La ministra Fornero a Torino ha ricevuto il “consenso delle uova marce”. Nonostante l'mpenetrabilità della “zona rossa”, sono state imponenti le cariche della polizia – nonostante qualche giornale le abbia definite “di alleggerimento”, i manifestanti che scappavano sono stati inseguiti mentre attraversavano il trafficatissimo C.so Massimo rischiando di essere investiti dalle auto in corsa; poi sono stati ulteriormente inseguiti nelle vie interne di S. Salvario; ci sono stati alcuni feriti tra i manifestanti. C'erano studenti, lavoratrici degli asili in via di travaso da pubblico a privato, con tanto di rischio di perdita del lavoro, lavoratori autonomi, centri sociali e quant'altro.
Tutto questo perchè la ministra è venuta a Torino a dire che le famiglie non danno importanza all'istruzione dei figli, ma prediligono il comprarsi la prima casa, privando così la prole di avere una preparazione scolastica, privata naturalmente – cattolica – ovviamente, (in onore alle signorie episcopali presenti all'ncontro) che dia loro “flessibilità mentale” (e che li collocherà flessibilmente – precariamente nel mondo del lavoro). E per concludere, ha tuonato che sarebbe ora di smetterla di protestare.
Solo il duro lavoro secondo la lady riscatterebbe il popolo italiano dalla crisi e dai piagnistei, il che ci ricorda tanto il famoso “arbeit mache frei” di storica memoria – se la flessibilità mentale funziona anche per la ministra.
Questa visione draconiana della società, pare alquanto inquietante, se non altro perchè il ventennio berlusconiano aveva avviato un processo di fascistizzazione della società; come dimenticare Genova 2001, scuola Diaz, caserma Bolzaneto (con all'interno Gianfranco Fini durante le torture a cui i fermati sono stati sottoposti). La morte di Carlo Giuliani, i precedenti fatti di Napoli. Un crescendo di autoritarismo che ha dell'incredibile. Forze dell'ordine che sempre più spesso usano metodi violenti nei confronti di soggetti in evidente stato di inferiorità, vedi Cucchi, Aldrovandi, Uva, Michele Ferrulli morto lo scorso anno per arresto cardiaco causato dalle botte degli agenti che lo avevano fermato.
E come dimenticare la proposta di alcuni mesi or sono da parte Di Alemanno di applicare il Daspo, divieto di accesso alle manifestazioni sportive da parte di soggetti considerati “sospetti”, con l'intento di applicare questa normativa anche alle manifestazioni politiche.
E' fin troppo chiara la volontà di delegittimare le proteste (fisiologiche secondo Monti) legittime di una nazione intera che sta perdendo tutto in nome del mercato. Ed è altrettanto chiaro, quanto inquietante, il crescendo progressivo di arroganza da parte di un governo che sta proseguendo con la cultura fascista di quello precedente, cultura mai debellata in Italia.
Non a caso è tornata in auge la discussione sul diritto di sciopero, è stato sdoganata da parte di Monti la visione autoritaria dell'organizzazione del lavoro secondo Marchionne.
Si sta affermando non una visione conservatrice, ma reazionaria del modello sociale, è ora di dirlo chiaramente, senza tentennamenti.
Non vi sarà bisogno dell'olio di ricino, sarà sufficiente aver affamato i lavoratori. Basta far “sparire” il dissenso, delegittimarlo.
Del resto in Europa ci sono già dei buoni esempi di come fare, si veda la Spagna, dove Rajoy ha annunciato provvedimenti atti a impedire le manifestazioni, inasprimenti delle pene per resistenza a pubblico ufficiale. Con la criminalizzazione dei promotori dei cortei, con la possibilità di coinvolgere in “associazione a delinquere” anche persone estranee ma coinvolte nelle situazioni di violenza (create da altri) nelle manifestazioni. Con l'aggravante di punire i sindacati i cui iscritti risultassero coinvolti in episodi di disordine.
Questo sarebbe un vero deterrente, o meglio, scopo, volto a dissuadere i cittadini dal manifestare per difendere i propri diritti. Questo governo sta dando dimostrazione di molta intolleranza – nervosismo nei confronti delle proteste e nel calo dei consensi, checchè ne dicano, o vogliano fare i finti democratici andando a “dialogare” con i lavoratori, che vorrebbero “poveri e dignitosi”, possibilmente anche silenziosi, e che non tirino le uova marce.