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E DOPO?

I nodi sono tutti al pettine. I partiti, quelli che hanno sempre contato, ora non contano quasi più. Almeno a livello d’affidabilità. Lotte intestine e pubbliche accuse ne hanno decapitato i vertici. Nei restanti dodici mesi di Governo Monti, almeno, si potrebbero attuare tutte quelle riforme istituzionali che consentirebbero d’avere un diverso panorama politico nel 2013. L’anno delle elezioni. Se non si perdesse altro tempo, si potrebbe arrivare alle consultazioni con le idee più chiare sulla governabilità d’Italia. La gestione dei “tecnici”, che ci ha portato dove siamo, non potrà essere parte delle nuove regole del “gioco” che, con la volontà di chi siede in Parlamento, potrebbero essere varate entro l’anno; lasciando la gestione amministrativa del Paese alla squadra di Monti. Modificando, in tempo, le regole, il futuro del Potere Legislativo potrebbe essere riequilibrato con gran vantaggio sotto il profilo della stabilità. Almeno questo è il nostro modo di vedere. Che qualcosa non vada nel senso giusto, lo hanno capito tutti. Per ora, c’è chi tenta di contare forze e possibili alleanze. Ma i conti continuano a non tornare. Il numero degli iscritti ai partiti “nuovi” o “stagionati” è in calo progressivo. Soprattutto sono i giovani i meno interessati alla tenzone. Hanno altro a cui pensare. N’abbiamo preso atto e non solo noi. Per obiettività, non siamo inclini alle previsioni, ma riteniamo che il nostro futuro non potrà essere disgiunto dal nostro passato. Nessun partito, al momento, è in grado di potersi assicurare alleanze per azzardare un'ipotesi sull’Esecutivo a venire. Mentre le tensioni sociali sono sempre più palpabili, ci sovvengono le promesse ancora in auge nella primavera scorsa. Con questa nuova primavera, i fatti realizzati sono stati ben pochi. Se ci fosse stata crisi di Governo nello scorso novembre, oggi staremmo ancora peggio di quanto stiamo. E’ inutile andare oltre: nel nostro futuro continuerà a giocare un suo ruolo dirompente il passato. Con un’economia in progressivo calo, un’occupazione non più gestibile e l’insicurezza che ne deriva, appare poco probabile che ci sia un politico capace d’assumere un’efficace relazione costruttiva per il Paese. Le elezioni, con ogni probabilità, si svolgeranno come per il passato. Con un sistema fatto apposta per complicare le cose. Senza contare, tra l’altro, la scarsa gestibilità dei milioni di voti dei Connazionali all’estero che, se dovessero votare in massa, potrebbero agevolmente ribaltare il quadro politico del Bel Paese. Personalmente, siamo per nomi nuovi che ancora non vediamo. In quest’assetto transitorio, si dovrebbe mirare al rinnovamento. Farsi più in là potrebbe essere la cura migliore per evitare mali maggiori. Sino alla prossima primavera, i problemi economici avranno la meglio su quelli politici. Ciò rappresenta uno stato di fatto ormai generalmente accreditato. E dopo? Non c’è peggior guaio di quello che andrebbe ad implicare modifiche alle “lacrime e sangue” che ora sopportiamo per l’oggettiva impossibilità di fare altrimenti. Anche se si preferisce evitarne la discussione, la nostra crisi politica è al culmine e sul fronte dell’affidabilità chi è senza peccato si faccia pure avanti con dei programmi. Per ora, non intravediamo interessanti scelte ad un “silenzio” che è colpevole come lo smodato “vociare” di un passato troppo prossimo per essere dimenticato. Ogni “novità” avrà un ruolo decisivo per la Penisola. Intanto, l’economia langue ed i disoccupati aumentano.

Giorgio Brignola

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