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Pluralismo partecipativo in risposta alla crisi

Il sostanziale immobilismo nell’affrontare gli effetti della crisi stanno facendo precipitare sempre più il nostro Paese verso quello che ogni giorno che passa rappresenta un punto di non ritorno.

Tale esito, previsto fin dall’inizio dal nostro movimento, non è stato volutamente preso in considerazione non solo dalle più alte e rappresentative Figure istituzionali, ma anche dallo stesso circuito politico-mediatico nazionale che, intento ad amplificare un dibattito divenuto sempre più sterile e inefficace, aveva inizialmente salutato con grande enfasi l’insediamento dell’attuale Governo tecnico.

Con le dimissioni del Governo Berlusconi, infatti, avevamo ripetutamente chiesto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e allo stesso neo-Presidente del Consiglio Mario Monti di essere ricevuti, anche a margine delle formali consultazioni, per esprimere a nome del movimento astensionista alcune considerazioni e suggerimenti da noi ritenuti utili per fronteggiare la grave crisi economico-finanziaria oltre che politica che si andavano delineando.

In occasione di tali incontri, formalmente proposti ma mai accettati da entrambi i nostri stimati Presidenti – non si sa per quale motivo pur essendo facile immaginarlo -, avremmo voluto suggerire l’adozione di provvedimenti atti ad innalzare la soglia di un pluralismo istituzionale più effettivo, mai come ora bisognevole, convinti che questa semplice operazione di democratico rispetto e rilevanza costituzionale avrebbe iniziato a ridurre l’invadenza dei partiti nella “gestione diretta” del potere negli apparati dello Stato, con positive ripercussioni su tutta la nostra bilancia economico-finanziaria.

Il costo della loro invadenza, nei soli termini leciti dei compensi percepiti dai loro “nominati” nella miriade di Istituzioni ed Enti pubblici, equivale ad alcuni miliardi di euro/anno; mentre la gravosa ripercussione costituita dalla illecita piramide del malaffare e della corruzione che iniziando dai partiti si irradia su tutti i segmenti della società, costituisce un ammontare impressionante di denaro, sottratto dannosamente alla finanza pubblica e ai conti dello Stato, pari a decine se non centinaia di miliardi di euro/anno che sfuggono ad ogni logica di etica e di controllo.

Rapportando i partiti alle loro reali quote numeriche di consenso, mandato e rappresentatività, si comincerà innanzitutto a frenare questa enorme emorragia di fondi pubblici direttamente o indirettamente collegata alla loro scaltra prassi fagocitante, accorciando tra l’altro i tempi stessi del rinnovamento della politica divenuto sempre più necessario per il contenimento del mastodontico e dispendioso apparato messo in piedi dai partiti politici italiani.

Non ci possono più essere scusanti o giustificazioni, pur se provenienti da autorevoli Rappresentanti istituzionali, a fronte di questa enorme mole e quantità di sprechi.

Anzi, come sempre più ampiamente riconosciuto, questo sarebbe il principale segnale di risanamento atteso per l’Italia, non solo dai mercati internazionali e dal sistema economico globale, ma anche dallo stesso Popolo italiano.

A fronte di una tale importante apertura partecipativa tutti ne trarrebbero giovamento, persino lo spirito stesso di “concorso al risanamento” chiesto ad ogni cittadino, che solo in questo modo si sentirebbe più rispettato nelle sue esclusive prerogative di sovranità.

Non vi è infatti alcun dubbio che l’Italia, pur se gravemente malata al suo interno e il commissariamento per lo meno di facciata della politica ne costituisce l’evidenza, può ancora giocare un ruolo fondamentale per la sua ripresa economica, estesa addirittura all’intero scacchiere internazionale.

La nostra crisi, che è crisi di sistema, potrebbe agevolmente essere superata riducendo proprio quelle “concessioni al buio” finora assegnate ai voraci partiti, alla base del nostro indebitamento incontrollato e del saccheggio sistematico delle risorse che essi hanno operato in ogni settore della vita politica e sociale di questo Paese.

Se a tutto ciò non si porrà finalmente freno, l’Italia è destinata in brevissimo tempo a fare una fine certa, sempre più segnata e drammatica.

Roma, 28 aprile 2012

la CVDP – Commissione di Vigilanza

per la Democrazia Partecipativa

(movimento astensionista politico per

il rilancio della sovranità popolare)

Antonio Forcillo, portavoce

Cell. 338-5867165

Mail: forcillotoni@alice.it

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