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Raccogliamo le firme per abrogare la legge sul finanziamento pubblico ai partiti

Alla Camera abbiamo annunciato per i prossimi giorni la presentazione in Cassazione di un quesito per abrogare i rimborsi elettorali ai partiti, due miliardi negli ultimi dieci anni. Del resto questa è una delle idee più votate in Politica e Valori (al quinto posto) ed è la prima risposta concreta che intendo dare, in questo caso insieme con il mio partito, a chi ha espresso tante preferenze. Contestualmente abbiamo approntato anche una proposta di legge di iniziativa popolare che affiancherà quella che presenteremo seguendo il normale iter in legislativo. Hai visto mai che in un rigurgito di dignità questo Parlamento si decida prima ad abrogare questa porcheria?

Ho inserito immediatamente la notizia su facebook, twitter e google+ per leggere le prime reazioni e, devo dire, che i pareri favorevoli (in larga maggioranza) si sono scontrati subito con qualche scettico. Io sono d’accordo con chi mi dice che il finanziamento pubblico era stato abrogato nel ’93 con un referendum e che è stato riportato in vita sotto falso nome, come rimborso elettorale, ma allora che facciamo? Manteniamo le cose così come sono? Anche il nucleare era stato abolito da un referendum ma questo non ha impedito al governo Berlusconi di cancellare con un colpo di spugna il verdetto popolare. Anche in quel caso abbiamo avuto bisogno di un nuovo referendum. So bene che proveranno a inventarsi nuove forme di finanziamento pubblico, ma nel ’93 l’Italia dei Valori in Parlamento non c’era, ora toccherà a noi e ai cittadini fare da guardiani della democrazia. I tempi sono decisamente cambiati da allora. Oggi i cittadini sono molto più attenti e la rete, cioè voi, non perdona nulla.

Del resto i recenti casi, a cominciare da quello di Lusi, che ha sottratto fondi andati a un partito che non esiste più, non possono ripetersi. L’attuale classe dirigente è arroccata in un bunker e le condizioni sono peggiori di quelle del ’92, della stagione di Mani Pulite. Di questo si è occupato anche un convegno di ieri a Torino dove ho partecipato con il professor Zagrebelsky, presidente emerito della Corte Costituzionale, e il procuratore Capo di Torino Caselli di cui vi darò maggiori particolari nei prossimi giorni.

Mentre nel ’92, infatti, il popolo dei fax e le fiaccolate di protesta hanno inciso nell’opinione pubblica e hanno spazzato via un’intera classe dirigente, oggi corriamo il rischio di un appiattimento delle coscienze. Noi, come cittadini, non ce lo possiamo permettere. Siamo a un punto di non ritorno perché se non funziona la politica non funzionano le istituzioni.

Vi terrò aggiornati. Nelle prossime settimane, dopo la risposta della Cassazione, vi farò sapere quando comincerà la raccolta di firme.

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