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RICORDO DI MONS. GIUSEPPE CACCIAMI

Ecco la traccia sulla quale ho ricordato stamani nella basilica di San Vittore ad Intra la figura di Mons. Giuseppe Cacciami, scomparso nei giorni scorsi e molto noto nella nostra zona.
E' veramente singolare che tocchi proprio a me ricordare – a nome della amministrazione comunale e di tutta la città – la figura di Mons. Giuseppe Cacciami, cittadino onorario di Verbania, che per tutti noi è stato molto di più di un semplice sacerdote pur di grande valore umano e religioso. Singolare, perchè molte volte discutevamo, ma non la pensavamo certo allo stesso modo.
“Don Giuseppe” – perchè lo chiamavamo tutti così – ha infatti rappresentato per molti anni la coscienza critica della nostra città con una presenza attiva e di riferimento sia nella vita ecclesiale che in quella sociale e politica..
Don Giuseppe è stato il catalizzatore e l'interprete di una coscienza civica molto decisa che dagli anni '70 ha preparato una città per molti versi anticipatrice di soluzioni, di alleanze e proposte politiche o amministrative che poi si sono allargate a livello nazionale.
Con lui si sono formate le basi di una classe dirigente cattolica che – in una città per decenni politicamente orientata a sinistra – ha saputo preparare e proporre alternative e soluzioni sempre meditate, documentate ed importanti..
Come tutti sappiamo per molti anni Don Giuseppe ha diretto e potenziato la “Famiglia Studenti” di Intra che grazie a lui si è man mano trasformata da pensionato studentesco a centro comunitario, diventando il vero e proprio cuore della cultura e dell’associazionismo cittadino. Quanti incontri, dibattiti, presentazioni, approfondimenti su tutti i temi anche i più ostici hanno trovato – e tuttora trovano – alla Famiglia Studenti una sede prestigiosa, aperta, libera e pluralista.
Discreto ma influente, suggeritore ed amico, spesso ironico ben sapendo l’importanza del suo commento, Monsignor Cacciami trovava il modo di dettare sempre con eleganza ma anche determinazione – e qualche volta anche in modo un po' ruvido – la sua “linea” su molte tematiche cittadine e per tanti anni la sua figura ha quindi rappresentato un punto di riferimento e di sintesi per l'intera città.
Cacciami faceva politica dietro le quinte e nei suoi scritti come nei suoi interventi poteva essere ironico e tagliente, affabile e seduttore.
Soprattutto aveva in testa un progetto che andava al di là del contingente e stimolava interventi e posizioni che in chiave cattolica potessero dare risposte alla crisi sociale, occupazionale ed economica della nostra città.
Cacciami voleva insomma far crescere una classe dirigente che avesse precise regole di comportamento ma tenesse ben fermi i principi cristiani per essere erede degna di quella grande esperienza amministrativa che si era sviluppata nel dopoguerra dopo gli anni della Resistenza.
Per questo Don Giuseppe non ha mai mancato di privilegiare il rapporto diretto e personale con chi riteneva potesse rappresentarla, indipendentemente dai partiti o dalle opinioni politiche di provenienza, senza pregiudizi né ambiguità.
Non era un caso che, magari dopo un lungo invito telefonico, si ritrovassero nel suo studio esponenti politici – spesso ad insaputa uno dell’altro e questo posso affermarlo anche per esperienza personale – per affrontare tematiche forti e aperte al futuro, mediate dalla sua figura di indubbio prestigio e che non esitava a “bacchettare” i presenti se divergevano dalla sua impostazione.
Ricordo le stroncature che arrivavano dai suoi articoli a tanti personaggi che andavano per la maggiore, ma anche la sua dolcezza quando capiva la buona fede di chi stava a discutere con lui.
Verbania lo onorò con la cittadinanza onoraria dopo tanti anni di presenza al servizio della città e, lasciandoci con un ricordo personale, non dimentico quando – ero già deputato – si commentava insieme di come, vista la nuova legge elettorale per l'elezione diretta del sindaco, forse il primo sindaco democristiano eletto direttamente dalla gente avrebbe potuto essere Sergio Bocci, indimenticabile grande figura DC del nostro mondo politico locale, che purtroppo era scomparso pochi anni prima.
“Così andrà a finire che prima o poi il sindaco lo farai tu – mi disse in quella occasione – (ma per lealtà devo dire che aggiunse anche un “purtroppo”) ma sorrideva, ricordandomi però che fare il sindaco più che il deputato è l'unico modo per conoscere veramente e fino in fondo i problemi della comunità… E devo ammettere che anche in questo aveva molte ragioni.
Credo che sia giusto quindi, non solo a nome dell'amministrazione comunale ma veramente di tutta la città, ricordarlo così… con sobrietà, affetto, rispetto e tanta nostalgia.

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