Neppure l'ombra di un mezzo sorriso d'ironia tra le righe degli articoli usciti in questi giorni sui giornali, riguardo alle preghiere ad petendam pluviam sollecitate da Giuseppe Betori, in Toscana. L'arcivescovo ha inviato una lettera ai sacerdoti, suggerendo anche come pregare: “Per le regioni colpite dal fenomeno della siccità, perchè il Signore conceda il dono della pioggia e non manchino le risorse idriche necessarie ai bisogni e alle attività degli uomini, preghiamo”. Se è Dio che piovere e fa splendere il sole, allora gli andrebbe rivolto un piccolo rimprovero per i milioni di bambini morti di fame e di sete a causa delle grandi siccità che hanno colpito nel passato e ancora oggi colpiscono diverse zone della terra, oppure per le alluvioni che mietono ancora oggi vittime in tutto il mondo. Io capisco il popolino, ma un arcivescovo come può credere che processioni e preghiere possano far piovere? E il Papa, uomo abituato alla razionalità, non sarebbe giusto dicesse al suo vescovo e ai fedeli che le preghiere possono servire a far sentire gli uomini in contatto con Dio, ma non servono a mutare le condizioni climatiche? Si può ancora oggi nel nostro Paese confondere la religione con la magia?
Attilio Doni