L’Italia è sempre più in un vicolo cieco. D’illusioni non se ne fa più nessuno. Né Monti, né la pesudo maggioranza che sostiene il suo Esecutivo. Esecutivo tanto per scrivere; perché le decisioni che contano sono figlie di un unico padre. Del resto, lo stesso Professore continua ad evitare gli incontri ufficiali con quei partiti che dovrebbe sostenerlo perché convinti nella linea d’austerità che noi, almeno, non dimenticheremo mai. Dati i segnali d’insofferenza, crediamo che anche Monti inizi a sentire il peso di una responsabilità forse più grande del previsto e sembra evitare, almeno da qualche tempo, gli “incontri” con i leaders dei Partiti che lo sorreggono. Almeno ufficialmente. Finalmente, anche l’illustre Economista si è reso conto che è indispensabile garantire una “svolta” al Paese per tentare di favorirne la ripresa. Meglio tardi che mai. Per imboccare, però la strada giusta, ci sono da realizzare, in primo luogo, le riforme. Prima quella della nostra normativa elettorale, poi i provvedimenti per sostenere le piccole e medie imprese che non riescono più ad andare avanti. Lo Stato esiste anche per contenere la crisi con specifici contributi e non solo a livello impositivo. C’è da rivedere il costo del lavoro, poi si dovranno riguardare anche i conti pubblici. Insomma, s’intravede il tentativo di presentare una linea più equilibrata che consenta di superare i maggiori contrasti che potrebbero frenare, se non stravolgere, la linea intransigente che Monti ha fatto sua da subito. Da quanto c’è dato capire, nessuno intendere chiudere la porta in faccia a quest’Esecutivo da ultima spiaggia; ma qualche concessione ha da essere fatta per evitare la linea dura già promessa da una parte delle Forze Sociali. Del resto, Monti è l’uomo delle riforme senza condizioni. Ora è meglio che riveda le sue convinzioni. Prima dell’estate. Anche per favorire quegli investimenti che dall’estero non sono più diretti verso l’Italia. Ci sembra che il Professore sia più propenso a scambi d’opinioni con gli imprenditori che non hanno perso l’occasione per esporre il loro punto di vista sulla crisi. Il loro, che non è quello necessariamente del Popolo italiano. Pure il PdL ha dimostrato la sua disponibilità a sostenere una linea governativa meno rigida. Dietro ai partiti ci sono gli elettori che non sono per nulla intenzionati ad accettare tutto, senza ottenere nulla. E’ difficile, ancora una volta, fare delle previsioni sul futuro di quest’Esecutivo figlio della “non” sfiducia. Certo è che le nostre preoccupazioni aumenteranno, quando tornerà ad essere gestito dai politici. In poco più di dodici mesi, tanto ne restano prima delle elezioni nazionali, Monti dovrà rinvenire l’appoggio di chi lo sostiene riducendo, nel modo che riterrà più opportuno, le “tensioni” che si sono create con i leaders dei partiti”amici”. Ma non basteranno le buone parole e le promesse a medio termine per sollevare il morale degli italiani. Non è improbabile che si riveda il piano finanziario per ottenere maggiore attendibilità e, forse, assistenza dalla B.C.E. ( Banca Centra Europea). La crescita del Paese, ipotizzata da Monti, non è dietro l’angolo. Questa sua linea “dura” ed inflessibile, irrigidisce anche chi potrebbe tendergli la mano. Non si può sempre pretendere, bisogna anche saper dare ed in fretta. Se l’incomunicabilità dovesse andare oltre certi limiti, che noi vediamo già superati, il tempo del Professore potrebbe tramontare prima del previsto; anche se tale ipotesi sembra non essere gradita né al Quirinale, né al Gruppo parlamentare che lo sostiene.
Giorgio Brignola