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L’APATIA

Della crisi economica italiana si è scritto molto, ma si è risolto poco. Superato lo scoglio di una “fiducia” parlamentare che durerà ancora per il primo semestre dell’anno prossimo, Monti procede con la sua linea riformista. Ben diversa da quella che i politici sarebbero riusciti a portare avanti. Certo, al Professore la stoffa dell’economista proprio non manca e i suoi “Ministri”, nei rispettivi settori di competenza, non hanno da imparare da nessuno. Meglio, però, fare una lapidaria riflessione su questo Esecutivo. Si tratta di un Governo a termine programmato che, anche ora, è in bilico su un Parlamento meno presente, ma pur sempre eletto dal Popolo. La linea “Monti” è rilevante; forse è l’unica adottabile nel Bel Paese. Ma non risolutiva. Meglio evitarci illusioni da subito. In pochi mesi, parecchi”nodi” sono stati sciolti, ma altri restano ancora ingarbugliati. Soprattutto una seria riforma fiscale e la nuova legge elettorale. Riconosciamo, in ogni caso, che, per un Governo a termine, le mete da raggiungere sono, obiettivamente, ambiziose. Per la prima volta, con la speranza che sia anche l’ultima, ci siamo resi conti che si può “vivere” anche senza politica. Mentre è difficile tirare avanti per la maggioranza degli italiani, la voglia di confronto è solo assopita ed offuscata dalle beghe che, sino allo scorso anno, s’identificavano come quelle di “Palazzo”. Ancora una volta, Berlusconi non è stato in grado di giocare bene le sue carte. Non solo per sua imperizia. Se non si fosse dimesso lo scorso novembre, la “crisi” sarebbe esplosa con conseguenze veramente imprevedibili per tutti. Ora, con una “fiducia” guadagnata giorno per giorno, tutto sembra procedere con una certa sollecitudine. Il rovescio della medaglia è noto: calo della produttività, dell’occupazione, degli ammortizzatori sociali. In quest’Italia in depressione, è l’Esecutivo che propone ed il Parlamento può solo discutere le decisioni dei “tecnici”, ma con parsimonia e molto tatto. Gli equilibri del Potere Legislativo non possono permettersi grandi oscillazioni. Data l’emergenza, il Professore ha spiazzato tutti. Ha superato quelle che ritenevamo insormontabili regole. Nessun politico, alla luce dei fatti, avrebbe potuto fare tanto. Evidentemente, più che le parole, hanno avuto ragione i fatti. Quelli meno popolari e che ci hanno portato a stringere la cinghia. Senza tanti confronti e consensi oceanici, Monti conosce il suo mestiere. Non per nulla è stato nominato Senatore a vita. Eppure, un punto d’intesa tra i politici dovrà essere trovato non oltre fine d’anno. Col 2013, la partita dovrà riprendere con le stesse regole del passato. Per il nuovo, dovrà pensarci la nuova Legislatura. L’ultima partorita col vecchio meccanismo elettorale. L’importante è riuscire a traghettare l’azienda Italia oltre le secche della depressione e dell’apatia. L’impresa, per la carità, non sarà semplice e il Professore lo ha inteso. Forse, questo Esecutivo piacerà sempre di meno, ma non vediamo altra scelta per evitare dì essere messi all’”angolo” dall’UE. La tregua concessa sarà, in ogni caso, temporanea e di breve durata. La voglia di confrontarsi nelle aule parlamentari è solo sopita per opportunità. Per scriverla tutta: questo Governo nato dall’emergenza è, e rimane, anomalo. Di conseguenza, le anomalie, anche se necessarie per il bene del Paese, non possono durare più di tanto. Ci saranno nuove elezioni politiche, pur se con una formula detestata anche da chi l’aveva proposta. Nell’attesa, c’è da sperare che la cura Monti sia veramente efficace e che l’apatia duri non più di questo Governo. In altre parole, poco.

Giorgio Brignola

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