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Salute: il virus killer denominato "Schmallenberg"isolato in bovini infetti ed altro bestiame anche in Italia

Il 29 gennaio scorso Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, nell’attività di monitoraggio sulle allerta virus in Europa, aveva segnalato che già nel mese di novembre 2011, era stato rilevato in Germania un nuovo tipo di virus del bestiame denominato provvisoriamente virus Schmallenberg. L’orthobunyavirus era stato, infatti, isolato su bovini tedeschi ed anche su altre specie anche in Olanda, dove alcuni agnelli, erano nati con malformazioni congenite, perché infettati dal virus quando erano nell'utero. Ulteriori casi si sono verificati anche in Belgio e Regno Unito.

Ma ora giunge la notizia che in Italia ci sia stato il primo contagi e la conseguente morte di un capo di bestiame.

È stato reso noto, infatti, che nel trevigiano è stato infettato un piccolo allevamento di capre di razza Camosciata delle Alpi. Poiché si ritiene che la propagazione del contagio avvenga attraverso degli insetti, vi sono non pochi timori che la primavera possa favorire il diffondersi della malattia.

Il primo caso segnalato, riguarda una capra morta in seguito alla ritenzione in utero del feto, che una volta esaminato ha palesato vistose malformazioni. Tali circostanze hanno insospettito i veterinari che hanno subito pensato all’infezione da virus Schmallenberg.

Gli esami seguenti espletati dal laboratorio dell'Istituto Zooprofilattico G. Caporale di Teramo che è il centro di referenza nazionale per questa malattia, hanno sciolto ogni dubbio.

La conferma ufficiale è arrivata comunque dal Ministero della Salute che ha tempestivamente informato le autorità sanitarie europee specificando che nel piccolo gregge di appartenenza della capra morta non erano avvenute recenti introduzioni o movimentazioni di capi né si erano verificati altri aborti. Altri due capi, infatti, hanno partorito in seguito senza alcuna complicazione.

Come già specificato due mesi or sono, la natura subdola di questa malattia e le scarse conoscenze in materia ci avevano spinto ad un invito nei confronti del Ministero della Sanità a vigilare sulla questione. Oggi siamo ancora più convinti, dopo il primo caso anche in Italia, e la prova che il virus si propaga, che occorre un accelerazione della ricerca che sino ad oggi è stato compiuto pressoché esclusivamente dell'Efsa, l’autorità di vigilanza europea, anche perché non sono ancora noti i rischi di possibili conseguenze per l’uomo. A detta degli stessi studiosi, infatti, pur ritenendone improbabile il contagio per gli esseri umani, non l’hanno escluso del tutto, specie in questa fase nella quale la ricerca è ancora all’inizio.

Tant’è che nel resto d’Europa i servizi di vigilanza sulla salute animale e umana continuano a collaborare strettamente per assicurare il rilevamento rapido di qualsiasi cambiamento nell'epidemiologia negli animali e negli esseri umani, in particolare nelle persone con stretti contatti con gli animali (agricoltori, i veterinari, ecc.).

Lecce, 23 marzo 2012

Giovanni D’AGATA

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