza. Potrei andare avanti ed elencarne altri….(I will say no more. Si fa per dire)

Carmine Gonnella (Progetto Pie) Londra / Italy

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