Pianeta America: Anche negli USA come a Palermo c’è chi soffre per l’”Effetto Primarie.”

Per i Repubblicani i nodi degli sbagli sono giunti al pettine.

HOUSTON, Texas – Non si può certo dire che fino a questo momento le primarie abbiano avuto un effetto positivo per i Repubblicani e questa e’ un’affermazione che si può fare tanto a riguardo dei singoli candidati che per il partito conservatore nel suo complesso. Un’indagine appena effettuata in America evidenzia come i Democratici siano molto più efficaci nel dialogare con la gente dei loro rivali repubblicani e mentre a loro si riconosce il cinquantacinque per cento del campione intervistato ai conservatori tocca solo il venticinque. Una disparità piuttosto impressionante se si considera che, ormai, ci troviamo a ridosso della scadenza delle elezioni presidenziali nel corso delle quali i leader repubblicani alla testa del gruppo d’aspiranti alla nomination avevano promesso di sbaragliare senza problemi il presidente Barack Obama.

Le speranze degli sfidanti d’allargare la base elettorale per effettuare il sorpasso rimangono dunque solo tali a dispetto del fatto che per il presidente democratico l’ostacolo su cui inciampare avrebbe dovuto essere, come per il suo predecessore, la congiuntura economica sfavorevole. Principale responsabile della situazione attuale, secondo l’elettorato repubblicano, l’”Effetto Primarie.” Dal gennaio scorso le indagini demoscopiche registrano tra i conservatori un aumento della delusione verso i propri candidati del ventitré percento rispetto al diciassette precedente mentre, se si considera la faccia opposta della medaglia, adesso l’entusiasmo pro-candidati s’attesta sul sedici percento rispetto al ventinove del mese di riferimento.

Il livello d’interesse degli elettori del partito dell’elefante verso le prossime elezioni presidenziali di novembre s'è ridotto al cinquantanove percento rispetto a quello di gennaio ed al settantacinque percento del mese di marzo della passata consultazione presidenziale del 2008. Anche l’entusiasmo rispetto a queste elezioni e’ venuto scemando e rispetto al cinquanta percento dell’ottobre del 2011 adesso si registra solo un quarantasei percento che, in questo caso, accomuna trasversalmente tutto lo spettro dell’elettorato americano.

Analisti repubblicani sono costretti ad ammettere che e’ molto strano che l’interesse cali coll’approssimarsi delle presidenziali e spiegano questo fenomeno col fatto che agli Americani non piace ciò che vedono sui teleschermi. A conferma di quanto facevo notare in passato riguardo alla campagna elettorale negativa di Gingrich e Romney, fondata sul lancio del fango e sul tentativo di screditare gli avversari dello stesso partito, l’americano della strada e’ stanco di questo stile che ritiene di pessima levatura ed e’ evidente che da un futuro presidente s’aspetta molto di più e di meglio.

La “campagna corrosiva” delle primarie, dalla quale solo Rick Santorum sembra essersi astenuto in qualche modo, ha fatto dunque le sue vittime e ciò sembra deporre a sfavore dei candidati ma a favore degli Americani nel loro complesso perché mostrano di rimanere attaccati allo spirito sportivo secondo il quale il candidato migliore dovrebbe prevalere alla conclusione di un duello leale e condotto sempre con armi pulite e non contaminate dai veleni.

Se e’ vero com'è noto che in elezioni molto indecise e combattute sul filo di lana gli indipendenti fanno la differenza per il successo allora, e’ bene considerare che fra questi Mitt Romney, il candidato dei Repubblicani in pole position, detiene in questo momento un indice di gradimento del ventotto percento mentre gli e’ contrario un ben più consistente trentanove percento.

Alla luce della situazione politica attuale anche le parole chiave, colte nel fraseggiare conservatore, non denotano particolare entusiasmo verso la consultazione che s’avvicina. Predominano segnali d’incertezza, di delusione, di sbandamento anche per il fatto che, specialmente all’inizio, i duelli televisivi delle primarie hanno mandato all’elettorato segnali confusi e contrastanti che hanno fatto aumentare la difficoltà nell’identificazione di un possibile leader capace di contrastare efficacemente il presidente uscente. Per timore del momento magico di Santorum, in cui questi ha effettuato il sorpasso, e nel tentativo di monopolizzare gli elettori d’estrema destra Romney s'è alienato l’area moderata del partito, il gentil sesso e, naturalmente, l’elettorato indipendente esterno.

L’argomento scottante dell’aborto, dell’uso degli anticoncezionali e dell’assicurazione medica per l’interruzione delle gravidanze s'è rivelato una mina vagante che e’ finita’ per deflagrare contro la fiancata della corazzata repubblicana. La gestione di questo e’ stata veramente disastrosa ed e’ culminata con l’incidente che ha visto protagonista il mattatore radiofonico repubblicano Rush Limbaugh il quale ha etichettato come “donnaccia” e “prostituta” la studentessa di legge della Georgetown University Sandra Fluke che aveva fatto ricorso all’assistenza per l’ottenimento di anticoncezionali e che, a suo avviso, “…voleva essere pagata per fare sesso.” Rush, in seguito, e’ stato costretto a battere in ritirata ed a presentare le sue scuse ma, ormai, il danno era stato fatto ed il forte imbarazzo creato non ha potuto non spostarsi ai candidati repubblicani oltre che a sollevare l’immancabile uragano di proteste che, in questo caso, sono state condivise anche da numerose rappresentanti dell’elettorato femminile repubblicano. Tra i candidati venutisi a trovare in forte imbarazzo per l’episodio, Newt Gingrich che, nel corso delle interviste, ha cercato poco abilmente di schivare le domande sull’incidente, aggravando ulteriormente l’effetto della manovra suicida effettuata da Limbaugh.

Le repubblicane americane che vivono nelle aree urbane di periferia, intervistate successivamente a proposito di chi dovrebbe avere il controllo del Congresso, sono passate al trentasette percento rispetto al quarantasei della meta’ dell’anno scorso mentre, in campo opposto, le democratiche sono salite al quarantotto percento dal trentanove. Si tratta di un’oscillazione piuttosto considerevole che evidenzia come i Repubblicani siano in un evidente stato di crisi per la mancanza d’accortezza nell’affrontare problemi d’enorme interesse per gli Americani come quelli riguardanti le libertà personali.

I candidati conservatori sono ritenuti colpevoli d’andare spesso, per usare un’espressione scolastica, “fuori tema” e di perdersi in argomenti di secondo piano rispetto all’interesse principale del paese che e’ stato e resta sempre quello dell’economia. Le primarie repubblicane hanno evidenziato, nel corso dei vari comizi e dei confronti televisivi dei candidati, proprio questo tentativo di svicolare verso tematiche non ritenute di primissimo piano. Molti telespettatori alla critica rituale e sterile verso l’azione di Barack Obama s’attendevano una chiara esposizione propositiva delle ricette che, in caso d’elezione, sarebbero state applicate per beneficiare la consistente parte di coloro che soffrono per la congiuntura economica attuale e che non trovano lavoro ed ai quali non interessa molto veder litigare sotto i riflettori i candidati.

La lezione che si ricava e’ quella che bisogna fare sempre molta attenzione nel rilascio di dichiarazioni poco avvedute o nella scelta delle strategie elettorali che poi s’intende implementare. Non tenendo ciò prudentemente nel dovuto conto, potrebbero aversi poi amare sorprese. Lo dimostra chiaramente quanto s'è verificato anche in Italia, a Palermo, nel corso delle primarie del Partito Democratico Italiano e delle elezioni comunali. A conclusione di queste primarie, che si sono rivelate per la coalizione di centrosinistra altrettanto deleterie di quelle dei Repubblicani americani, non e’ stata eletta sindaco Rita Borsellino, la candidata favorita, la quale per propria sfortuna e’ rimasta vittima delle spaccature interne del partito al quale appartiene. Adesso sara’ interessante vedere se le primarie repubblicane che si svolgeranno in ben dieci stati daranno conferma delle dichiarazioni degli analisti e se questi sono stati in grado di prevedere realisticamente quanto potra’ succedere o se invece, nonostante i dati inoppugnabili dei sondaggi, l’analisi politica non è attendibile al cento per cento cosi’ come non lo sono le previsioni del tempo che s’avvalgono del supporto sofisticato dei radar e dei satelliti.

RO PUCCI

I-AM, HOUSTON, TEXAS

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