A Window On Italy: Saviano e la nemesi storica

Fallito come ministro adesso Maroni e’ in corsa per la prima poltrona leghista.

HOUSTON, Texas – C'è ancora qualcuno che ricorda la veemenza con la quale l’ex Ministro dell’Interno s’era scagliato contro Roberto Saviano a seguito della seconda puntata di “Vieni con me”?

Nel corso di quella trasmissione televisiva l’autore di Gomorra aveva denunciato il dialogo esistente tra la Lega e la Ndrangheta venendo ad apprendere poi che a Maroni era venuta “la pelle d’oca” e che questi era rimasto “offeso ed indignato” per quanto affermato da lui nel corso di un programma del servizio pubblico RAI.

Seguendo la logica della presunta superiorità leghista, in base alla quale la Padania e’ immune dal crimine organizzato, il ministro noto anche per i respingimenti e che nel suo ruolo avrebbe dovuto saperne qualcosa, non aveva esitato un attimo a sparare con tutti i suoi fucili nordisti contro l’incomodo analista dei noti problemi italiani. A suo avviso, lo scrittore era un visionario che invece di svelare collusioni inesistenti, avrebbe dovuto considerare che il nord e’ ben differente dal resto del Belpaese. Nell’Eden nordico, certe cose infamanti e negative non si verificano ed i problemi legati al crimine che piagano il centro-sud nella fortunata e superiore Padania non sono presenti. Agli italo-americani che come me seguivano le vicende su entrambi i lati dell'Atlantico quelle affermazioni e quella sicumera riportavano subito alla mente l'irriverente e celebre “pernacchio” del grande Eduardo ed il coro scrosciante di risate che la stampa aveva tributato a New York ad Ahmadinejad quando questi, nel corso della sua conferenza stampa, aveva dichiarato che nel suo Iran gli omosessuali non esistevano.

Il tempo, fortunatamente, e’ galantuomo ed alla fine l’indignato leader del carroccio e’ stato contraddetto impietosamente dalla realtà ed ha finito per fare la figura da bella addormentata nel bosco alla maniera del suo corregionale Formigoni e del collega Scajola che, per una curiosa fatalità, era stato a capo dello stesso sfortunato ministero e con lo stesso governo burlesque dal 2001 al 2002.

Tutto ciò cominciava a verificarsi puntualmente col collassare del malfermo castello di carte della presunta superiorità leghista.

Dopo gli imbarazzanti scandali del Pirellone, che Crozza preferirebbe ribattezzare come San Vittorone, ecco arrivare tra capo e collo ai puri e duri della Padania altrettanto ladrona lo scandalo dei rimborsi elettorali utilizzati per motivi non proprio del tutto leciti. Si trattava dell’acquisto di diplomi, di beni mobili ed immobili e d’oculati investimenti tanzaniani ed, alla fine, anche dell’acquisizione di metalli e pietre preziose ideali per combattere la svalutazione monetaria in periodi tempestosi come quello attuale. Tutto era stato effettuato in linea con la più consolidata preveggenza di coloro che in passato, politici o alti funzionari statali che fossero, avevano immagazzinato i propri beni negli sgabelli della stanza da letto o nel congelatore del frigo di casa.

I capi leghisti, naturalmente, dichiaravano d’essere sempre ignari d’ogni addebito e pronti a dimettersi per alcune settimane che avrebbero permesso loro di ritemprarsi le forze per i congressi futuri del partito ed ai loro elettori di superare lo sconcerto grazie all’utile effetto del fluire del tempo ed all'intervento dell’oblio. Secondo un copione ridicolo e d'autentica commedia dell’arte nessuno di loro, al momento delle contestazioni, si dichiarava alla conoscenza di qualsiasi, minimo dettaglio. Tutto era stato fatto sempre a loro insaputa, ma a loro favore e, cosa ancora più sconcertante per dei politici leghisti, sembrava che dei contatti criminali dei loro collaboratori, scelti tra molti possibili candidati, questi non sapessero nulla. Era il replay della nota scena del film, con protagonisti terroni e mafiosi, in cui s’affermava che anche se messi alle strette e davanti all’evidenza più schiacciante bisognava sempre “negare, negare, negare”.

E’ quindi forse per questo motivo che la Padania libera, con degli autisti ciechi o addormentati alla guida, s’era ritrovata occupata dal crimine secondo quanto denunciato realisticamente e correttamente da Saviano. Nei confronti dei picciotti ndranghetisti che operavano indisturbati al nord Maroni ed i suoi collaboratori non erano stati in grado d'effettuare un respingimento certamente molto più utile e decoroso di quello messo in atto contro i barconi dei poveri clandestini extracomunitari.

Intanto, gli Italiani tartassati ed affamati che hanno visto il governo precedente trovare scappatoie per i detentori di conti esteri e che vedono ora le banche rimpinzate di fondi comunitari ed esentate dall’IMU, si trovano nella condizione non solo di dover soffrire il danno inferto dalla loro classe politica ma anche di dover mandare giù la beffa rappresentata dall’offesa constante e sfacciata alla loro intelligenza.

Fortunatamente nella lotta per cambiare il paese esiste un alleato prezioso che nessuno potrà mai corrompere, eliminare o sconfiggere e che e’ rappresentato dalla nemesi storica. E' sufficiente lasciar passare solo un po’ di tempo e tutte le porcate, le buffonate ed i latrocini effettuati sulla pelle dei comuni cittadini affiorano a galla e vengono doverosamente smascherati dando anche la conferma inconfutabile di chi, a proposito di certe affermazioni e di certe prese di posizione, avesse torto o ragione. Questa vendetta della storia, nel caso di Saviano, e’ intervenuta nel volgere di pochissimo tempo.

A seguito della valanga dei recenti scandali lombardi e' risultato più che evidente che lo scrittore nato e cresciuto nel sud era ben informato su quanto affermava e che si era limitato a divulgare semplicemente una verità risaputa in Italia da tutti tranne che dal suo censore. Secondo questa, il crimine organizzato non risparmia nessuno e non ha buchi neri nella sua zona d’influenza. L’orticello, nel quale la fa arrogantemente da padrone coincide, infatti, col territorio che s’estende dalle Alpi a Capo Passero e quindi, per farla breve, con tutta la penisola.

Per ciò che riguarda Maroni non e’ possibile ignorare, invece, che l’ex Ministro dell’Interno come detentore di tutta l’intelligence messagli a disposizione dall’apparato di polizia alle sue dipendenze, al momento in cui negava farsescamente l’evidenza, dimostrava d’essere o la persona meno qualificata per il ruolo affidatogli oppure un bugiardo in malafede e che sa bene di mentire. In entrambi i casi, ed a seguito delle sue indignazioni da clown, e’ chiaro si debba concludere che con un ministro ed un governo di quella statura professionale e morale non era proprio possibile che gli Italiani potessero evitare il baratro ed il disastro economico in cui sono poi precipitati.

RO PUCCI

I-AM, HOUSTON, TEXAS

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