RIFLESSIONI ALL’ITALIANA

Da quando ci sono i Tecnici al Governo, ci sembra meno possibile fare delle previsioni sul nostro futuro. Almeno quello prossimo. La “Manovra di Primavera” non ha accontentato nessuno. Né i politici, che, però, l’hanno approvata a maggioranza, né le forze sociali. Chi sostiene questo Esecutivo d’emergenza, ha ben chiaro che, dalle consultazioni politiche del prossimo anno, dovranno delinearsi le reali prospettive per consentire all’Italia di riprendere il suo cammino in UE e nel mondo. Monti ha scardinato le regole del passato, ma non è stato in grado di vararne delle nuove. Per ora, il liberismo ed il progressismo sono in ombra. Ma la luce non c’è nulla di diverso. Meglio così. Ci preoccupa, invece, il caos economico nazionale. Perché proprio di caos si tratta. Se la linea Monti fosse stata proposta da un Governo parlamentare, non ci sarebbe stato seguito. Invece no. Col Professore, le linee d’intervento sono andate oltre; col “placet” di un Potere Legislativo che dovrebbe essere rivisitato negli uomini e nei programmi. Di fatto, gli italiani non sono più disposti a subire altri sacrifici senza una contropartita. Intanto, la manovra di primavera potrebbe rivelarsi un ennesimo tampone utile solo per rimandare il “peggio”. Tant’è che l’economia, in generale, stenta a riprendersi e la disoccupazione resta al 9% della potenziale forza lavoro. Percentuale di tutto rispetto; anche se confrontata con quella degli altri Stati dell’Unione Europea. Ciò che non appare più è l’indice d’inflazione che, dall’avvento dell’Euro, sembra essersi progressivamente “annullato”. Secondo noi, il riscontro è fisiologico e non ha proprio nulla d’eccezionale. In Italia si sono contratti i consumi, sono aumentare le imposte dirette ed indirette. Conseguentemente, precipitando la richiesta, l’offerta si è fatta critica ed i prezzi sono stati adeguati. Comunque, l’inflazione resta a livello 2% su base annua. Ciò considerato, vivere nel Bel Paese resta un percorso in salita. Le incognite sul nostro futuro restano ancora tutte. Perché un conto è fare delle previsioni economiche al tavolino e tutt’altro è applicarle alla struttura sociale del Paese. La terapia “Monti”, tanto per vanificare anche il più cauto ottimismo, non vedrà effetti definitivi neppure dopo la formazione di un Esecutivo politico. La crisi nazionale, per bene che possa andare, durerà ancora per anni e con effetti che preferiamo demandare alla ricomparsa in campo degli accordi di partito. Mentre i conti pubblici ancora non tornano, anche i Tecnici non sono più tanto popolari. I Politici tendono la “mano”, ma evitano, con molta diplomazia, d’assumere atteggiamenti che possono far intravedere le loro reali intenzioni. Dopo tanto dibattere, “Destra”, ”Centro” e “Sinistra” non esistono più. Le stesse strutture dei partiti cominciano a scricchiolare. Da quando i problemi economici hanno ridimensionato quelli politici, il “ghiaccio” si è rotto. Quello che era impensabile la primavera scorsa, ora è realtà. Tutti si sono resi conto che essere “contro” è un gioco che non vale la candela. Il ruolo di Monti resta immutato. Il Paese è ancora sull’orlo della crisi. Ma il peggio sembra essersi risolto. Tra licenziati, disoccupati e cassintegrati, il Paese procede nei “cambiamenti”. A questo punto, non resta che verificare le nostre riflessioni. Quelle di un italiano.

Giorgio Brignola

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