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LE POLITICHE DELLA LAICITA E DELLA GIUSTIZIA: UN BILANCIO

Riuscita mattinata del 31 Marzo per l’iniziativa “Le politiche della laicità e della giustizia”, svoltasi a Cosenza presso la Libreria Ubik (i cui titolari, staff e responsabili si ringraziano rinnovatamente).
Dopo i saluti dell’assessore provinciale Maria Francesca Corigliano, che ha rilanciato il tema d’una qualche regolamentazione giuridica per le unioni di fatto e ha ricordato l’attenzione verso queste tematiche da parte dello scomparso ex-sindaco e uomo politico socialista cosentino Giacomo Mancini, il dibattito ha preso le mosse da un acuto intervento introduttivo del prof. Massimo La Torre. Questi ha ricontestualizzato il problema della laicità dello Stato in un Paese come l’Italia, in termini geo-politici, di interferenza di politiche di uno Stato enclave nei confronti della Repubblica. La discussione è vivacemente progredita verso la critica delle simbologie religiose imposte nella cornice di spazi comuni, dove non è la neutralità ad esser esatta, ma la possibilità di un’identica fruizione, senza connotazioni che turbino il diritto a questo esercizio comune da parte di chi respinga il contenuto valoriale delle suddette connotazioni.
L’intervento del professor Antonino Mantineo ha riproposto il tema di un deficit di laicità (e, conseguentemente, di libertà religiosa) all’interno delle comunità separate: strutture di alienazione e sofferenza che dovrebbero, all’opposto, determinarsi in senso più inclusivo e garantista, sottese le esigenze esistenziali dei soggetti coinvolti. Dal professore sono, inoltre, venuti richiami contro le esecuzioni capitali che regolarmente avvengono in Stati a matrice teocratica -e non solo.
A seguire, lo scrittore e giornalista cosentino Franco Dionesalvi si è prodotto in un riuscito elogio del relativismo, che presto si è trasformato in un articolato e fortunato elogio della diversità, che eccede e scarta le cogenze di un’omologazione culturale che gli stessi attori confessionali hanno tradizionalmente provato ad imporre, ben prima (e poi alleati) dei mercati.
Subito dopo, sono iniziate le testimonianze dal “basso”, dal concreto delle esperienze nei territori, sin da principio programmate come parte integrante e dirimente nello svolgimento dei lavori. Ha parlato Marco Marchese, dal Direttivo Nazionale dell’Associazione Certi Diritti, che ha concentrato il suo intervento su una doppia direttrice che ha dato peculiarmente lustro alle ragioni dell’iniziativa: la persistente attualità, sulla base di ricerche e indagini di ogni estrazione, di un combinato percorso di amnistia e indulto, ridimensionando il timore aprioristico nei confronti delle recidive, e la tutela dei diritti delle diversità sessuali, contro le cui pretese proprio le opinioni pubbliche più reazionarie e clericali giocano un ruolo decisivo. Seguiva Elena Giorgiana Mirabelli, giovane scrittrice che ha esposto, in modo compiuto e originale, un tema innovativo rispetto ai propri indirizzi di studio e ricerca: la laicità e la giustizia come antidoto alle concezioni politiche, religiose, proprietarie e morali che predicano e praticano il controllo gerarchico del corpo. Prima delle rinnovate conclusioni dell’assessore e di un ulteriore passaggio del professore La Torre su assolutismo e relativismo, suscitavano seguito le relazioni dell’avvocato Emanuela Bilotti e del giornalista Luigi Guzzo. La prima, grazie ad una approfondita rilettura analitica delle incongruenze dello “svuotacarceri” e ad una riproposizione sintetica delle principali teorie della pena, ha svolto un apprezzato intervento, in cui ha manifestato le più rilevanti perplessità, sorte in giurisprudenza e in dottrina, sugli attuali orizzonti trans-nazionali di politica criminale, statici sulla repressione e poco dinamici, se non inefficaci, sulla risocializzazione e sul reinserimento.
Il secondo, invece, presentava un riuscito scritto sulla giustizia sociale, partendo da alcune riletture evangeliche, dimostrando come, anche da un punto di vista cattolico, possa originare una visione laica e autenticamente solidaristica. In special modo, Guzzo, pur accennando all’assistenza ai ristretti, che verrebbe anche dal lascito delle beatitudini evangeliche, si è prodotto in un sintetico riferimento alla parabola di Lazzaro ed Epulone, reinterpretata in modo a-conflittualistico e cooperativo.
Tra gli interventi del pubblico, unanimemente applaudito l’appassionato e appassionante passaggio di Claudia Atzeni, studentessa di Giurisprudenza, che ha ricordato la valenza afflittiva delle strutture carcerarie (nonché dei profili di incostituzionalità spesso sollevati in merito alle misure di sorveglianza, di prevenzione, ai regimi penitenziari differenziati, all’attuale normativa sul trattamento sanitario obbligatorio), ben al di là del pur largo spazio teorico tratteggiato dalle implicazioni con le altre strutture obbliganti e con gli spazi di libertà che potrebbero aprirsi per il tramite di un diverso e più deciso apprezzamento del principio di laicità.
Il presente resoconto è dedicato al professor Andrea Porciello, docente di Filosofia del Diritto presso l’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, e al professor Vincenzo Scalia, del Direttivo Nazionale di Antigone Onlus: entrambi non hanno potuto partecipare all’evento per ragioni familiari, ma entrambi ne sarebbero stati pregevoli relatori.

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