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Morti Ghirelli e… Chinaglia

Di Carlo Di Stanislao
Aveva 89 anni e alle spalle un passato da antifascista ed una lunga carriera di giornalista e capoufficio stampa del Quirinale , ai tempi del Presidente Sandro Pertini.
Avrebbe compito 90 anni il prossimo 10 aprile, ma Antonio Ghirelli ha pensato che erano già abbastanza gli anni vissuti da socialista militante, direttore di giornali e di telegiornali, esperto di calcio e grande innamorato della sua Napoli, cui ha dedicato molti libri, a partire dalla” Storia di Napoli” (Einaudi) del 1973, fino ad arrivare al recente “Una certa idea di Napoli” (Mondadori, 144 pagine, 18,00 euro).
Partigiano combattente durante la guerra di liberazione, militante nel Pci fino al 1956, Ghirelli aderì al Partito Socialista dopo l'occupazione dell'Ungheria da parte dei sovietici.
A Milano collaborò con 'L'Unita” e 'Milano Sera'. Poi passò a Paese Sera, per interrompere la collaborazione e diventare impaginatore dell'edizione romana de 'La Gazzetta dello Sport'.
Venne quindi chiamato a dirigere Tuttosport e collaborare con varie testate (Sud, Nord e Sud, Il Politecnico), divenendo capo redattore di Repubblica d'Italia.
Scrisse in seguito per l'Avanti!, il Corriere della Sera e Il Mondo e fu direttore de Il Globo.
Immediato il cordoglio del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che, in un messaggio, ha definito Ghirelli “uno degli amici più cari dei lontani anni della mia prima formazione”.
E, sempre domenica, molto lontano, in Florida, è morto anche Giorgio Chinaglia, ex attaccante della Lazio dei tempi d'oro e della nazionale, stroncato da un infarto in terra americana, dove si trovava per lavoro.
Dal gennaio 2011, infatti, Chinaglia era ambasciatore, insieme a Carlos Alberto, dei New York Cosmos, sua ex squadra, con l'obiettivo di rilanciare la società insieme al presidente Pelé e al direttore tecnico Eric Cantona.
Aveva avuto qualche guaio uscito dal calcio attivo. Nel 2006 una ordinanza per estorsione e aggiotaggio e, due anni dopo, era stato emesso nei suoi confronti un mandato di arresto per riciclaggio con l'aggravante mafiosa richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli.
La notizia della morte è stata da su twitter da Umberto Gandini, dirigente del Milan.
Chinaglia, detto “Long John”, aveva iniziato la sua carriera in Galles, nello Swansea City, per poi arrivare in Italia nelle serie minori, prima con la Massese (32 presenze e 5 reti) nel 1966-1967 e poi nell’Internapoli dal 1967 al 1969 con 66 presenze e 24 reti.
L'arrivo alla Lazio è datato 1969. Nella stagione 1973-74 vinse uno scudetto storico, realizzando 98 gol in 209 presenze dal 1969 al 1976. In quello stesso anno, fece parte della sfortunata spedizione della Nazionale ai mondiali di Germania.
Nel 1976 lasciò l’Italia per iniziare l’avventura americana con i New York Cosmos, insieme ad altre stelle del calcio mondiale. Nella Grande Mela giocò fino al 1983 segnando 193 reti in 213 partite.
Nel 1983 tornò in Italia, questa volta come presidente della Lazio, accolto dalla folla come un salvatore.
Poi, dopo un percorso alterno e dopo che, già nell’84 era stato costretto, per motivi economici, a cedere la squadra a Franco Chimenti, l’inizio del declino, con anche i coinvolgimenti giudiziari di cui abbiamo detto.
Noi preferiamo ricordare l’impressionante boomber che, negli anni 70, metteva a ferro e fuoco le difese con la sua incredibile potenza, frutto di un fisico e, soprattutto, di un carattere . forgiato negli anni difficili dell'adolescenza, quanto, nato il 24 gennaio 1947 a Carrara, si era dovuto trasferire con la famiglia in Galles.
Un carattere fosforico ed irruente il suo, basti pensare all'episodio in mondovisione dell'Olympiastadion di Monaco, in quel celebre Italia-Haiti 3-1 del 15 giugno del 1974, con gli azzurri che avevano rimesso in piedi una partita che rischiava di tramutarsi una nuova Corea, ma l'atmosfera nello spogliatoio del ct Ferruccio Valcareggi era esplosiva. E Chinaglia, al momento della sostituzione a favore di Pietro Anastasi, se ne esce a onor di telecamera con lo storico “vaffa”, un gesto di sdegno per tutta la panchina azzurra, che di lì a poco uscirà mestamente dal Mondiale, dopo due anni d'imbattibilità.
Adesso che “Long John” se n’è andato, quella frase irata istintiva conta meno di quello che allora non vedemmo: lo sguardo stanco e seccato ed il gesto della mano che si scrolla di dosso ciò che pensa di non meritare.

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