Tra i leader storici della sinistra aquilana, fu un protagonista del dialogo tra Pci e Dc
di Goffredo Palmerini
L’AQUILA –L’on. Alvaro Jovannitti oggi ci ha lasciati, ora siamo un po' più soli. Con grande dignità ha combattuto la sua ultima battaglia contro la malattia, egli che di battaglie sociali e politiche ne aveva fatte tantissime, nell’Alleanza Contadini e nelle file del Pci, a cominciare dagli scioperi a rovescio, per il lavoro, nei primi anni Cinquanta. Figura storica della sinistra aquilana, consigliere comunale dell’Aquila e parlamentare (senatore e deputato), leader carismatico, persona di grande umanità e affabilità, un galantuomo, negli anni Settanta fu tra gli esponenti politici più avvertiti nell'apertura del dialogo con i cattolici. Con l'amministrazione del sindaco Tullio de Rubeis al Comune dell’Aquila, la Dc e i partiti alleati (Psi, Pri, Psdi) avviarono con il Pci una stagione di costruttivo confronto e di scelte amministrative di grande respiro per la città capoluogo d’Abruzzo. Sebbene all'opposizione, il Pci ebbe un ruolo importante nella pianificazione urbanistica e in altre rilevanti iniziative, come la creazione delle municipalizzate e dei Consigli di Quartiere e Frazione che aprirono la città a un’ampia partecipazione popolare.
Sono stati gli anni più importanti per lo sviluppo dell’Aquila, per la qualità ed il livello della proposta politica. Quel dialogo, iniziato cinque anni prima, nel 1975 portò alla prima amministrazione di centrosinistra in Italia con il Pci nella maggioranza, ma non in Giunta. L’amministrazione, guidata dal socialdemocratico Ubaldo Lopardi, tre anni dopo sarebbe diventata la prima amministrazione di sinistra all’Aquila, dopo la breve parentesi di Carlo Chiarizia nel 1948. Tale stagione politica, avanzata per la situazione politica del momento, in effetti anticipò quanto sarebbe poi avvenuto in Parlamento tra la Dc di Moro e il Pci di Berlinguer, con il “compromesso storico” e la nascita del governo di solidarietà nazionale presieduto da Giulio Andreotti, nato il 16 marzo 1978 nel giorno del drammatico rapimento di Aldo Moro.
Uno degli artefici del dialogo iniziato nei primi anni Settanta all'Aquila fu proprio Alvaro Jovannitti, nel Pci, e Luciano Fabiani nella Dc. Ci sarebbe molto da raccontare. Ma oggi è solo il giorno della tristezza per la scomparsa d'un uomo dalla forte tensione morale e politica. Un uomo tenace e generoso, con il quale condividevamo il patrimonio dei nostri affetti. Anche a Paganica, paese alle porte dell’Aquila dove Alvaro è nato ed ha vissuto, quel clima di dialogo tra culture politiche diverse ebbe modo di realizzarsi senza pregiudiziali contrapposizioni. Lo ricordo bene, per mia esperienza diretta, dapprima come responsabile della Dc paganichese, quindi negli anni condivisi al Comune dell’Aquila, dal 1975 come giovane consigliere e capogruppo Dc, poi dal 1980 come assessore nella terza sindacatura di Tullio de Rubeis. Le posizioni politiche, pur così diverse e talvolta contrapposte, non ci hanno mai condizionato nel ricercare insieme soluzioni ai problemi, il bene comune prima d’ogni cosa.
Ma certamente tanto di più e meglio di questa mia semplice testimonianza altri potranno riferire sulla sua attività parlamentare e di dirigente politico in Abruzzo. A me non resta che sottolineare l’attaccamento alla sua terra, il suo amore per L’Aquila, per la quale ha operato con impegno appassionato, con un’ attività assidua, nella società e in Parlamento. Perfino chiedendo con una bella lettera al Presidente della Repubblica Sandro Pertini di far visita alla città. Invito al quale Pertini rispose prontamente, onorando L’Aquila con una straordinaria ed emozionante giornata nel marzo 1985.
Il forte radicamento alla sua terra Alvaro Jovannitti lo coltivava anche attraverso un intenso rapporto con le comunità abruzzesi all’estero. Un rapporto significativo, basato su una conoscenza profonda del mondo dell’emigrazione e dei suoi problemi, che in più d’una occasione lo ha portato a visitare le nostre comunità in Europa, come pure in Argentina, Brasile e Stati Uniti d’America. Studioso di storia locale e attento conoscitore della società abruzzese, Jovannitti ha descritto con rara puntualità ed efficacia nei suoi scritti – su giornali, riviste e sui libri che ha pubblicato – avvenimenti e personaggi dell’Aquila e dell’Abruzzo, contribuendo ad arricchire la conoscenza storica e sociale della nostra terra.
Concluso l’impegno politico attivo, da alcuni anni era presidente provinciale dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia), che aveva migliorato nell’organizzazione e riportato a un grande fervore d’iniziative. Oggi, a 78 anni, Alvaro Jovannitti ci ha lasciato, ma L’Aquila e l’Abruzzo lo ricorderanno sempre, con affetto e gratitudine. Domani, 30 Aprile, sarà allestita la camera ardente nel Centro Civico di Paganica. Il 1° Maggio la commemorazione e la cerimonia funebre. Un giorno appropriato, la Festa del Lavoro, per dare l’ultimo saluto all’on. Alvaro Jovannitti: una vita attenta alle persone, interamente dedicata alla sua città, all’Abruzzo e all’Italia.