Il problema dei 569 lavoratori cassaintegrati della Sigma Tau di Pomezia.

Contrariamente a quanto dichiarato dai delegati sindacali l’accordo firmato riporta – scritto a mano – la modifica da verbale a ipotesi, . successivamente le organizzazioni sindacali che hanno concordato tale accordo hanno indetto un referendum tra i lavoratori, dal quale il documento è uscito approvato.
Viziato però, oltre che dalla forma descritta, dal fatto che a votare sono stati chiamati tutti i lavoratori, non solo quelli posti in cassa integrazione, con evidente danno per quelli “sfortunati”, inoltre la votazione ai lavoratori della rete esterna è stata comunicata tramite invio di telegramma, che in alcuni casi è giunto dopo che la votazione aveva avuto luogo.
Nel frattempo la direzione non ha ancora ad oggi posto in essere le seppur inadeguate misure che aveva promesso, quale ad esempio una rotazione per le figure professionali che lo consentivano.
Pur avendo la Sigma Tau eliminato per i lavorati esterni – gli informatori scientifici del farmaco – le linee specialist e respiro, evidentemente ritenendo queste linee poco o nulla produttive, ha in brevissimo tempo ripristinato con i lavoratori rimasti le due funzioni soppresse.
Quindi non sospendendo affatto la divulgazione e promozione di quei prodotti evidentemente ritenuti non più interessanti per l’azienda. Inoltre ad alcuni lavoratori “sopravvissuti” sono stati imposti trasferimenti di centinaia di chilometri di distanza dalla propria abitazione e dalle abituali zone di lavoro.
Dopo aver compreso in quella che è stata giustamente definita “macelleria sociale” anche categorie protette, moribondi e lavoratori con gravissimi problemi familiari e di salute, l’azienda non ha messo in atto nessuna delle misure tipiche di questi casi: rotazione, scivolamenti per chi era a pochi anni dall’età pensionabile, incentivi decorosi e dignitosi all’esodo.
Il tutto dopo aver dichiarato la Sigma Tau in un inesistente stato di crisi finanziaria, crisi smentita dai dati di bilancio e dai recenti importanti investimenti di centinaia di milioni di euro compiuti tramite Banca Intesa per l’acquisto di rami di altre aziende farmaceutiche, vicende delle quali si è parlato diffusamente ed in dettaglio nelle scorse settimana, ma alle quali – pare ormai evidente – governo e sindacati non hanno dedicato il giusto peso e la giusta considerazione, difendendo nei fatti non certo i lavoratori e le loro famiglie, pretestuosamente messi in cassa integrazione.
Vi chiediamo quindi con forza di usare la vostra visibilità e diffusione per portare a conoscenza la realtà di quella che da più parti è stata data per una vicenda conclusa felicemente e che nella realtà ha lasciato i lavoratori in mezzo ad una strada, senza nessuna tutela ed approfondimenti da parte di chi a questi compiti dovrebbe essere preposto.
Grazie per l’attenzione e per quello che riterrete di fare per la giustizia sociale.
Anna Feleppa

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