E’ azzardato, almeno dal nostro punto di vista, fare delle previsioni economiche nel Bel Paese. Indubbiamente, la situazione, definita “preoccupante” alla fine dello scorso anno, resta sull’orlo del collasso. I provvedimenti per salvare ciò che è ancora salvabile sembrano non avere l’efficacia sperata. Di certo, sono tutti impopolari. I “debiti” d’Italia, interni ed internazionali, hanno da essere onorati. Monti c’è proprio per ottemperare ad un impegno che i politici gli hanno lasciato in eredità. Saranno, quindi, ancora gli italiani, con imposizioni fiscali dirette ed indirette, a provvedere alla “salvezza” della Nazionale. Accanto al degrado economico, accompagnato da un inarrestabile rincaro di tutti i prodotti non voluttuari, c’impressiona la linea politica nazionale; anche se relegata in panchina. Eppure, il Professore è inarrestabile. In altri termini, la maggioranza parlamentare “in pectore” riconosce la necessità dei provvedimenti “restrittivi, ma non è concorde su come e quando renderli integralmente operativi. Rilanciata la carta della fiscalità, ci si è accorti che il piatto continuava a”piangere”. La stretta economica non è ancora sufficiente. Fiscalmente, e ciò ci amareggia, nessuno ha pensato ad un “bonus” per i redditi annui non superiori ai 6000 Euro. Per chi vive in miseria, i redditi dovrebbero essere esenti da IRPEF. Non ci vuole molto a comprenderne il perché. Le stesse Forze Sociali, ovviamente coinvolte, non hanno assunto una linea d’intervento univoca. La strategia degli scioperi generali, che non mancheranno, è una sorta di marchingegno che inasprisce gli animi e non toglie nessuna castagna dal fuoco. Tutelare la spesa, e non solo alimentare, degli italiani è fuori della strategia di Monti. I prezzi salgono e, indipendentemente dalle motivazioni, i consumi continuano a contrarsi. Azione e reazione sono evidenti per tutti. Sembra marginale, ma l’aumento dell’IVA dell’1% ha attribuito un colpo di grazia a chi sperava, almeno, in una maggiore tutela per i redditi limitati. La stretta creditizia non favorisce gli investimenti; oggi più necessari che mai. Da alcune nostre proiezioni, in ogni modo verificabili, le difficoltà nelle quali si trovano le piccole e medie imprese raggiungeranno, se la tendenza resterà l’attuale, la fase critica di non ritorno. La disoccupazione, di conseguenza, potrebbe spingersi a livelli intollerabili in area UE entro fine anno. Nella vita quotidiana, i segnali dell’inarrestabile recessione si notano nella contrazione delle spese e nel limitato uso delle autovetture. Sulle autostrade, il traffico automobilistico, nel primo trimestre del corrente anno, è stato del 12% inferiore se paragonato a quello del corrispondente trimestre del 2011. Siamo dell’avviso che la situazione economica peggiorerà ancora nei prossimi mesi a vantaggio, se così si può scrivere, di un minor debito internazionale. Quando Monti ha preso il timone d’Italia, già eravamo scesi tra i Paesi più “poveri” d’Europa. Anche Grecia e Spagna se la passavano meglio. Non resta che insistere sui sacrifici. Magari a fondo perduto. Attenzione a non tirare troppo la corda: l’Italia si è rotta!
Giorgio Brignola